Nel disegno di legge di Bilancio per il 2022, ufficialmente trasmesso al Senato nella notte tra l’11 e il 12 novembre, il governo ha deciso (art. 4) di ridurre dal 22 per cento al 10 per cento l’aliquota Iva sugli assorbenti e i tamponi per la protezione dell’igiene femminile.
Da tempo si discute in Italia, e nel resto del mondo, sulla necessità di ridurre le imposte (la cosiddetta tampon tax) sui prodotti di questo tipo. Come abbiamo scritto in passato, nel nostro Paese le proposte di taglio dell’Iva sono sempre state bloccate con la giustificazione che i costi sarebbero stati troppo alti. Per esempio a maggio 2019 un emendamento alla Camera per ridurre l’Iva sugli assorbenti dal 22 al 5 per cento fu respinto perché secondo le stime del Ministero dell’Economia (Mef) il taglio avrebbe avuto bisogno di coperture economiche pari a «300 milioni» di euro. Un taglio dal 22 al 10 per cento – quello attuale – sarebbe invece costato «212 milioni».
Ora la relazione tecnica allegata al disegno di legge di Bilancio dimostra che la stima di tre anni fa, sui costi per il passaggio dell’aliquota dal 22 al 10 per cento, era esagerata, almeno di oltre 100 milioni di euro.
Che cosa diceva il Mef nel 2019
Come abbiamo analizzato più nel dettaglio in un fact-checking del 20 ottobre, da maggio 2019 in poi era rimasto per parecchio tempo poco chiaro su quali dati si basasse la stima del Mef sui «300 milioni» di euro di costi per il taglio dell’Iva. A novembre dell’anno scorso erano però arrivate alcune delucidazioni.
Il Ministero dell’Economia aveva fatto un calcolo piuttosto arbitrario e spannometrico, nonché contestato da alcune associazioni impegnate a promuovere il taglio dell’Iva sugli assorbenti. Da un lato, il Ministero dell’Economia aveva preso la stima secondo cui una donna spende in media in Iva oltre 22 euro l’anno in assorbenti, una cifra che non sembrava tenere in considerazione l’ampia varietà di utilizzo dei prodotti igienico-sanitari femminili. Dall’altro lato, il Ministero aveva moltiplicato questa cifra per tutta la popolazione femminile in età fertile. In questo modo però si otteneva una stima – da prendere con molta cautela – sull’eventuale eliminazione di tutta l’Iva, non di un suo taglio, come erroneamente lasciato intendere dal Mef.
Oggi le cifre in campo sembrano essere parecchio più basse.
Quali sono le stime di oggi
La relazione tecnica, allegata al disegno di legge di Bilancio, dà un quadro più definito (art. 4) sui possibili costi di una riduzione dell’Iva sugli assorbenti dal 22 al 10 per cento [1]. Come prima cosa, la relazione sottolinea che secondo «rilevazioni di settore» e «dati Istat» una donna spende circa 70 euro l’anno in assorbenti (circa 5,80 euro al mese). «Scorporando l’attuale Iva al 22 per cento e calcolando un differenziale di 12 punti percentuali, si ottiene un valore annuale di circa 7 euro per ogni donna in età fertile», si legge nella relazione.
Il documento prende poi i dati Istat sulla popolazione italiana, isolando 14 milioni di donne in età fertile tra i 10 e i 50 anni, da cui sottrae «450 mila donne» che in media sono incinte ogni anno e un ulteriore 5 per cento, relativo a chi utilizza gli assorbenti compostabili (che da dicembre 2019 hanno già l’Iva ridotta).
Moltiplicando le circa 12,8 milioni di donne rimanenti per i 7 euro di Iva visti sopra, si ottiene una stima di 90 milioni di euro circa, le minori entrate che lo Stato si aspetta di avere con la riduzione dell’aliquota per gli assorbenti dal 22 al 10 per cento. Questo dato, sebbene soggetto anch’esso a margini di incertezza, è oltre 120 milioni di euro più basso rispetto alla stima dei costi fatta nel 2019, pari a 212 milioni di euro.
Sulla base delle cifre pubblicate nella relazione tecnica è possibile calcolare quanto costerebbe anche ridurre l’Iva dal 22 al 5 o 4 per cento, altre due ipotesi circolate nel tempo. Nel primo caso servirebbero coperture per circa 124 milioni euro, nel secondo caso per circa 132 milioni di euro. Cifre parecchio lontane dai «300 milioni» di euro di cui parlava il Mef nel 2019, come avevano preventivato anche in una nostra analisi.
In conclusione
Secondo la relazione tecnica allegata alla legge di Bilancio per il 2022, la riduzione dell’aliquota Iva sugli assorbenti dal 22 al 10 per cento costerà allo Stato circa 90 milioni di euro l’anno.
Questa cifra è oltre 120 milioni di euro più bassa rispetto alla stima fatta nel 2019 dal Ministero dell’Economia, che chiedeva coperture per un valore di «212 milioni».
[1] Il testo ufficiale del disegno di legge di Bilancio non è ancora disponibile pubblicamente, ma è stato divulgato dal deputato del Partito democratico Stefano Ceccanti.
Economia
Il fact-checking di Giorgia Meloni ad Atreju