Il 5 novembre, poco prima delle 7 di sera negli Stati Uniti (l’una di notte in Italia) il presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump ha tenuto un discorso nella Sala stampa della Casa Bianca in cui ha fatto una serie di affermazioni false, fuorvianti o comunque non supportate da prove (qui il video).
Trump in particolare ha sostenuto (a 00:09) che «se si contano i voti legali, vinco facilmente. Se si contano anche i voti illegali, loro possono provare a rubarci le elezioni».
Questa sua affermazione, insieme a numerose altre, è stata ritenuta falsa dalle principali organizzazioni di fact-checking americane, come PolitiFact e il fact-checker del Washington Post.
La reazione più clamorosa, tuttavia, questa volta non è stata quella dei fact-checker in senso stretto, ma da parte dei mass media tradizionali, che hanno di fatto censurato le parole del presidente uscente. Andiamo a vedere i dettagli.
Azioni e reazioni attese
Trump sta portando avanti da giorni la strategia, preannunciata come abbiamo raccontato anche in alcuni nostri articoli, di dichiararsi vincitore a spoglio ancora in corso e accusare – senza prove reali – i democratici di brogli elettorali.
Abbiamo già dato conto di come questa sua strategia abbia incontrato nei giorni successivi al voto una resistenza pressoché unanime da parte dei mass media americani e delle piattaforme social, che hanno generalmente posto le sue dichiarazioni in un contesto di fact-checking e di dati certi. Così sono state bollate come falsità diverse sue affermazioni ed è stato chiarito al pubblico che un vincitore non era ancora stato proclamato, vista soprattutto la necessità di conteggiare anche i moltissimi voti arrivati per posta.
In occasione del suo discorso del 5 novembre c’è stato però un ulteriore salto di qualità negli strumenti messi in campo, in particolare dai mass media, per arginare la diffusione del messaggio di Trump secondo cui i democratici gli starebbero rubando la vittoria grazie a brogli elettorali.
Diverse emittenti televisive hanno infatti interrotto la trasmissione del discorso di Trump per informare i propri ascoltatori che quelle del presidente erano affermazioni non vere.
La censura delle tv
Un primo esempio è quello della Nbc, che ha interrotto la trasmissione del discorso di Trump per informare gli spettatori della falsità delle parole del presidente (l’emittente lo aveva già fatto anche il 4 novembre, quando Trump aveva già iniziato a sostenere la tesi della sua vittoria e dei brogli da parte dei democratici).
Trump ha parlato nel complesso per circa 16 minuti e mezzo, ma sulla Nbc la diretta è stata interrotta dopo poco più di sei minuti, quando il conduttore Lester Holt è intervenuto bloccando la trasmissione dalla Casa Bianca, spiegando che «dobbiamo interrompere qui la diretta perché il presidente ha fatto numerose affermazioni false, incluso il fatto che ci siano state frodi elettorali. Non ci sono prove che sostengano queste accuse».
Simile anche il caso della Cnbc. Il conduttore Shepard Smith è intervenuto dopo poco più di 11 minuti di diretta, affermando: «bene, stiamo interrompendo questa diretta, perché quello che sta dicendo il presidente degli Stati Uniti è, in gran parte, assolutamente non vero». Shepard ha poi fatto una sorta di fact-checking in diretta delle varie falsità pronunciate da Trump, a partire proprio dalla questione dei voti «illegali».
Anche la Msnbc ha interrotto la diretta, in questo caso dopo appena 30 secondi circa. Il conduttore Brian Williams ha infatti detto che «ci troviamo ancora nell’insolita posizione di non solo interrompere il presidente degli Stati Uniti, ma di correggere il presidente degli Stati Uniti».
La Cbs ha interrotto la diretta dopo circa sette minuti, passando al fact-checking di quanto dichiarato da Trump e, secondo quanto riferisce il New York Times, lo stesso avrebbe fatto anche la Abc (di cui abbiamo trovato lo spezzone video di fact-checking ma non un video col momento in cui viene interrotta la diretta).
Tra le principali emittenti americani solo la Cnn e Fox News hanno trasmesso il video del discorso di Trump senza interromperlo. La Cnn ha però messo in sovraimpressione al video alcune scritte con vari gradi di scetticismo tra cui «senza alcuna prova, Trump dice che è stato imbrogliato» e anche Fox News ha poi riferito, finita la diretta, che le accuse di Trump non sono dimostrate.
In conclusione
La decisione di numerose televisioni americane di bloccare la diretta è stata una scelta drastica. Si inserisce nella questione aperta di come conciliare la libertà di espressione, la comunicazione disintermediata che è stata resa possibile dal web e dai social media, la tutela della corretta informazione e del buon funzionamento della democrazia. Non sappiamo se questa decisione creerà un precedente o se sarà un caso una tantum, ma gli interrogativi che solleva sono molti e preoccupanti.
Come abbiamo scritto anche noi, è vero che le falsità di Trump avessero raggiunto un livello, e anche una pericolosità, senza precedenti nella storia recente del Paese. Tuttavia una reazione di carattere “censorio” sulle sue parole pone le opinioni pubbliche, i giornalisti e anche noi fact-checker di fronte a un dilemma di non facile soluzione. Forse dalle prossime settimane di politica e di cronaca americana avremo qualche indicazione sulla bontà della scelta presa dai mass media statunitensi.
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