Mentre procede il conteggio dei voti negli Stati Uniti, che alle 9 del mattino italiane del 5 novembre dà Joe Biden favorito per la vittoria, procede di pari passo la strategia di Donald Trump di dichiararsi il vincitore a spoglio ancora in corso e di accusare i democratici di brogli.
Come abbiamo scritto il 3 novembre, questa strategia era stata pronosticata da diversi analisi e i mass media e piattaforme social avevano già previsto di contrastarla con una robusta dose di fact-checking. Il 4 novembre, quando il pronostico si è avverato, le parole di Trump sulla sua vittoria e sulle elezioni truccate sono state bollate pressoché unanimemente come falsità.
Nelle ultime ore stiamo assistendo a un nuovo prevedibile sviluppo: circolano sul web false “prove” di brogli, che dimostrerebbero la tesi di Trump secondo cui lui è il vincitore e i democratici gli stanno rubando la vittoria con l’inganno.
Cominciamo proprio dai tweet del presidente uscente che sono stati oscurati da Twitter, in quanto contenenti informazioni false o fuorvianti.
I tweet oscurati di Trump
Dopo aver censurato il tweet in cui Trump sosteneva di essere in grande vantaggio (prematuramente) e denunciava il tentativo di rubargli la vittoria (senza basi per farlo), Twitter ha reso non immediatamente visibili anche una serie di altri tweet del presidente.
Il tweet infatti è oscurato e non visibile sul profilo di Trump, ma se si clicca su “visualizza” – o se lo si raggiunge tramite un link diretto – allora il testo compare, affiancato da un messaggio di Twitter che recita: «Il contenuto condiviso in questo tweet, tutto o in parte, è controverso e potrebbe essere fuorviante in merito alla modalità di partecipazione alle elezioni o ad altri strumenti di coinvolgimento della cittadinanza».
In particolare, è stato oscurato un tweet in cui Trump sosteneva di essere stato in vantaggio in molti Stati chiave finché non hanno iniziato ad essere conteggiati pacchi di voti che sarebbero arrivati improvvisamente (ballot dumps). Come hanno spiegato i nostri colleghi americani di PolitiFact, questa affermazione è falsa e priva di fondamento.
Trump ha poi twittato anche che «loro» (i democratici?) «stanno lavorando duramente per far scomparire fino a 500 mila voti di vantaggio in Pennsylvania, il prima possibile. Allo stesso modo in Michigan e in altri Stati». Anche questo tweet è stato oscurato in quanto contiene accuse indimostrate. Facebook ha associato a uno status di Trump contenente le stesse parole un messaggio in cui si ribadisce che gli ufficiali incaricati dello spoglio seguono regole rigide nel contare, gestire e riportare i voti.
Infine è stato oscurato anche un altro tweet in cui Trump, di nuovo, ribadiva che c’è stato un gran numero di voti che sono stati segretamente aggiunti al conteggio «come è stato ampiamente riportato». Anche in questo caso però non è vero che ci siano prove di quello che sostiene il presidente.
Il fact-checking della Cnn ha riassunto così il comportamento di Trump: «praticamente tutto quello che ha detto Trump dopo l’election day è sbagliato».
In breve: non ci sono prove di brogli. Il fatto che i voti vengano conteggiati dopo la chiusura delle urne non significa che i voti vengano espressi dopo la chiusura delle urne (come invece ha sostenuto Trump). I controsorpassi che ha subito il presidente in diversi Stati chiave si spiegano col fatto che i voti espressi via posta – moltissimi, a causa dell’epidemia di Covid-19 – sono stati conteggiati per ultimi.
Si tratta di voti che avvantaggiano Biden, in genere, un fenomeno peculiare di quest’ultima elezione che, secondo quanto riferisce ad esempio il sito specializzato in sondaggi e analisi Fivethirtyeight, si spiega da un lato con la maggior preoccupazione per il nuovo coronavirus tra gli elettori democratici rispetto a quelli repubblicani (anche visto l’atteggiamento di Trump sul punto), e dall’altro con la sfiducia degli elettori repubblicani circa questa modalità di voto, alla luce delle continue accuse (infondate) di Trump sui brogli che sarebbero possibili nel voto via posta.
Purtroppo però sui social media circolano già numerose bufale che dimostrerebbero invece la validità delle accuse di Trump. Vediamo qualche caso.
