«Gli sportelli antiviolenza rappresentano uno spazio fondamentale per garantire sostegno e sicurezza poiché anche se solo una donna avesse bisogno di aiuto, la loro presenza sarebbe già giustificata», ha aggiunto Torrioni. «Tuttavia, per garantire la continuità e l’espansione di questi servizi, è essenziale far conoscere la loro esistenza, così da poter rispondere, nel tempo, a una domanda che spesso rimane sommersa». Queste iniziative infatti esistono, ma sono poco conosciute anche tra la stessa popolazione studentesca. «A volte la comunicazione non è molto efficace e non arriva nemmeno a noi rappresentanti», ha commentato Loparco. Secondo l’indagine statistica svolta sul questionario di UDU, il 62 per cento delle persone che ha risposto non conosce le politiche di prevenzione o di riparazione dell’ateneo e del territorio. «Questo ci dice che o non esistono politiche o, laddove esistono, non è stato fatto un lavoro corretto di sensibilizzazione e pubblicizzazione», ha aggiunto Loparco.
Resta poi il fatto che gli sportelli antiviolenza da soli non bastano. «La violenza di genere è un fenomeno complesso, radicato nelle disuguaglianze strutturali e culturali della società», ha detto Torrioni. «Per affrontarlo efficacemente, è necessario un approccio integrato che coinvolga interventi legislativi e politici, collaborazione interistituzionale, percorsi formativi che promuovano il rispetto fin dalle prime fasi dell’educazione e aiuti concreti per le donne che cercano di liberarsi dalla violenza».