Conoscere la professione dei ministri e dei sottosegretari consente anche di tracciare un profilo delle basi sociali dei vari partiti che hanno avuto membri con incarichi governativi.
La prima Repubblica: 1946-1993
Le professioni legali costituiscono il bacino da cui tutti i maggiori partiti di governo della prima Repubblica (Democrazia Cristiana, Partito Socialista Italiano, Partito Repubblicano Italiano, Partito Socialista Democratico Italiano e Partito Liberale Italiano) hanno reclutato la maggioranza dei propri ministri e sottosegretari.
Esistono tuttavia delle differenze significative che rivelano la diversa base sociale di questi partiti. Mentre impiegati e operai costituivano una larga parte di ministri e sottosegretari democristiani e socialisti, una parte consistente della classe dirigente repubblicana e socialdemocratica – tra i quali il già citato Giovanni Spadolini e l’ex presidente della Repubblica
Giuseppe Saragat – proveniva dal giornalismo.
Dopo le professioni forensi, il mondo accademico ha rappresentato invece la categoria più rappresentata dai liberali, di cui
Luigi Einaudi e
Gaetano Martino sono stati alcuni tra gli esponenti più autorevoli.
L’accademia e la burocrazia di stato hanno costituito anche il milieu per i quei pochi ministri non affiliati ad alcun partito nominati soprattutto negli ultimi anni della prima Repubblica. Ad alcuni pionieri come
Cesare Merzagora,
Gaetano Stammati e il professor
Francesco Paolo Bonifacio, si sono aggiunti in anni più recenti i professori
Paolo Savona,
Luigi Spaventa e
Sabino Cassese e i dirigenti di stato
Paolo Baratta,
Piero Barucci e Carlo Azeglio Ciampi.
La seconda Repubblica: 1994-oggi
Con la fine dei partiti tradizionali
è cambiato anche il rapporto tra i nuovi gruppi politici e le proprie basi sociali.
Il centrodestra è emerso come l’area di rappresentanza delle classi imprenditoriali del nostro Paese. Questo collegamento è evidenziato anche nei dati sui ministri e i sottosegretari appartenenti a quest’area politica. Avvocati, imprenditori e manager, giornalisti e liberi professionisti costituiscono infatti le categorie più rappresentanti tra i membri di governo dei partiti di centrodestra (Forza Italia, Lega, Alleanza Nazionale e alcuni partiti minori).
Per contro, il centrosinistra – composto dal Partito democratico, dai suoi predecessori e da alcuni partiti minori – appare invece come un’area politica più sensibile al mondo accademico, a quello dei politici di professione e più in generale a quello del settore pubblico. Una contrapposizione sociale, quella tra centrosinistra e centrodestra, plasticamente illustrata dalla decennale sfida tra l’imprenditore Silvio Berlusconi e il professore, nonché ex presidente dell’Istituto per la ricostruzione industriale (Iri), Romano Prodi.
Come nella prima Repubblica, e in proporzioni ancora maggiori, la stragrande maggioranza dei ministri tecnici della seconda Repubblica provengono dal mondo accademico e dalla burocrazia statale.
In questo senso, la maggiore novità è costituita dal Movimento 5 stelle. Poco più della metà dei 56 ministri e sottosegretari nominati dal movimento fondato da Beppe Grillo sono infatti impiegati, operai e liberi professionisti, categorie che hanno complessivamente trovato una minore rappresentanza presso altri gruppi politici.