Le prossime tappe verso il referendum costituzionale sulla giustizia

Ora toccherà alla Cassazione controllare le firme raccolte e stabilire il quesito. Per ora non c’è ancora la data del voto
ANSA/CIRO FUSCO
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Nella tarda mattinata di mercoledì 5 novembre, i senatori dei partiti che sostengono il governo Meloni hanno depositato alla Corte di Cassazione le firme necessarie per chiedere il referendum confermativo sulla riforma costituzionale, approvata definitivamente dal Senato il 30 ottobre, che introduce la separazione delle carriere dei magistrati. 

Il giorno precedente, una raccolta di firme per lo stesso referendum era già stata presentata in Cassazione dai deputati dei partiti della maggioranza, mentre nei prossimi giorni anche i parlamentari del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi-Sinistra depositeranno le loro sottoscrizioni per avanzare la stessa richiesta.

Una volta ricevute tutte le domande, la Cassazione avrà cinque giorni di tempo per verificare la regolarità dei documenti e delle firme presentate. Le richieste del centrodestra, provenienti da Camera e Senato, presentano piccole differenze di formulazione. Entrambe le richieste – che Pagella Politica ha potuto visionare – chiedono l’organizzazione del referendum per confermare la riforma, intitolata “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare”. Ma mentre la richiesta dei deputati si limita a citare il titolo della riforma, quella dei senatori è più lunga e include una descrizione sintetica dei contenuti del provvedimento.
La richiesta depositata in Cassazione dai senatori del centrodestra
La richiesta depositata in Cassazione dai senatori del centrodestra
Fonti di Fratelli d’Italia hanno spiegato a Pagella Politica che la scelta di presentare al Senato una versione leggermente diversa del testo avrebbe motivazioni tecniche, per ridurre il rischio che la Cassazione possa respingere entrambe le richieste. Si tratta però di un’eventualità poco probabile, ha spiegato a Pagella Politica Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale all’Università Roma Tre. «Quando la Cassazione valuta una richiesta di referendum costituzionale, valuta la raccolta firme e il rispetto della procedura prevista dalla legge», ha spiegato Celotto. Solo dopo questa verifica, sarà la stessa Cassazione a formulare il quesito referendario.

È importante ricordare che i referendum costituzionali sono diversi dai referendum abrogativi. Quest’ultimi mirano a cancellare, del tutto o in parte, una legge già in vigore, e chi li propone deve presentare il quesito referendario sin dal momento della richiesta. Nei referendum confermativi, invece, la definizione del quesito avviene in un secondo momento, dopo la verifica della legittimità della procedura.

Conclusa la fase di controllo, la Cassazione emetterà un’ordinanza per approvare o respingere il referendum. Se giudicherà le richieste inammissibili, la riforma costituzionale della giustizia entrerà in vigore automaticamente.

Se invece le riterrà ammissibili – ipotesi considerata di gran lunga la più probabile – entro 60 giorni dalla decisione spetterà al presidente della Repubblica indire il referendum, su proposta del Consiglio dei ministri. La consultazione dovrà poi tenersi tra il cinquantesimo e il settantesimo giorno successivo al decreto di indizione. 

Al momento non è possibile stabilire una data precisa, ma in base alle tempistiche previste, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha già annunciato che il referendum si terrà molto probabilmente tra marzo e aprile 2026.  

Nei referendum confermativi sulle riforme costituzionali, a differenza di quelli abrogativi, non è previsto un quorum, cioè una soglia minima di partecipazione. Il voto sarà dunque valido indipendentemente dal numero dei votanti: chi vorrà confermare la riforma sulla separazione delle carriere dovrà votare “Sì”, chi invece intende respingerla dovrà votare “No”.
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