Il Partito democratico ha una nuova capogruppo al Senato: una donna, come è stato richiesto dal neosegretario Enrico Letta. Il predecessore Andrea Marcucci alla fine si è arreso – dopo qualche giorno di resistenza – e ha lasciato il posto. Il passaggio non è stato indolore e Marcucci ha ribadito di non aver apprezzato «il metodo» utilizzato dal nuovo segretario.
Alla Camera non si è ancora tenuta l’elezione della nuova capogruppo, ma Graziano Delrio, che attualmente ricopre la carica, ha già fatto un passo indietro e ha garantito la sua collaborazione per portare il gruppo a convergere sul nome di una collega.
Vediamo che cosa è successo in questi giorni nel Partito democratico, chi è la nuova capogruppo al Senato e quali sono i nomi più quotati per l’incarico alla Camera.
Marcucci contro Letta
Il 23 marzo si sono tenute due assemblee, in mattinata con i deputati dem e al pomeriggio con i senatori. Il capogruppo alla Camera Graziano Delrio si è presentato all’appuntamento dimissionario e ha annunciato il proprio impegno per l’elezione di una deputata al suo posto.
A Palazzo Madama Andrea Marcucci non è stato altrettanto collaborativo. La questione femminile, infatti, si intreccia con i complicati rapporti fra le correnti all’interno del Pd.
Marcucci è parte di Base riformista, la corrente guidata dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini e dall’ex ministro dello Sport Luca Lotti, che conta circa 50 parlamentari, spesso definiti come “ex renziani”. Etichetta vissuta con un certo fastidio dagli interessanti. Nonostante la scelta di rimanere nel Pd dopo la scissione di Matteo Renzi, «qualcuno ha continuato a chiamarci corpo estraneo, anche dentro il nostro partito», ha detto Marcucci all’assemblea del 23 marzo.
Il senatore si è preso un giorno per decidere e la sera del 24 marzo è arrivato l’annuncio ufficiale: «Farò il senatore semplice – ha scritto Marcucci su Facebook dopo aver tenuto una conferenza stampa a Palazzo Madama – propongo come nuova capogruppo la collega Simona Malpezzi».
«Il metodo seguito dal segretario Enrico Letta non mi è piaciuto – ha comunque sottolineato l’ex capogruppo dei senatori dem – aspetto di vedere quante donne candidate sindaco proporremo nelle grandi città».
Marcucci è tornato sul tema in un’intervista al Corriere della Sera, il 25 marzo, spiegando perché non ha apprezzato il modo in cui Letta ha gestito la vicenda capigruppo: «La questione di genere non si risolve dicendo che il partito rimane in mano agli uomini, il governo ha tutti ministri uomini e quindi alle donne si danno i gruppi parlamentari».
«C’è comunque il valore simbolico di alcuni gesti – ha concluso l’ex capogruppo – per questo ho fatto un passo indietro».
Il 25 marzo, l’assemblea dei senatori Pd riuniti alle 9 ha eletto all’unanimità Simona Malpezzi.
Chi è Simona Malpezzi
Milanese, classe 1978, Simona Malpezzi è sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento nell’attuale governo e ricopriva lo stesso ruolo anche nel governo precedente. Ex renziana, è in quota Base riformista, la stessa corrente di Marcucci, che al Senato conta circa 20 senatori sui 35 dem.
Laureata in Lettere moderne presso l’Università Cattolica di Milano con una tesi su Amintore Fanfani, Malpezzi è stata insegnante di scuola superiore prima di dedicarsi a tempo pieno alla politica.
È iscritta al Pd dal 2009 ed è parlamentare dal 2013, quando è stata eletta alla Camera nella circoscrizione Lombardia.
Nel 2018 è stata invece candidata ed eletta al Senato, dove è stata finora la vice del capogruppo Andrea Marcucci.
Chi sarà la capogruppo alla Camera
Non si sa ancora quando verrà eletta anche alla Camera una nuova capogruppo. I nomi più quotati per la carica sono quelli di Debora Serracchiani e Marianna Madia.
Serracchiani, 50 anni, è deputata e vicepresidente del Partito democratico. Dal 2013 al 2018 è stata presidente della regione Friuli Venezia Giulia.
È fra i dirigenti di maggior peso all’interno del Pd e di recente è stata anche citata nel totonomi delle possibili segretarie prima che l’incarico venisse assegnato a Letta.
La sua ascesa nel Pd è stata, in una fase iniziale, da “rottamatrice”. Il 21 marzo del 2009 – Dario Franceschini era appena diventato dopo le dimissioni di Walter Veltroni – durante un’assemblea dei circoli del partito, Serracchiani, allora segretaria del Pd a Udine, ma sconosciuta ai più, tenne un discorso molto critico verso i dirigenti dem. Tredici minuti di intervento – ripreso e commentato per giorni da tv e giornali – che la lanciarono a livello nazionale. «Siamo apparsi come un partito lontano dalla realtà – disse – mai una parola chiara, mai una linea netta e soprattutto mai una linea unica».
È stata fra i nomi della corrente Fianco a fianco, nata nel 2019 per sostenere la candidatura di Maurizio Martina alla segretaria. Oggi non viene associata a nessuna corrente, ma è di certo vicina al capogruppo uscente Graziano Delrio (anche lui, in precedenza, parte di Fianco a Fianco).
Marianna Madia, invece, viene considerata fra i parlamentari di Base riformista. La deputata romana, 40 anni, politicamente vicina a Walter Veltroni all’inizio della sua carriera politica, è entrata alla Camera per la prima volta nel 2008.
È stata ministra della Pubblica amministrazioni nel governo Renzi dal 2014 al 2016 e poi nel governo Gentiloni dal 2016 al 2018.
Ha dato il suo nome a una massiccia riforma della Pubblica amministrazione, una legge delega che ha portato all’approvazione di ventuno decreti attuativi. La riforma Madia prevedeva, fra le altre misure, la stabilizzazione dei precari della Pa, una revisione del codice disciplinare di condotta dei dipendenti e la valutazione della performance dei lavoratori.
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