Il 15 giugno Giuseppe Conte ha presentato la candidatura dell’ex ministro dell’Università Gaetano Manfredi a sindaco di Napoli. Si tratta della prima uscita pubblica – in conferenza stampa, ma anche fra la gente – dell’ex premier come leader in pectore del Movimento 5 stelle.

Risolta la complicata querelle con l’Associazione Rousseau, nelle ultime due settimane, Giuseppe Conte ha cominciato a vestire davvero i panni di guida del Movimento 5 stelle. L’ex presidente del Consiglio è tornato sulla scena con due partecipazioni televisive per lanciare il nuovo corso, a Di Martedì su La 7 e a Mezz’ora in più su Rai 3.

Fra interviste e campagna elettorale per le comunali, Conte ha anticipato le caratteristiche del “neo-Movimento” a cui sta lavorando da mesi. Vediamo i dettagli.

La campagna elettorale per le comunali

I bagni di folla, i selfie, le photo opportunity in pizzeria. A Napoli Giuseppe Conte ha lanciato la candidatura a sindaco dell’ex ministro dell’Università Gaetano Manfredi – unico in corsa con il sostegno congiunto di Pd-M5s-Leu – accompagnato da due esponenti partenopei del Movimento: il presidente della Camera Roberto Fico e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. L’occasione ha segnato anche il battesimo pubblico di Conte come leader in pectore del Movimento 5 stelle.

«Dove voglio portare il M5s? Al primo posto, partito di assoluta maggioranza», ha detto l’ex premier in conferenza stampa. Il nuovo leader – ma l’ufficialità arriverà solo con il voto online degli iscritti – si sta spendendo in prima persona nella campagna elettorale per le comunali e le regionali previste in autunno.

A Bologna – dove il Movimento non ha un proprio aspirante sindaco – Conte è addirittura intervenuto in una competizione tutta interna al centrosinistra, appoggiando con una lettera al Resto del Carlino uno dei due candidati delle primarie, l’assessore alla Cultura Matteo Lepore (Pd), presentato come garante dell’asse fra le dem e Cinquestelle. L’interferenza non è piaciuta alla sfidante, Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro in quota Italia viva: «I cittadini non sono cavie – ha commentato Conti – e questo endorsement di un leader nazionale ed ex premier mi sembra anomalo, i grillini sarebbero fuori dal tavolo della coalizione».

La vicenda tocca il tema fondamentale del rapporto fra Partito democratico e Movimento 5 stelle, complicato dal quadro disomogeneo delle comunali in arrivo, che li vede alleati a Napoli e forse in Calabria, ma avversari in tutte le altre realtà a voto.

M5s-Pd: fra intesa e competizione

Falliti i tentativi di correre insieme a Roma e Torino, a rischio anche la partita di Bologna, i leader di Pd e M5s hanno cominciato ad abbassare le aspettative sull’asse fra le due forze politiche. E hanno cominciato la competizione che li vede su fronti contrapposti in alcune fra le più importanti realtà al voto.

«Non c’è alcuna novità nel rapporto tra Pd e M5s: io lavoro per un Pd e un centrosinistra forte con un’identità marcata», ha detto Letta il 14 giugno, marcando però l’obiettivo di «costruire un’alternativa allo schieramento di Salvini e Meloni con Conte e i Cinque stelle». Per il segretario del Pd «non ci sono allontanamenti o avvicinamenti, è semplicemente buon senso». L’uscita è sembrata definire un rapporto costruito più sulla necessità che sulle affinità elettive.

Il 15 giugno, a Napoli, l’ex premier Conte ha mostrato lo stesso disincanto. Rispetto all’alleanza con il Pd, «non ho mai pensato che per il fatto che avessimo costruito un’alleanza nazionale così proficua nello scorso governo, poi potessimo presentarci alle amministrative tutti insieme appassionatamente: è una visione molta ingenua», sono state le parole del leader M5s.

