Il 19 settembre il leader della Lega Matteo Salvini è stato ospite di Un altro pianeta, il podcast condotto dalla giornalista de Il Giornale Hoara Borselli. Nel corso della puntata Salvini ha detto che lo slogan “Free Palestine” «va bene, ma senza Hamas». «Prima cancelliamo dalla faccia della Terra i tagliagole islamici», ha aggiunto, ribadendo due volte che «gli unici Paesi al mondo che prevedono la pena di morte, l’ergastolo, il carcere per omosessuali e lesbiche sono Paesi islamici».
In realtà la situazione è diversa. Al di là dei regimi islamici dove l’omosessualità è perseguita, esistono anche altri Stati non islamici che prevedono pene severe per le relazioni tra persone dello stesso sesso.
Per verificare la dichiarazione di Salvini abbiamo messo a confronto i dati di due fonti. Da una parte abbiamo consultato il database del Pew Research Center, un centro studi statunitense che periodicamente analizza la diffusione delle religioni nei vari Paesi del mondo. Dall’altra abbiamo esaminato la mappa dello Human Dignity Trust, che raccoglie le informazioni aggiornate sui Paesi che criminalizzano l’omosessualità. Lo Human Dignity Trust è un’organizzazione con sede nel Regno Unito che si occupa di promuovere e difendere i diritti delle persone LGBT+ attraverso azioni legali e attività di monitoraggio internazionale.
Secondo queste fonti, tra i Paesi che puniscono l’omosessualità con il carcere o addirittura con la pena di morte ci sono molti Stati africani, del Medio Oriente e dell’Asia a maggioranza musulmana, come l’Iran e l’Arabia Saudita. Tra i territori a maggioranza musulmana che vietano l’omosessualità c’è anche la Palestina, dove è prevista una pena di dieci anni di reclusione. Ma non si tratta solo di questi.
In base alle nostre verifiche, almeno altri 24 Paesi hanno leggi che puniscono con multe e con il carcere – e in alcuni casi anche con la pena di morte – i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Due di questi Paesi hanno una popolazione a maggioranza buddista: il Myanmar e lo Sri Lanka. Negli altri 22 la maggioranza è cristiana: Burundi, Camerun, Eswatini, Etiopia, Ghana, Kenya, Liberia, Malawi, Sud Sudan, Tanzania, Togo, Uganda, Zambia, Zimbabwe, Grenada, Guyana, Jamaica, Kiribati, Papua Nuova Guinea, Samoa, Isole Solomon e Tonga.
In Uganda, per esempio, quasi il 90 per cento degli abitanti è cristiano. Qui nel 2023 è stata approvata una contestata legge che prevede il carcere per i rapporti omosessuali e, in alcuni casi, persino l’ergastolo o la pena di morte. In Tanzania, dove il 64 per cento della popolazione è cristiano, la legge criminalizza i rapporti sessuali fra persone dello stesso sesso sia maschili che femminili. La norma più severa è quella che riguarda i cosiddetti “atti contro natura”, puniti anche con l’ergastolo. In Jamaica, dove quasi il 70 per cento dei cittadini è cristiano, sono ancora in vigore le leggi introdotte durante l’epoca coloniale contro gli omosessuali, sebbene siano raramente applicate (lo stesso discorso vale anche per altri Paesi). In Malawi, dove quasi il 90 per cento della popolazione è cristiana, l’omosessualità è punita con 14 anni di reclusione e pene corporali. In Burundi, dove il 95 per cento degli abitanti è cristiano, l’omosessualità è un reato dal 2009. Quell’anno, con l’approvazione del codice penale, il Paese ha criminalizzato le relazioni tra persone dello stesso sesso per la prima volta da quando ha ottenuto l’indipendenza nel 1962.
Ricapitolando: non è corretto affermare, come fa Salvini, che solo i Paesi islamici prevedono pene per l’omosessualità, perché esistono molti Stati a maggioranza cristiana o buddista che mantengono leggi simili.
In realtà la situazione è diversa. Al di là dei regimi islamici dove l’omosessualità è perseguita, esistono anche altri Stati non islamici che prevedono pene severe per le relazioni tra persone dello stesso sesso.
Per verificare la dichiarazione di Salvini abbiamo messo a confronto i dati di due fonti. Da una parte abbiamo consultato il database del Pew Research Center, un centro studi statunitense che periodicamente analizza la diffusione delle religioni nei vari Paesi del mondo. Dall’altra abbiamo esaminato la mappa dello Human Dignity Trust, che raccoglie le informazioni aggiornate sui Paesi che criminalizzano l’omosessualità. Lo Human Dignity Trust è un’organizzazione con sede nel Regno Unito che si occupa di promuovere e difendere i diritti delle persone LGBT+ attraverso azioni legali e attività di monitoraggio internazionale.
Secondo queste fonti, tra i Paesi che puniscono l’omosessualità con il carcere o addirittura con la pena di morte ci sono molti Stati africani, del Medio Oriente e dell’Asia a maggioranza musulmana, come l’Iran e l’Arabia Saudita. Tra i territori a maggioranza musulmana che vietano l’omosessualità c’è anche la Palestina, dove è prevista una pena di dieci anni di reclusione. Ma non si tratta solo di questi.
In base alle nostre verifiche, almeno altri 24 Paesi hanno leggi che puniscono con multe e con il carcere – e in alcuni casi anche con la pena di morte – i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Due di questi Paesi hanno una popolazione a maggioranza buddista: il Myanmar e lo Sri Lanka. Negli altri 22 la maggioranza è cristiana: Burundi, Camerun, Eswatini, Etiopia, Ghana, Kenya, Liberia, Malawi, Sud Sudan, Tanzania, Togo, Uganda, Zambia, Zimbabwe, Grenada, Guyana, Jamaica, Kiribati, Papua Nuova Guinea, Samoa, Isole Solomon e Tonga.
In Uganda, per esempio, quasi il 90 per cento degli abitanti è cristiano. Qui nel 2023 è stata approvata una contestata legge che prevede il carcere per i rapporti omosessuali e, in alcuni casi, persino l’ergastolo o la pena di morte. In Tanzania, dove il 64 per cento della popolazione è cristiano, la legge criminalizza i rapporti sessuali fra persone dello stesso sesso sia maschili che femminili. La norma più severa è quella che riguarda i cosiddetti “atti contro natura”, puniti anche con l’ergastolo. In Jamaica, dove quasi il 70 per cento dei cittadini è cristiano, sono ancora in vigore le leggi introdotte durante l’epoca coloniale contro gli omosessuali, sebbene siano raramente applicate (lo stesso discorso vale anche per altri Paesi). In Malawi, dove quasi il 90 per cento della popolazione è cristiana, l’omosessualità è punita con 14 anni di reclusione e pene corporali. In Burundi, dove il 95 per cento degli abitanti è cristiano, l’omosessualità è un reato dal 2009. Quell’anno, con l’approvazione del codice penale, il Paese ha criminalizzato le relazioni tra persone dello stesso sesso per la prima volta da quando ha ottenuto l’indipendenza nel 1962.
Ricapitolando: non è corretto affermare, come fa Salvini, che solo i Paesi islamici prevedono pene per l’omosessualità, perché esistono molti Stati a maggioranza cristiana o buddista che mantengono leggi simili.