Il 15 settembre il conduttore Pippo Franco è stato ospite a L’aria che tira su La7, in qualità di candidato alle elezioni comunali di Roma nella lista di centrodestra a sostegno di Enrico Michetti. In tv il comico ha difeso (min. 1:41) Michetti – che due giorni prima aveva dichiarato di non poter «invitare» i cittadini a vaccinarsi contro la Covid-19 – dicendo che i vaccini sono ancora «sperimentali». «Stiamo parlando di una cosa che sappiamo è notoriamente sperimentale», ha dichiarato Franco, aggiungendo: «Mi basta solamente una persona che è morta per il vaccino per renderlo sperimentale».

Queste affermazioni sono errate e fuorvianti. Come spiega l’Istituto superiore di sanità (Iss) – una delle principali e più autorevoli istituzioni in tema di salute nel nostro Paese – è sbagliato sostenere che i vaccini contro la Covid-19 siano «sperimentali», e dunque pericolosi o non consigliabili a chi idoneo alla somministrazione. L’aggettivo “sperimentale”, sottolinea l’Iss, fa di norma riferimento a vaccini o farmaci «non ancora autorizzati all’immissione in commercio». Ma questo non è il caso dei vaccini contro la Covid-19.

Molto probabilmente l’errore di Franco deriva proprio da un’errata interpretazione della specifica autorizzazione data a dicembre 2020 dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ai vaccini durante la pandemia, che in gergo tecnico si chiama “autorizzazione condizionata all’immissione in commercio”. Questa è un particolare tipo di autorizzazione concesso per accelerare la messa in commercio di farmaci o vaccini, in questo caso contro la Covid-19, appena l’agenzia ha a disposizione evidenze scientifiche che ne provino la sicurezza e l’efficacia.

Un’accelerazione nella messa in commercio non significa però che siamo di fronte a vaccini «sperimentali», per usare le parole di Pippo Franco, o su cui ci siano dubbi su efficacia e sicurezza. «Gli studi che hanno portato alla messa a punto dei vaccini Covid-19 non hanno saltato nessuna delle fasi di verifica dell’efficacia e della sicurezza previste per lo sviluppo di un medicinale, anzi, questi studi hanno visto la partecipazione di un numero assai elevato di volontari, circa dieci volte superiore a quello di studi analoghi per lo sviluppo di altri vaccini», spiega per esempio l’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) sul suo sito ufficiale. «La rapida messa a punto e approvazione si deve alle nuove tecnologie, alle ingenti risorse messe a disposizione in tempi molto rapidi e a un nuovo processo di valutazione da parte delle agenzie regolatorie, che hanno valutato i risultati man mano che questi venivano ottenuti e non, come si faceva precedentemente, solo quando tutti gli studi erano completati».

Come hanno chiarito più nel dettaglio i nostri colleghi di Facta, i vaccini contro la Covid-19 sono stati sviluppati in tempi particolarmente rapidi non perché siano stati abbassati gli standard di sicurezza, ma perché si è accelerato grazie ai grandi investimenti economici messi in campo anche dai governi nazionali.

Sottolineiamo poi che il 23 agosto 2021 la Food and drug administration degli Stati Uniti – l’agenzia governativa che si occupa anche della sicurezza e dell’approvazione dei farmaci – ha approvato in via definitiva il vaccino Pfizer, che è anche quello più utilizzato nel nostro Paese, dopo che anche a dicembre 2020 era stato approvato in via emergenziale (anche qui, non nel senso di carente nelle prove sull’efficacia e sulla sicurezza).