Le bufale a sostegno delle teorie del complotto di Trump
La testata giornalistica dell’istituto Poynter ha riassunto in un unico articolo ben dieci casi di bufale riguardanti soltanto due Stati: Florida e Pennsylvania.
Si va da foto che ritraggono «civili non identificati» che rimuovono pacchi di voti, quando in realtà si tratta di ufficiali incaricati dello spoglio che stavano facendo il proprio lavoro, a false testimonianze di voti per Trump che vengono buttati via, passando per cartelli elettorali pro-democratici che sarebbero troppo vicine ai seggi in violazione della legge (falso anche questo).
Ma gli esempi potrebbero continuare, anche riguardo altri Stati.
Come riassumono i colleghi americani di FactCheck.org sono state fatte circolare storie false su voti per Trump non conteggiati in Arizona perché sarebbero state usate penne del tipo sbagliato; l’errore di uno scrutatore durante il voto anticipato in Utah, poi rimediato, ha dato il materiale per un video in cui si parla (erroneamente) di frode elettorale; l’errore di un elettore di New York che, sbagliando, ha inviato il suo voto via posta nella busta “interna” invece che in quella “esterna” (la scheda va infatti messa dentro due buste), e quindi gli è tornato indietro al suo indirizzo di residenza, è stato spacciato per un caso di schede precompilate a favore dei democratici; e via dicendo.
Andiamo infine a vedere due esempi di bufale che sono arrivate anche in Italia.
Gli elettori del Wisconsin
Su Twitter è circolata – l’abbiamo vista postata anche in risposta al nostro articolo di ieri sulle false accuse di Trump – un’altra bufala: un’immagine che dimostrerebbe come in Wisconsin (Stato dove Biden al momento sembra aver vinto in rimonta) sarebbero riportati più voti di quanti non fossero gli elettori registrati.
Abbiamo controllato ed è falso: il numero di elettori registrati che si vede nell’immagine (3.129.000) non corrisponde a quello che si trova sul sito ufficiale dello Stato del Wisconsin (3.684.726), che è coerente con il numero di voti conteggiati.
L’errore del Michigan
I nostri colleghi di Facta hanno verificato poi che non è vero che a Biden in Michigan siano stati improvvisamente attribuiti circa 138 mila voti mentre a Trump zero, come sostiene anche uno status Facebook in italiano.
Questa storia, verificata anche da PolitiFact, nasce da un errore umano: invece di attribuire a Biden 13.833 voti ne erano stati attribuiti 138.339. Era insomma stato aggiunto uno zero di troppo. L’errore è stato rapidamente corretto (circa in 20 minuti) ma la bufala sui brogli in Michigan a quel punto era “uscita dalla gabbia” e sta circolando ancora adesso sul web.
La cartina sbagliata
Chiudiamo con un altro caso che è stato rilevato già il 4 novembre dai nostri colleghi di Facta. Su Facebook circolava una cartina degli Usa che attribuiva la vittoria a Trump nella maggioranza degli Stati e gli assegnava quindi 362 grandi elettori contri i 176 di Biden. All’immagine era quindi associato un testo che recitava: «Mentre la tv (fake) italiana dice che Biden è in vantaggio, dagli Usa giungono altre news».
È falso: l’immagine mostra in realtà una previsione del risultato elettorale realizzata negli scorsi mesi da Helmut Norpoth, professore presso la Stony Brook University a Long Island (Stati Uniti d’America), e basata un suo modello di previsione del risultato elettorale.
Queste previsioni però non si sono avverate e dunque la cartina che ne dava una rappresentazione plastica è ovviamente diversa da quella che dava conto dei risultati dello spoglio dei voti.
In conclusione
Come riportano tutti i principali media americani e le principali organizzazioni di fact-checking, al momento non ci sono prove a sostegno della tesi di Trump secondo cui sarebbe in corso dei brogli elettorali.
Le “prove” di questi brogli circolate nelle ultime ore si sono dimostrate o delle vere e proprie bufale o, nel migliore dei casi, dei fraintendimenti. Non c’è comunque nessuna evidenza che negli Stati dove Trump ha perso la maggioranza dei consensi durante il conteggio dei voti siano stati commessi illeciti.
Dunque le elezioni al momento procedono regolarmente e si attende l’esito degli scrutini nei pochi Stati non assegnati ad alcun candidato. Vedremo nei prossimi giorni se i risultati verranno alla fine accettati o se, come preannunciato da Trump stesso, al voto seguirà una coda giudiziaria con il riconteggio delle schede.
Giustizia
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