Il dialogo con il centrosinistra, ha aggiunto Conte, «a Napoli ha generato una proposta importante», ma «laddove non è possibile non mi straccio le vesti perché le fusioni a freddo, queste operazioni calate dall’alto, non funzionano. Laddove possiamo, dobbiamo rafforzare questa intesa, laddove non è possibile non è ancora il momento».

Secondo l’ex premier, tuttavia, ci sarebbero «le condizioni» perché Pd e M5s possano portare avanti anche «un patto per la Calabria». Nella regione, però, naufragata la candidatura di Nicola Irto per il Pd, la selezione di un sostituto per portare avanti l’alleanza fra le due forze politiche è ancora in alto mare.

Che Movimento sarà

Intervento dopo intervento, Conta ha cominciato a definire – pur in termini ancora vaghi – il profilo di quello che chiama “nuovo Movimento” o “neo-Movimento”.

Vediamo alcuni dei punti fondamentali.

La struttura organizzativa

Dopo gli Stati generali di novembre, il Movimento 5 stelle ha interrotto – anche a causa della caduta del governo Conte – il processo di riorganizzazione che doveva portare a una nuova struttura organizzativa più radicata sul territorio.

Conte ha voluto chiarire che il modello non sarà quello di un “uomo solo al comando”: «Ci saranno nuovi organi che condivideranno la responsabilità della linea politica con il nuovo leader», ha detto l’ex premier, intervistato a Mezz’ora in più il 13 giugno. Si tratterà di un «un sistema misto», ha specificato il leader M5s, con «una sorta di consiglio nazionale in cui siederanno persone nominate dal leader di turno, rappresentanti di organi importanti come i gruppi parlamentari», ma anche membri «eletti direttamente dagli iscritti». Tuttavia, Conte ha ripetuto più volte che non si tratterà della «tradizionale forma partito», secondo l’ex premier «superata» e in forte crisi.

Il doppio mandato

Il tema è spinoso e continua a essere rimandato. Sulla decisione pesa l’opinione del garante Beppe Grillo, contrario a rivedere il limite dei due mandati. A Mezz’ora in più Conte ha detto che la regola «non è nell’attuale Statuto e non sarà nel nuovo Statuto, è nel codice etico, e quando affronteremo il Codice etico ce ne occuperemo».

«C’è la posizione di Grillo, da considerare – ha aggiunto Conte – mi assumerà la responsabilità di formulare una proposta nel quadro della ragionevolezza e poi coinvolgeremo gli iscritti».

A Napoli, il 15 giugno, incalzato da un giornalista su questo punto, l’ex premier ha dato una risposta brusca («Decido io quando parlarne»), per poi correggersi e specificare che la scelta finale spetterà alla comunità degli iscritti.

Destra o sinistra

A chi gli chiede se il nuovo Movimento si collocherà nettamente nel solco del centrosinistra, Giuseppe Conte non ha mai dato una risposta netta.

«Noi parleremo anche all’elettorato moderato – ha detto il 9 giugno a Di Martedì – Perché in questo momento la riduzione delle tasse è un mio obiettivo, è un mio pallino. Venire incontro alle piccole e medie imprese è il mio obiettivo».

«A me interessa abbassare le tasse – aveva già anticipato in un’intervista a Il Fatto quotidiano – sono di destra? Va benissimo».

I tempi

Sulla tabella di marcia ci sono solo indiscrezioni. La settimana fra il 21 e il 25 giugno dovrebbe tenersi un evento per il lancio del nuovo Movimento e la presentazione di Statuto e Carta dei valori.

Il 15 giugno, nel corso di un’assemblea congiunta di deputati e senatori, il reggente Vito Crimi avrebbe ricordato che, una volta presentato lo Statuto, dovranno passare 15 giorni prima che gli iscritti si esprimano con il voto online. Si stima quindi che fra il 10 e il 15 luglio possa tenersi il voto online che investirà ufficialmente Giuseppe Conte come leader del Movimento 5 stelle.