Nei giorni scorsi, alcuni politici (e non solo) hanno criticato le motivazioni della sentenza – pubblicate l’8 aprile – con cui lo scorso 3 dicembre Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo, in primo grado di giudizio, per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, commesso l’11 novembre 2023. La decisione ha suscitato forti reazioni perché tocca un nodo centrale nel dibattito sui femminicidi: come la giustizia valuta la violenza, soprattutto nei casi in cui è esercitata con particolare brutalità. Secondo i critici, i giudici avrebbero minimizzato la gravità dell’omicidio commesso da Turetta, rafforzando così gli stereotipi che tendono a sminuire i femminicidi.
«La “giustizia” italiana purtroppo non finisce mai di stupirci…», ha scritto sui social network il leader della Lega Matteo Salvini, commentando un lancio dell’agenzia stampa LaPresse intitolato: «Caso Cecchettin: giudici, 75 coltellate non crudeltà ma inesperienza Turetta». Secondo la deputata del Movimento 5 Stelle Alessandra Maiorino, che alla Camera fa parte della Commissione d’inchiesta sui femminicidi, con la sentenza su Turetta «in Italia è stata coniata una nuova categoria criminologica: femminicida inesperto». «Quando ci troviamo di fronte a simili sentenze, oltre al sentimento di totale sgomento, prevale la necessità urgente di sconfiggere la cultura del patriarcato e promuovere l’autodeterminazione delle donne in ogni ambito», ha commentato invece la parlamentare europea del Partito Democratico Alessandra Moretti.
Davvero nelle motivazioni della sentenza c’è scritto che Turetta non è stato crudele, ma solo inesperto? Criticare le sentenze è legittimo, ma farlo sulla base di virgolettati estrapolati e decontestualizzati dal resto delle motivazioni rischia di dare una rappresentazione fuorviante della decisione dei giudici.
«La “giustizia” italiana purtroppo non finisce mai di stupirci…», ha scritto sui social network il leader della Lega Matteo Salvini, commentando un lancio dell’agenzia stampa LaPresse intitolato: «Caso Cecchettin: giudici, 75 coltellate non crudeltà ma inesperienza Turetta». Secondo la deputata del Movimento 5 Stelle Alessandra Maiorino, che alla Camera fa parte della Commissione d’inchiesta sui femminicidi, con la sentenza su Turetta «in Italia è stata coniata una nuova categoria criminologica: femminicida inesperto». «Quando ci troviamo di fronte a simili sentenze, oltre al sentimento di totale sgomento, prevale la necessità urgente di sconfiggere la cultura del patriarcato e promuovere l’autodeterminazione delle donne in ogni ambito», ha commentato invece la parlamentare europea del Partito Democratico Alessandra Moretti.
Davvero nelle motivazioni della sentenza c’è scritto che Turetta non è stato crudele, ma solo inesperto? Criticare le sentenze è legittimo, ma farlo sulla base di virgolettati estrapolati e decontestualizzati dal resto delle motivazioni rischia di dare una rappresentazione fuorviante della decisione dei giudici.