Per verificare se esiste un criterio di competenza nella scelta dei ministri e dei sottosegretari, abbiamo analizzato i titoli di studio dei membri di governo in alcuni tra i principali dicasteri.
I laureati in giurisprudenza dominano al Ministero della Giustizia
Non è certo un dato sorprendente che al dicastero di Via Arenula la laurea in giurisprudenza sia il titolo di studio più diffuso. Ben 96 tra ministri e sottosegretari alla Giustizia (l’84 per cento del totale) sono infatti laureati in giurisprudenza. Tra questi vi sono soprattutto avvocati (oltre il 40 per cento) e, in misura minore, docenti universitari e magistrati.
Ma ci sono due eccezioni
È curioso tuttavia notare che due tra i più longevi ministri della Giustizia della Repubblica non fossero giuristi. Non lo erano infatti né il leghista
Roberto Castelli, laureato in ingegneria meccanica, né
Andrea Orlando, non laureato, entrambi in carica per oltre quattro anni. Mentre per il democristiano
Guido Gonella la laurea in giurisprudenza fu la seconda dopo quella in filosofia.
Anche i ministeri economici sono stati per lo più in mano a giuristi
Tra i dicasteri economici sono compresi l’attuale ministero dell’Economia e delle Finanze, i suoi predecessori (Tesoro, Bilancio e Finanze) e alcune deleghe al coordinamento delle politiche economiche e agli investimenti.
I laureati in giurisprudenza costituiscono la maggioranza anche in questi dicasteri, con 141 ministri e sottosegretari su 302, pari a circa il 45 per cento. Durante la seconda Repubblica, tuttavia, la percentuale di laureati in economia è cresciuta fino al 40 per cento, la maggioranza del totale dal 1994 a oggi.
Tra i ministri economici, gli unici non laureati in economia nella seconda Repubblica sono stati
Giulio Tremonti e
Augusto Fantozzi, giuristi ed esperti di diritto tributario,
Carlo Azeglio Ciampi e
Roberto Gualtieri, laureati in lettere ma con lunghe esperienze istituzionali in campo economico, e infine
Ottaviano Del Turco, non laureato ma con alle spalle una lunga esperienza nel sindacato.
Ambiente e agricoltura, dove spopolano i laureati tecnico-scientifici
I ministeri all’Ambiente e alle Politiche Agricole sono quelli con la maggiore presenza di laureati in materie tecnico-scientifiche. I ministri e sottosegretari laureati in scienze naturali e in materie come ingegneria, medicina e agraria costituiscono la maggioranza all’Ambiente (11 su 46, pari al 24 per cento) e il secondo gruppo più numeroso alle Politiche Agricole (23 su 108, il 21 per cento, dopo giurisprudenza).
Gli ultimi due ministri dell’Ambiente, il fisico
Roberto Cingolani e il generale laureato in agraria
Sergio Costa, sono stati nominati alla guida del ministero anche per le loro competenze in materia scientifica. Prima di loro lo stesso fu per i primi ministri dell’Ambiente, il liberale
Francesco De Lorenzo, docente di biochimica, e il tecnico
Mario Pavan, il cui dicastero
fu ribattezzato “dell’entomologo” per la sua competenza in materia di insetti.
Quanti sono stati i medici a capo di un ministero
È stata spesso richiamata sulla stampa la necessità di nominare un medico al ministero della Salute. Questa pratica è stata in effetti molto diffusa nella prima Repubblica – oltre il 20 per cento dei ministri e dei sottosegretari possedevano una laurea in Medicina – ed è diventata comune nella seconda, dove i laureati in questa disciplina sono il 44 per cento, la categoria più numerosa.
Nella storia repubblicana, i ministri specialisti in materia sanitaria sono tuttavia un numero limitato. Durante la prima Repubblica gli unici due casi furono quelli di
Vincenzo Monaldi, professore di medicina a Napoli e primo titolare del ministero, e del già citato Francesco De Lorenzo, successivamente coinvolto nello scandalo di Tangentopoli per vicende legate alla sanità.
In anni più recenti, diversi medici hanno ricoperto l’incarico di ministro alla Salute. Tra questi vi sono
Elio Guzzanti,
Umberto Veronesi,
Girolamo Sirchia,
Ferruccio Fazio e
Giulia Grillo, mentre il giurista
Renato Balduzzi, ministro nel governo Monti, è stato nominato anche per la sua competenza in diritto sanitario.