Il 20 e 21 ottobre il Senato e la Camera hanno votato e approvato delle mozioni, presentate da diversi gruppi parlamentari, sullo scioglimento di Forza nuova, l’organizzazione neofascista i cui leader sono stati arrestati per l’assalto alla sede nazionale della Cgil.

Il 9 ottobre infatti la manifestazione “no green pass” organizzata a Roma è degenerata in disordini e scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine, durante i quali una parte del corteo, guidata dai dirigenti di Forza nuova, ha fatto irruzione nella sede del sindacato devastando il primo piano dello stabile.

Pochi giorni dopo la manifestazione, diversi politici hanno manifestato la volontà di presentare in Parlamento una mozione per impegnare il governo a sciogliere Forza nuova: ma che cos’è una mozione, e che cosa si è deciso con il voto in Parlamento? Andiamo a vedere i dettagli.

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Che cos’è una mozione e come influenza l’azione di governo

Abbiamo già descritto i modi con i quali lo Stato può sciogliere un partito o un movimento politico, che sono indicati dalla legge Scelba: in breve, lo scioglimento e la confisca dei beni di un movimento politico può avvenire in seguito a una sentenza del giudice che attesti la «ricostruzione del partito fascista», oppure tramite un decreto-legge emanato direttamente dal governo in situazione di «necessità e urgenza».

Già il 12 ottobre il presidente del consiglio Mario Draghi ha dichiarato che «la questione è all’attenzione nostra ma anche a quella dei magistrati che stanno continuando le indagini e formalizzando le loro conclusioni». Secondo alcune fonti stampa, queste dichiarazioni potrebbero lasciare intendere l’intenzione del governo di attendere una eventuale sentenza del giudice per poter sciogliere Forza nuova con un decreto del ministero dell’Interno, come già successo per gli altri tre precedenti storici.

In ogni caso, il 20 ottobre al Senato sono state discusse alcune mozioni, presentate da diversi partiti, che chiedevano in maniera più o meno netta lo scioglimento di Forza nuova.

Una mozione, lo ricordiamo, è un documento, firmato e presentato da parlamentari, che riguarda determinati aspetti dell’azione del governo e che viene presentata e discussa in aula. Si conclude con un voto che, se positivo, impegna politicamente il governo a comportarsi nel modo indicato nella mozione. Rappresenta quindi, più che un vincolo, un indirizzo per l’esecutivo, che è tenuto ad agire secondo quanto richiesto dalla maggioranza parlamentare.

Il Senato impegna il governo “a valutare”

Il 20 ottobre le mozioni presentate sono state sei: una rispettivamente per Pd, Leu, Iv-Psi, M5s, FdI e una a firma di senatori di tutto il centrodestra. Quelle a firma di esponenti del centrosinistra – e del M5s – alla fine della discussione sono state accorpate in un unico ordine del giorno. Questo non è l’elenco degli argomenti che saranno discussi e il loro ordine di esame, ma è invece un «atto di indirizzo» che precisa il significato della deliberazione principale, in questo caso le mozioni, impegnando politicamente il governo sul modo in cui essa vada interpretata o si debba procedere alla sua applicazione.

Lo stesso Partito democratico ha tenuto a specificare che il passaggio dalla mozione all’ordine del giorno è avvenuto per semplificare le votazioni, unificando tutte le mozioni del centrosinistra dal momento che mozione e ordine del giorno «sono due atti di indirizzo al governo dotati di identica forza di impegno politico». Anche il segretario Enrico Letta ha voluto chiarire la posizione del Pd sulla questione, affermando che «non vi è alcun passo indietro sulla nostra richiesta di scioglimento di Forza nuova».

Ci sono delle differenze tra i testi delle singole mozioni e quello dell’ordine del giorno finale (i due atti, specifica il glossario del Senato, hanno lo stesso valore). La prima differenza riguarda la mozione di Liberi e uguali, che estendeva la richiesta di scioglimento anche nei confronti di Casapound e Lealtà e azione «al fine di rispettare il carattere antifascista della nostra Costituzione», movimenti ai quali non si fa invece riferimento nell’ordine del giorno.

