Il 15 febbraio il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha scritto sui social network che i morti negli incidenti stradali in Italia sono calati nei primi due mesi in cui è entrata in vigore la riforma del Codice della strada. «Codice della strada: dopo due mesi incidenti in calo del 6 per cento», ha scritto Salvini, rilanciando una nota del suo ministero. «Rispetto al 2024 le vittime sono 55 in meno». Già altre volte, nelle scorse settimane, il leader della Lega ha detto che i morti in strada sono diminuiti grazie alle novità del Codice della strada. Il problema è che i numeri citati dal ministro continuano a essere parziali e il periodo di tempo considerato è troppo limitato per dimostrare che le regole più severe hanno ridotto gli incidenti, tra cui quelli mortali.

In una nota, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha scritto che gli incidenti stradali sono calati tra il 14 dicembre 2024 – giorno in cui è entrata in vigore la riforma del Codice della strada – e il 13 febbraio 2025. «Il bilancio a due mesi dall’entrata in vigore del decreto sicurezza stradale e nuove regole per il codice della strada è ancora una volta decisamente positivo e conferma un trend soddisfacente», si legge nella nota. Nel periodo di tempo analizzato, gli incidenti stradali sono scesi del 6 per cento rispetto allo stesso periodo a cavallo tra il 2023 e il 2024. I morti sono scesi da 227 a 172, con un calo di 55 unità. 

Le fonti di questi numeri, ha spiegato il ministero, sono la polizia stradale e i carabinieri. E qui c’è il primo problema nei risultati rivendicati da Salvini. Come abbiamo spiegato in un altro fact-checking, i dati forniti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti non forniscono un quadro completo perché non conteggiano gli incidenti stradali e i morti registrati dalla polizia locale. Al momento questi dati della polizia locale non sono disponibili, così come non sono disponibili i dati completi sui morti negli incidenti stradali nel 2024, che ISTAT pubblicherà nei prossimi mesi.

Il secondo problema del messaggio di Salvini riguarda il periodo di  tempo considerato. Non basta confrontare, anche in modo approssimativo, i dati sugli incidenti e sui morti di due mesi per trarre conclusioni attendibili sul contributo della riforma del Codice della strada. I dati – al di là della loro incompletezza – possono risentire di fluttuazioni casuali legate a fattori contingenti, come condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli o sfavorevoli. Un’analisi basata su intervalli di tempo troppo ristretti rischia di essere influenzata da queste variabili e potrebbe non rappresentare un cambiamento strutturale o duraturo. In ogni caso, per attribuire con certezza il merito a un intervento legislativo, servono studi approfonditi in grado di isolare l’influenza di fattori indipendenti della riforma e dimostrare un legame causale diretto tra le nuove regole e la riduzione degli incidenti.

Al di là di queste osservazioni, è possibile che le norme più severe introdotte nel Codice della strada abbiano contribuito finora a una riduzione degli incidenti stradali e dei morti, ma per dimostrarlo servono dati più solidi. Un eventuale contributo della riforma del Codice della strada nel calo dell’incidentalità e della mortalità si inserisce comunque in una dinamica di continuo calo, in atto da oltre vent’anni. Secondo i dati ISTAT più aggiornati, nel 2023 i morti in strada sono stati 3.039, meno del periodo precedente alla pandemia di COVID-19, quando le restrizioni hanno limitato gli spostamenti, e di conseguenza le morti sulla strada.