Cos’è questa storia dell’Ue che vieta il Natale, «Maria e Giovanni» e «signore e signori»

Pagella Politica
Aggiornamento 30 novembre, ore 12:30 – La commissaria Helena Dalli ha annunciato il ritiro delle linee guida per la comunicazione inclusiva, dichiarando che saranno modificate.

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Tra il 28 e il 29 novembre diversi esponenti della destra italiana hanno accusato l’Unione europea di voler «vietare» l’uso del termine “Natale”, di alcuni nomi cristiani e dell’espressione “signore e signori” perché potrebbero essere «offensivi».

«Il politicamente corretto non risparmia niente e nessuno. La Commissione europea, tramite un documento interno, considera il Natale una festività poco “inclusiva”. Nel bersaglio anche i nomi Maria e Giovanni», ha scritto la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni sui social. «Il motivo? Potrebbero risultare “offensivi” per i non cristiani. In nome di una bieca ideologia si vuole sopprimere la cultura di un popolo». Il leader della Lega Matteo Salvini ha invece pubblicato una grafica sui social con scritto: «Maria, la mamma. Giuseppe, il papà. Viva il Santo Natale», aggiungendo: «Sperando in Europa nessuno si offenda».

In poche ore i post di Meloni e Salvini sono stati ripresi da molti esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia, e sulla polemica è intervenuto anche il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani. Il 29 novembre Tajani ha infatti annunciato di aver presentato un’interrogazione alla Commissione Ue in cui le ha chiesto se intende modificare le sue disposizioni «nel rispetto delle radici cristiane» dell’Ue.

Ma che cosa c’è scritto davvero nel «documento interno» incriminato? E qual è la sua portata? Abbiamo verificato le accuse della destra.

– Leggi anche: No, l’Ue non vuole «imporre la neolingua politicamente corretta» agli eurodeputati

Che cosa sono le linee guida per una comunicazione più inclusiva

Il testo finito al centro delle polemiche è intitolato “#UnionofEquality. European commission guidelines for inclusive communication”, traducibile in italiano con: “#Unionedell’Uguaglianza. Linee guida della Commissione Ue per una comunicazione inclusiva”. Con “comunicazione inclusiva” si fa generalmente riferimento a un tipo di comunicazione che cerca di tenere in considerazione tutte le diversità all’interno di una società, non solo quelle religiose e di genere. Le linee guida in questione riguardano infatti anche la comunità Lgbtiq, le disabilità, le etnie e gli anziani. E non sono una novità: negli anni ne sono state pubblicate anche per il Parlamento europeo o il Consiglio dell’Ue, o per singoli ministeri italiani.

Il «documento interno» incriminato non sembra essere consultabile sui siti istituzionali della Commissione, ma è stato divulgato da diverse fonti stampa internazionali, nonché ripreso da diversi media italiani. Il testo, in lingua inglese, è lungo una trentina di pagine ed è introdotto da una prefazione di Helena Dalli, commissaria europea all’Uguaglianza di nazionalità maltese. Secondo la prefazione, la Commissione deve «essere da esempio» nel raggiungimento dell’«uguaglianza» e della «non discriminazione», due «valori fondanti» dell’Ue. L’obiettivo del documento, spiega Halli, è quello di fornire alcune linee guida per le comunicazioni della Commissione Ue, e non dunque per tutti i cittadini europei o che vivono nell’Ue, come lasciato intendere dalle critiche della destra.

Le indicazioni contenute nel testo sono raccomandazioni, e non obblighi vincolanti, che gli organi interni della Commissione Ue sono invitati a seguire nella realizzazione di comunicati stampa, grafiche, post sui social, presentazioni, materiale usato nella comunicazione interna, discorsi pubblici o editoriali. Queste raccomandazioni, spiega il testo, poggiano in parte su quanto già contenuto nella guida di stile della Commissione Ue, un documento con alcune indicazioni da rispettare nella stesura dei testi istituzionali. Qui è infatti contenuta una breve sezione dedicata al linguaggio inclusivo (definita un’«area sensibile, in continua evoluzione»), dove, tra le altre cose, si suggerisce di preferire, quando possibile, un linguaggio più neutrale dal punto di vista del genere dei pronomi.

