Da circa tre mesi è all’esame del Senato la proposta di legge per regolamentare le attività di lobby, ossia di quelle persone che, pur senza avere un potere politico, possono influenzare le decisioni di governo e Parlamento. Il termine “lobby” è spesso utilizzato con un’accezione negativa per indicare grandi gruppi aziendali o compagnie con risorse economiche importanti, ma in realtà include anche fondazioni, associazioni non-profit ed enti del terzo settore che tutelano i diritti dei cittadini e delle minoranze.
Per rendere più rapido il processo di revisione del testo, approvato lo scorso 12 gennaio dalla Camera, la Commissione Affari costituzionali del Senato ha deciso di costituire una sorta di “comitato ristretto”, formato solo da alcuni dei suoi membri, che lavorerà su eventuali modifiche da introdurre nella proposta. Secondo diverse associazioni, questa decisione rischia però di compromettere la trasparenza delle discussioni su alcuni punti del testo, ritenuti fondamentali per regolamentare al meglio i lobbisti.
Le critiche principali sostengono infatti che l’attuale proposta tuteli alcuni interessi più di altri. Fosse approvata nella forma in cui è scritta ora, la legge non si applicherebbe, tra gli altri, alle organizzazioni sindacali, come la Cgil, e a organizzazioni imprenditoriali, come Confindustria.
Per rendere più rapido il processo di revisione del testo, approvato lo scorso 12 gennaio dalla Camera, la Commissione Affari costituzionali del Senato ha deciso di costituire una sorta di “comitato ristretto”, formato solo da alcuni dei suoi membri, che lavorerà su eventuali modifiche da introdurre nella proposta. Secondo diverse associazioni, questa decisione rischia però di compromettere la trasparenza delle discussioni su alcuni punti del testo, ritenuti fondamentali per regolamentare al meglio i lobbisti.
Le critiche principali sostengono infatti che l’attuale proposta tuteli alcuni interessi più di altri. Fosse approvata nella forma in cui è scritta ora, la legge non si applicherebbe, tra gli altri, alle organizzazioni sindacali, come la Cgil, e a organizzazioni imprenditoriali, come Confindustria.