Una seconda differenza riguarda la parte finale del testo dell’ordine del giorno, che è leggermente diverso rispetto a quello delle singole mozioni. Dove prima, con formulazioni differenti tra le mozioni, si impegnava il governo «ad adottare i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Forza Nuova», nel testo finale si impegna il governo «a valutare le modalità» con cui sciogliere del partito neofascista.

Questa della “valutazione” è stata un’aggiunta che alcuni commentatori – tra cui il presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo – hanno interpretato come un ammorbidimento della richiesta di scioglimento, un passo indietro del centrosinistra rispetto alle posizioni espresse pubblicamente. Il Pd ha definito queste critiche «fake news», ribadendo che la loro posizione non è cambiata e che «Forza nuova è da sciogliere, nei nostri documenti non abbiamo mai detto niente di diverso».

In ogni caso, l’ordine del giorno è stato approvato dal Senato, che ha votato per alzata di mano. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia non hanno partecipato alla votazione.

Il centrodestra, come accennato prima, ha presentato due mozioni il 20 ottobre: la prima, quella di FdI, che impegnava il governo a «contrastare tutti i totalitarismi e l’integralismo islamico» è stata ritirata prima del voto. Nel testo della mozione non si faceva nessun riferimento ai fatti di Roma del 9 ottobre e Forza nuova non era mai citata.

La mozione del centrodestra invece, firmata da senatori di FI, Lega e FdI, ha subito tre revisioni prima di essere approvata dall’aula. Nella prima versione si faceva un paragone – poi eliminato – tra le violenze del 9 ottobre a Roma e quelle di altre manifestazioni, come «i disordini causati a Genova dai centri sociali legati alla rete “Indymedia” durante il G8 del 2001».

Il testo finale, fa riferimento solo ai disordini di Roma e impegna il governo, oltre a un generico contrasto a «tutte – nessuna esclusa – le realtà eversive», anche «a valutare le modalità per dare seguito, per quanto di competenza e secondo legge, alle verifiche e agli accertamenti della magistratura in ordine agli episodi del 9 ottobre». La mozione è stata approvata per alzata di mano, con i partiti del centrosinistra che non hanno partecipato alla votazione.

In Senato l’esecutivo era rappresentato dal sottosegretario al ministero dell’Interno Ivan Scalfarotto (Iv), che ha deciso di “rimettersi all’aula”, ossia di affidarsi al voto dei parlamentari senza esprimere nessuna indicazione.

Ricapitolando, il 20 ottobre al Senato sono stati approvati due documenti: un’ordine del giorno firmato dal centrosinistra e una mozione del centrodestra. Nel documento di centrosinistra e M5s si chiede chiaramente al governo di sciogliere Forza nuova, lasciando libertà all’esecutivo su quali modalità utilizzare a tale scopo (ad esempio se attendere una prima pronuncia dei giudici, o un verdetto definitivo, o se procedere anche senza che sia stata emanata alcuna sentenza). Nel documento del centrodestra invece il governo è impegnato solamente a valutare come contrastare le realtà eversive e a dare seguito ad eventuali pronunciamenti della magistratura sui fatti di Roma del 9 novembre.

Due mozioni (e mezzo) su tre approvate alla Camera

Il 21 ottobre anche alla Camera sono state votate delle mozioni «concernenti iniziative volte a dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista». Le mozioni presentate sotto questo cappello sono tre, una del centrosinistra, una del centrodestra e una del gruppo parlamentare – composto soprattutto da ex M5s – vicino a posizioni “no green pass”, L’alternativa c’è.

Il centrosinistra aveva depositato un testo già l’11 ottobre, pubblicato su Facebook ad esempio dal deputato Pd Emanuele Fiano, ma quello approvato è diverso, simile a quello approvato a Palazzo Madama. Anche qui la differenza è nelle frasi finali. Prima si chiedeva al governo di «dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista adottando i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Forza Nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista». Ora il testo depositato alla Camera impegna il governo «a valutare le modalità» per sciogliere il movimento neofascista.

Anche in questo caso il Pd, per bocca di Debora Serracchiani, ha voluto chiarire la propria posizione dopo le critiche di cui abbiamo dato conto circa il voto in Senato. Durante le dichiarazioni di voto in Assemblea, Serracchiani ha dichiarato che «Forza nuova va sciolta e noi su questo non abbiamo alcun dubbio. Non c’è stato e non c’è nessun arretrare rispetto alla richiesta che abbiamo fatto con il deposito della nostra mozione». La mozione è stata approvata tramite voto elettronico, con la partecipazione al voto del centrodestra che però ha deciso di astenersi.