Sottolineiamo che molte sfumature contenute in questi documenti fanno per lo più riferimento alla lingua inglese e non sono tutte facilmente traducibili in italiano. Per esempio, le linee guida suggeriscono in un discorso di non rivolgersi a una platea con l’espressione «Ladies and gentlemen» (in italiano “Signore e signori”) e di preferire l’espressione «dear colleagues», più neutro. Questa è però traducibile in italiano con l’espressione «cari colleghi», che rimane comunque di genere maschile.

Che cosa c’è scritto nella parte sotto accusa

La sezione maggiormente criticata dalla destra italiana è quella dedicata al linguaggio inclusivo in riferimento alla cultura e agli stili di vita. Qui le linee guida affermano che nella comunicazione bisogna evitare «stereotipi dannosi», che possono veicolare «intolleranza di qualsiasi tipo» o «giudizi verso un gruppo religioso».

Nel testo è stata inserita anche una tabella con alcune raccomandazioni da seguire nella produzione di contenuti comunicativi della Commissione (Tabella 1).
Tabella 1. Le raccomandazioni per una comunicazione inclusiva su cultura e credenze religiose – Fonte: Commissione Ue
Tabella 1. Le raccomandazioni per una comunicazione inclusiva su cultura e credenze religiose – Fonte: Commissione Ue
A proposito dell’uso del termine “Natale”, che non è «vietato» in senso stretto come accusa la destra italiana, le linee guida invitano comunque a essere più sensibili verso le diverse credenze religiose in Europa e dunque suggeriscono di utilizzare un’espressione alternativa, come «il periodo delle vacanze», o di menzionare, accanto al Natale, altre feste che cadono nello stesso periodo, come la Hanukkah ebraica.

In secondo luogo le linee guida invitano a non usare solo nomi che sono familiari soprattutto in una religione. Qui viene citata la frase: «Mary and John are an international couple» (in italiano, «Maria e Giovanni sono una coppia internazionale»), da evitare e sostituire con: «Malika and Julio are an international couple» (in italiano, «Malika e Julio sono una coppia internazionale»). Non si “vieta” in generale l’uso di termini cristiani, ma si raccomanda di non usare solo quelli e di alternarli con altri.

Come hanno sottolineato fonti interne alla Commissione Ue, si può discutere se gli esempi fatti nelle linee guida rappresentino al meglio il concetto di comunicazione inclusiva. Negli altri ambiti, le linee guida suggeriscono, tra le altre cose, di evitare di parlare di «persone handicappate» o di «persone Down», preferendo espressioni più rispettose, per esempio «persone con disabilità» oppure «persone con la sindrome di Down». Oppure di evitare generalizzazioni su alcuni gruppi della popolazione. Meglio per esempio dire: «Le statistiche mostrano che molte persone Rom vivono in estrema povertà», piuttosto che: «Le persone Rom vivono in estrema povertà».

In conclusione

Nelle ultime ore la destra italiana ha accusato l’Ue di voler «vietare» termini come il Natale, nomi come “Maria e Giovanni”, ed espressioni come “Signori e signore”, perché «offensivi».

Abbiamo verificato e l’oggetto del contendere è un documento con le linee guida della Commissione Ue per una comunicazione più inclusiva. Si tratta di raccomandazioni, dunque non obblighi vincolanti, che le istituzioni della Commissione sono invitate a seguire nelle comunicazioni interne o verso la cittadinanza.

Il documento non vieta di usare il termine “Natale” in senso stretto, ma suggerisce di usare o «periodo di vacanze» o di nominare la festività cristiana insieme ad altre. Sui nomi, è vero che si suggerisce di usare nomi come “Malika” e “Julio” per indicare una coppia internazionale.

Su altre questioni è invece più complicata la traduzione dall’inglese all’italiano. In inglese, si raccomanda di preferire un’espressione più neutra, come «dear colleagues», al posto di «ladies and gentlemen». Ma in italiano l’espressione «cari colleghi» è comunque di genere maschile.

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