Il 25 giugno, in un’intervista con Il Messaggero, il ministro degli Esteri Antonio Tajani (Forza Italia) ha commentato la rivolta militare del gruppo Wagner contro l’esercito russo, conclusasi nel giro di poche ore il giorno prima. Tra le altre cose Tajani spera che ora la controffensiva ucraina «proceda ancora più spedita e che gli ucraini riconquistino la loro indipendenza». Il vicepresidente del Consiglio ha aggiunto che «il primo obiettivo è riportare le truppe russe alle posizioni del 24 febbraio di un anno fa», dicendo anche: «È chiaro però che nessuno ha mai riconosciuto la Crimea come parte della Federazione russa».
Da marzo 2014 la Crimea, che faceva parte dell’Ucraina, è stata di fatto annessa alla Russia dopo un referendum non riconosciuto dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale. All’epoca l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva approvato una risoluzione per condannare l’annessione con 100 voti favorevoli, 58 astensioni e 10 Paesi contrari, oltre la Russia (Armenia, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Nicaragua, Corea del Nord, Sudan, Siria, Venezuela e Zimbabwe).
In realtà, e Tajani sembra dimenticarlo, in passato vari esponenti del centrodestra italiano avevano difeso il referendum in Crimea e l’annessione alla Russia. Tra questi c’erano il leader della Lega Matteo Salvini, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, morto il 12 giugno, e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
«Viva il referendum della Crimea, viva la libertà di scelta dei cittadini», aveva dichiarato a marzo 2014 Salvini durante una conferenza stampa. «Quando la gente si esprime è sempre una buona notizia, a prescindere dalla latitudine e dall’ideologia. Chi non riconosce legalità al voto della Crimea va contro anche ai trattati internazionali perché il principio di autodeterminazione non la decidono né la Merkel né Obama né Barroso», aveva aggiunto il leader della Lega, facendo riferimento alla cancelliera tedesca, al presidente degli Stati Uniti e al presidente della Commissione europea. Basta una rapida ricerca su Twitter per trovare vari tweet di Salvini a favore dell’annessione della Crimea alla Russia.
Da marzo 2014 la Crimea, che faceva parte dell’Ucraina, è stata di fatto annessa alla Russia dopo un referendum non riconosciuto dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale. All’epoca l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva approvato una risoluzione per condannare l’annessione con 100 voti favorevoli, 58 astensioni e 10 Paesi contrari, oltre la Russia (Armenia, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Nicaragua, Corea del Nord, Sudan, Siria, Venezuela e Zimbabwe).
In realtà, e Tajani sembra dimenticarlo, in passato vari esponenti del centrodestra italiano avevano difeso il referendum in Crimea e l’annessione alla Russia. Tra questi c’erano il leader della Lega Matteo Salvini, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, morto il 12 giugno, e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
«Viva il referendum della Crimea, viva la libertà di scelta dei cittadini», aveva dichiarato a marzo 2014 Salvini durante una conferenza stampa. «Quando la gente si esprime è sempre una buona notizia, a prescindere dalla latitudine e dall’ideologia. Chi non riconosce legalità al voto della Crimea va contro anche ai trattati internazionali perché il principio di autodeterminazione non la decidono né la Merkel né Obama né Barroso», aveva aggiunto il leader della Lega, facendo riferimento alla cancelliera tedesca, al presidente degli Stati Uniti e al presidente della Commissione europea. Basta una rapida ricerca su Twitter per trovare vari tweet di Salvini a favore dell’annessione della Crimea alla Russia.