Se quindi la mozione del centrosinistra è pressoché identica all’ordine del giorno approvato il giorno precedente in Senato, la mozione del centrodestra no. Questa infatti chiede al governo, oltre all’impegno di «dare seguito alle verifiche della magistratura in ordine agli episodi del 9 ottobre 2021», anche di farlo «con sollecitudine»: un’aggiunta che secondo alcuni potrebbe richiamare l’intervento di «necessità e urgenza» previsto dalla legge Scelba, e permettere quindi al governo di sciogliere Forza Nuova tramite decreto-legge. Anche questa mozione è stata approvata con il meccanismo dell’astensione “incrociata”, questa volta toccata al centrosinistra.

Il sottosegretario Scalfarotto, presente anche il 21 ottobre, ha espresso il parere del governo di rimettersi all’Aula per le mozioni approvate.

Diverso il discorso per la mozione di L’alternativa c’è: per il documento redatto dal gruppo formato da fuoriusciti del M5s e attivisti “no green pass”, il governo ha richiesto alcune riformulazioni. In particolare si chiedeva l’eliminazione dei punti in cui si affermava che il gruppo che ha assaltato la Cgil era «scortato dalle forze dell’ordine» e che lo sgombero dei manifestanti al porto di Trieste il 18 ottobre è avvenuto «con una postura aggressiva e mezzi di dispersione delle folle inermi da stato autoritario».

I presentatori hanno rifiutato di modificare la mozione, che è stata oggetto di due votazioni alla Camera: il primo impegno, che chiedeva di «garantire il massimo grado di libertà per tutte le manifestazioni pacifiche» è stato respinto, dato anche il parere negativo espresso dal governo. Il secondo impegno, per il quale il governo si è rimesso all’Aula, chiedeva lo scioglimento di Forza nuova «qualora risulti da indagini e provvedimenti della magistratura la riorganizzazione del disciolto partito fascista»: questa parte del dispositivo è stata l’unica, tra tutte le mozioni presentate in questi giorni, a essere votata favorevolmente dalla totalità dell’aula.

Ricapitolando, il 21 ottobre sono state presentate alla Camera tre mozioni che riguardavano lo scioglimento di Forza nuova. La mozione del centrosinistra era pressoché identica all’ordine del giorno approvato il giorno prima in Senato. Quella del centrodestra aggiungeva a quella approvata in Senato l’espressione «con sollecitudine», che secondo alcune fonti stampa aprirebbe alla possibilità dello scioglimento del partito tramite decreto-legge. Entrambe le mozioni sono state approvate con un sistema di astensioni “incrociate”. La terza mozione, presentata da L’alternativa c’è, non è stata approvata nel punto in cui si criticava l’operato del governo nella gestione delle manifestazioni di Roma e Trieste, mentre ha ricevuto il voto favorevole di tutta la Camera nel capoverso relativo allo scioglimento di Forza nuova nel caso di sentenza del giudice.

In conclusione

Il 20 e 21 ottobre il Senato e la Camera hanno votato e approvato delle mozioni, presentate da diversi gruppi parlamentari, sullo scioglimento di Forza nuova.

Il Senato ha approvato una mozione del centrodestra e un ordine del giorno – che raggruppava tutte le mozioni del centrosinistra – nei quali si impegnava il governo a valutare le modalità con cui sciogliere il movimento neofascista. Gli schieramenti hanno votato solo a favore dei loro dispositivi, non partecipando alle altre votazioni.

Anche alla Camera sono state approvate le mozioni di centrodestra e centrosinistra, rispettivamente simile e pressoché identica a quelle presentate dagli schieramenti il giorno precedente e votate con un sistema di astensioni “incrociate”. La terza mozione, presentata dal gruppo parlamentare L’alternativa c’è, è stata respinta nella sezione riguardante le manifestazioni di piazza, su cui il governo aveva espresso parere negativo. Invece il secondo impegno, relativo allo scioglimento di Forza nuova previa sentenza del giudice, è stato l’unico dispositivo votato favorevolmente da tutta l’Aula.