Sull’automotive i partiti al governo tradiscono i loro programmi

La Lega aveva rivendicato la creazione di un fondo che ora la nuova legge di Bilancio vuole definanziare. Anche Fratelli d’Italia aveva promesso sostegno al settore
ANSA
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Vari leader dei partiti dell’opposizione stanno criticando il governo Meloni perché, con il disegno di legge di Bilancio per il 2025, vorrebbe tagliare i fondi destinati al settore dell’automotive. Per esempio, questa accusa è stata mossa nelle scorse ore dalla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, dal presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e dal leader di Azione Carlo Calenda

È vero: la nuova manovra finanziaria, ora all’esame della Camera, propone di definanziare oltre 4,5 miliardi di euro destinati al sostegno delle imprese che producono automobili, o loro componenti, e le commerciano. Abbiamo controllato che cosa promettevano nei loro programmi elettorali per le elezioni politiche del 2022 i partiti che ora sostengono il governo Meloni: questo nuovo, proposto, definanziamento va contro le promesse fatte agli elettori.

Nelle tabelle contenute nel disegno di legge di Bilancio, presentato dal governo in Parlamento, si legge che i fondi per il settore dell’automotive saranno tagliati di 550 milioni di euro nel 2025 e di 800 milioni di euro per ogni anno tra il 2026 e il 2030. In totale, il definanziamento vale complessivamente 4 miliardi e 550 milioni di euro. Più nel dettaglio, questa riduzione riguarda il “Fondo per la transizione verde, la ricerca, gli investimenti del settore automotive e per il riconoscimento di incentivi all’acquisto di veicoli non inquinanti”. 

Questo fondo è stato istituito a marzo 2022 con un decreto-legge dal governo di Mario Draghi, sostenuto, tra gli altri, dalla Lega e da Forza Italia. Lo stanziamento era stato pari a 700 milioni di euro per il 2022 e un miliardo di euro per ogni anno tra il 2023 e il 2030: nel complesso, stiamo parlando di 8,7 miliardi di euro, messi a disposizione del Ministero dello Sviluppo economico, ribattezzato poi “Ministero delle Imprese e del Made in Italy” dal governo Meloni. Una parte di questi soldi è già stata usata per supportare il lato della domanda, ossia per incentivare l’acquisto di veicoli meno inquinanti, mentre un’altra parte è andata alle aziende per favorire forme produttive più innovative e sostenibili.

La scelta di definanziare il fondo di sostegno al settore dell’automotive va contro a quanto promesso da alcuni partiti della maggioranza di governo prima delle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Nel suo programma elettorale, la Lega aveva rivendicato «l’istituzione di un apposito fondo», per il 2022 e i successivi anni fino al 2030, per «favorire la transizione verde e digitale, la ricerca e l’innovazione, la riconversione produttiva e la riqualificazione degli addetti dell’industria automotive, nonché per il riconoscimento di incentivi all’acquisto di veicoli non inquinanti». Insomma, il partito di Matteo Salvini aveva riconosciuto come un traguardo importante la creazione del fondo che ora il governo Meloni ha deciso di definanziare.
Immagine 1. La parte del programma elettorale della Lega del 2022 in cui si rivendicava la creazione del fondo di sostegno al settore dell’automotive.
Immagine 1. La parte del programma elettorale della Lega del 2022 in cui si rivendicava la creazione del fondo di sostegno al settore dell’automotive.
Fratelli d’Italia, che era all’opposizione del governo Draghi, aveva scritto nel suo programma elettorale che bisognava attuare la transizione ecologica «salvaguardando il sistema produttivo colpito da anni di crisi, con particolare attenzione alle filiere industriali di difficile riconversione», per esempio l’automotive. Il programma elettorale della coalizione di centrodestra, che è stato anche quello presentato da Forza Italia, non contiene riferimenti espliciti al settore dell’automotive, ma prometteva, tra le altre cose, di sostenere le aziende ad alta intensità occupazionale. Secondo i dati più aggiornati dell’Associazione nazionale filiera industria automobilistica (ANFIA), la filiera produttiva dell’automotive in Italia conta più di 5.400 imprese, che danno lavoro a circa 272 mila addetti, considerando sia i diretti sia gli indiretti. La stessa ANFIA, una delle maggiori associazioni di categoria in Italia, si è detta «sconcertata» per i definanziamenti contenuti nel disegno di legge di Bilancio per il 2025. 

In risposta, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha dichiarato che il governo è impegnato «a garantire che la filiera dell’automotive abbia gli strumenti necessari per affrontare la sfida della transizione». «Tutte le risorse andranno sul fronte degli investimenti produttivi con particolare attenzione alla componentistica che è la vera forza del Made in Italy», ha detto Urso, lasciando intendere che i soldi che rimarranno a disposizione del fondo non saranno usati per incentivare gli acquisti di veicoli. Negli scorsi mesi però, intervenendo anche in Parlamento, aveva più volte ribadito la necessità di incentivare l’acquisto di veicoli nuovi per sostituire quelli troppo vecchi in circolazione. Proprio con questo obiettivo era stato istituito nel 2022 il fondo «per il riconoscimento di incentivi all’acquisto di veicoli non inquinanti», che sarà decurtato se entro la fine dell’anno il disegno di legge di Bilancio per il 2025 sarà approvato definitivamente senza modifiche. 

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