Meno di un italiano su dieci ha fatto la quarta dose

Il secondo richiamo è stato somministrato a meno di un over 80 su due, con le regioni del Sud più indietro di quelle del Nord. Gli altri grandi Paesi europei sono più avanti
ANSA/ FILIPPO VENEZIA
ANSA/ FILIPPO VENEZIA
In Italia sono ormai passati quasi cinque mesi da quando la quarta dose di vaccino contro la Covid-19 è stata raccomandata a tutte le persone con più di 60 anni di età. A febbraio, le quarte dosi erano già state autorizzate per gli immunodepressi e ad aprile per gli over 80, gli ospiti delle Rsa e i fragili tra 60 e 79 anni. A partire da settembre, poi, la platea dei beneficiari è stata allargata alla popolazione dai 12 anni di età in su, con fragilità, e al personale sanitario. Alcune regioni hanno inoltre aperto le prenotazioni delle quarte dosi per gli over 12 che hanno ricevuto la terza dose oltre sei mesi fa.

Numeri alla mano, solo una minoranza della popolazione italiana ha finora deciso di fare la quarta dose, con percentuali più basse rispetto a quelle registrate nei principali Paesi dell’Unione europea.

Quante persone sono state vaccinate

Al 28 novembre, quasi 5 milioni di persone in Italia hanno fatto la quarta dose di vaccino contro la Covid-19, il 9,4 per cento della popolazione italiana sopra i 12 anni di età. Come anticipato, va comunque considerato che non tutti possono ancora farla: rispetto ai 39,9 milioni di persone che hanno fatto la terza dose da almeno 120 giorni, il 12,5 per cento ha fatto la quarta dose. 

Secondo i dati del Ministero della Salute, il 42 per cento della popolazione over 80 (quindi meno di un ultraottantenne su due) ha fatto la quarta dose, percentuale che scende al 27 per cento nella fascia tra i 70 e 79 anni di età e al 16 per cento tra i 60 e i 69 anni. Sotto questa soglia, i tassi di copertura crollano all’1,6 per cento nella fascia tra i 50-59 anni e sotto all’1 per tutte le altre fasce d’età, con i ragazzi tra i 12 e i 19 anni che sono sotto lo 0,1 per cento.
I valori non cambiano particolarmente se si guarda solo a chi ha fatto la quarta dose rispetto a chi è idoneo. Tra gli over 80 si sale al 46 per cento, tra i 70-79 anni al 30 per cento e tra i 60-69 anni al 19 per cento. Tra i 50-59 anni siamo al 2 per cento, tra i 40-49 anni all’1,2 per cento e tutti gli altri sotto l’1 per cento. 

Quali regioni vanno più veloci

Le somministrazioni delle quarte dosi confermano, ancora una volta, le diverse velocità a cui vanno le regioni italiane per quanto riguarda i vaccini contro la Covid-19. Alcune regioni hanno infatti vaccinato con le quarte dosi quattro volte quanto fatto da altre regioni.

Il Piemonte guida la classifica con il 15,9 per cento di popolazione coperta da quarta dose. Subito dopo ci sono l’Emilia-Romagna, con il 14 per cento, e la Toscana, con il 12,3 per cento. Sopra il 10 per cento ci sono anche Toscana, Lombardia, Liguria, Valle d’Aosta e la provincia autonoma di Trento. 

Le regioni più indietro sono Campania, Calabria e Sicilia, sotto al 5 per cento. In generale, le regioni meridionali hanno tassi di copertura più bassi di quelle settentrionali.
Tra gli over 80 idonei alla quarta dose, il Piemonte è primo con il 70 per cento di copertura, al 62 per cento c’è l’Emilia-Romagna e al 55 per cento la Lombardia. Le regioni più indietro sono Calabria e Sicilia, al 25 per cento. 

Ogni regione ha strategie vaccinali diverse, ma parte del successo del Piemonte tra gli over 80 può essere ricondotto al fatto che la regione ha scelto un approccio proattivo attraverso una convocazione diretta quando si diventa idonei.

Qual è il trend

Tra il 21 e il 27 novembre, in media sono state effettuate 24 mila somministrazioni di quarte dosi, ma il dato è in calo dopo che a inizio mese si era arrivati a una media di 31 mila iniezioni giornaliere. 

I dati delle somministrazioni mostrano una crescita ad aprile e un calo a maggio, poi una nuova crescita a luglio, quando sono state autorizzate per gli over 60, fino a un picco di 55 mila inoculazioni giornaliere. Sono seguiti un rapido calo e una nuova crescita a partire da metà settembre, quando la platea vaccinabile è stata allargata.

Il confronto con l’Europa

Per confrontare i dati italiani con quelli degli altri Stati europei, guardiamo alle statistiche sui vaccini dell’European center for disease prevention and control (Ecdc), un’agenzia dell’Unione europea impegnata nel contrasto della diffusione delle malattie infettive. Oltre ai 27 Stati membri dell’Ue, l’Ecdc analizza anche i dati di Liechtenstein, Islanda e Norvegia.

Secondo i dati dell’Ecdc, aggiornati al 17 novembre, nei 31 Paesi considerati ha ricevuto in media la quarta dose (o la seconda dose di richiamo) il 13,5 per cento della popolazione over 18, l’11 per cento della popolazione totale. 

Tra gli over 18, in Belgio ha ricevuto la quarta dose il 40 per cento, in Danimarca il 38 per cento e in Svezia il 31 per cento. Ci sono poi il Portogallo al 24 per cento e la Finlandia al 21 per cento, mentre tutti gli altri Paesi sono sotto il 20 per cento. I Paesi più indietro sono Romania e Lituania, sotto l’1 per cento.

Tra i grandi Paesi europei, l’Italia è quella con la percentuale più bassa: la Germania è al 16 per cento, la Spagna al 15 per cento, la Francia al 13 per cento, mentre l’Italia è al 10,2 per cento.

Come va la pandemia nel frattempo

Durante il mese di novembre, l’Italia ha registrato una nuova crescita dei contagi dopo il calo che si era avuto nella seconda metà di novembre. Gli ultimi dati, che risalgono a giovedì 24 novembre per via della decisione del governo di diffondere i numeri solo una volta a settimana, mostrano però che la velocità di crescita dei casi sta rapidamente diminuendo. 

La crescita riguarda tutte le quattro macroaree italiane, ma in particolar modo il Nord-Est, che è la zona con la maggiore incidenza. Il Mezzogiorno è invece l’area dove si registrano meno casi in relazione alla popolazione. 

I tassi di positività, ossia il numero di casi positivi sul totale dei tamponi eseguiti, sono al 19 per cento per i test rapidi e al 14 per cento per i test molecolari. In media, il 18 per cento dei tamponi eseguiti in Italia è positivo, un valore molto alto.

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