Il 10 settembre, ospite a Sky Tg24, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, ha commentato la decisione della Commissione europea, che quel giorno aveva definito «illegali» i due prestiti da 900 milioni di euro complessivi ricevuti nel 2017 da Alitalia da parte dello Stato italiano. «Non c’è da meravigliarsi», ha dichiarato (min. 05:55) Bonomi. «Negli ultimi cinque anni sono stati inseriti 7 miliardi in Alitalia per tenere gli aerei a terra, con meno di 3 miliardi la Nasa è andata su Marte».
È davvero così? Abbiamo verificato e il presidente di Confindustria – al di là dell’iperbole sugli aerei tenuti «a terra» – ha ragione nella sostanza, ma è impreciso sulle cifre.
Quanto è costata Alitalia negli ultimi cinque anni
Il prossimo 15 ottobre Alitalia sarà sostituita da Italia trasporto aereo (Ita), una società controllata dal ministero dell’Economia. Una svolta che sancisce la fine, almeno per il momento, dell’iniezione di soldi pubblici nelle casse della compagnia di bandiera italiana.
In passato abbiamo già verificato quanto sia costato agli italiani tenere in vita Alitalia: circa 8,7 miliardi di euro, dalla fondazione della compagnia al 2019, secondo le stime più affidabili (circolano cifre anche superiori). Se si prendono in considerazione soltanto gli ultimi cinque anni, qual è la cifra precisa?
1,3 miliardi di prestiti dal 2017 al 2019
Nel 2016 Alitalia era controllata per il 49 per cento da Etihad, il colosso del trasporto aereo degli Emirati arabi, uscito poi dalla società il 2 maggio 2017 per il fallimento del nuovo piano industriale, bocciato dai dipendenti con un referendum.
A quel punto, quattro anni fa, l’allora governo Gentiloni ha messo Alitalia in regime di amministrazione speciale, erogando i due prestiti-ponte da 900 milioni di euro complessivi che secondo l’Europa hanno violato le regole sugli aiuti di Stato. Nel dicembre 2019 è stato erogato ad Alitalia un altro prestito da 400 milioni – su cui l’Ue non si è ancora espressa – che fa salire il totale a circa 1,3 miliardi di euro nel periodo 2017-2019.
3 miliardi nel decreto “Rilancio”
A marzo 2020, con il decreto “Cura Italia” il governo Conte II ha di fatto rinazionalizzato (art. 79) l’azienda del trasporto aereo pubblico con l’istituzione di una nuova società, per cui era inizialmente previsto un investimento di 500 milioni di euro, poi salito a 3 miliardi a maggio 2020 con il decreto “Rilancio” (art. 202). Fonti interne però lasciano trapelare che, secondo un nuovo accordo con la Commissione Ue non ancora ratificato, lo Stato italiano si è impegnato a non immettere nelle casse di Ita più di 1,35 miliardi di euro nei prossimi tre anni.
Oltre al maxi-stanziamento, il decreto “Rilancio” ha previsto (art. 198) l’istituzione di un Fondo di compensazione per i danni al settore aereo di 130 milioni di euro da destinare agli operatori nazionali e altri 350 milioni (art. 202) per le imprese «in considerazione dei danni subiti dall’intero settore dell’aviazione a causa della Covid-19, alle imprese titolari di licenza trasporto passeggeri».
150 milioni nel 2021
Infine, a maggio 2021 il governo Draghi ha stanziato con il decreto “Sostegni bis” altri 100 milioni di euro per garantire l’operatività di Alitalia e il pagamento degli stipendi per gli oltre 10 mila dipendenti della compagnia, in attesa del 15 ottobre, giorno in cui è programmato il decollo di Ita.
Ricapitolando: l’affermazione di Bonomi secondo cui «negli ultimi cinque anni sono stati inseriti 7 miliardi in Alitalia» è da considerarsi esagerata. Dal 2016 ad oggi lo Stato ha stanziato per le casse della compagnia di bandiera – prima Alitalia, poi Ita – quasi 5 miliardi di euro: una cifra considerevole, ma minore di quanto detto dal presidente di Confindustria.
Quando è costato alla Nasa andare su Marte
Analizziamo adesso la seconda parte della frase di Bonomi, secondo cui «con meno di tre miliardi la Nasa è andata su Marte». È vero? In breve, sì.
A luglio 2020 l’agenzia spaziale statunitense ha lanciato nello spazio il rover Perseverance, atterrata sul pianeta rosso lo scorso 18 febbraio. L’obiettivo della missione è quello di cercare tracce di vita passata, raccogliendo campioni di roccia, in attesa che una prossima missione cerchi di portarli sulla Terra.
Stimare il costo della missione Perseverance è più complicato di quello che sembri, come ha spiegato a luglio 2020 un approfondimento di The Planetary Society, un’organizzazione no-profit che si occupa di spazio, fondata nel 1980, tra gli altri, dal famoso astronomo Carl Sagan. A differenza di quanto abbiamo visto per la neonata Ita, per la missione Perseverance non è stata stanziata una cifra precisa, ma si è fatto fronte a costi altalenanti a partire dal 2013, anno di inizio del progetto.
Secondo una stima di The Planetary Society – ripresa di recente anche dal sito del World economic forum – la missione Perseverance ha un costo (in parte già sostenuto, in parte da sostenere entro il 2024) di oltre 2,7 miliardi di dollari, che sale a circa 2,9 miliardi se si tiene in considerazione l’inflazione. Stiamo parlando di quasi 2,5 miliardi di euro, di cui il 95 per cento concentrati entro il 2021. Questa cifra comprende i costi di sviluppo del rover, le operazioni iniziali della missione e il costo del lancio con il razzo.
Tirando le somme: Bonomi ha ragione quando dice che la missione Perseverance della Nasa è costata meno di 3 miliardi di euro.
In conclusione
Secondo Carlo Bonomi, «negli ultimi cinque anni sono stati inseriti 7 miliardi in Alitalia», una cifra a suo dire esagerata dal momento che «con meno di 3 miliardi la Nasa è andata su Marte». Al di là del paragone tra due ambiti diversi tra loro, abbiamo verificato e il presidente di Confindustria ha ragione nella sostanza, ma è impreciso con i numeri.
I fondi totali che lo Stato ha stanziato dal 2016 a oggi per Alitalia e per Ita – che prenderà il volo il 15 ottobre – sono quasi 5 miliardi di euro, una cifra più bassa dei 7 dichiarati da Bonomi, ma comunque più alta dei circa 3 miliardi di euro spesi dalla Nasa per far volare Perseverance su Marte.
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