I partiti di centro sono stati una delusione alle elezioni degli ultimi 20 anni

Numeri alla mano, dalle politiche del 2001 in poi nessuno è riuscito a costruire una lista centrista di successo
ANSA/ANGELO CARCONI
ANSA/ANGELO CARCONI
Alle elezioni del 25 settembre l’obiettivo dichiarato della lista unica composta da Azione e Italia Viva è quello di bloccare la formazione di un governo di centrodestra o di centrosinistra, per poter dare vita a un secondo governo guidato da Mario Draghi. 

A oggi i sondaggi danno alla coalizione di Carlo Calenda e Matteo Renzi tra il 4 e il 6 per cento dei consensi (per esempio, qui, qui e qui), percentuali che al momento rendono l’obiettivo dei due leader parecchio ambizioso. Numeri alla mano, i risultati delle liste centriste alle elezioni politiche degli ultimi vent’anni non sembrano essere di buon auspicio.

Le elezioni del 2001

Le elezioni del 2001 si sono tenute con il cosiddetto “Mattarellum”, la legge elettorale che assegnava il 75 per cento dei seggi con il metodo maggioritario e il 25 per cento con quello proporzionale. Oltre vent’anni fa, la coalizione di centrodestra ottenne una netta vittoria, con il 49,6 per cento dei voti, raccogliendo poco meno del 60 per cento dei seggi alla Camera.

In quelle elezioni non c’era una forte lista centrista candidata al di fuori dei due grandi poli, la Casa delle libertà guidata da Silvio Berlusconi e L’Ulivo di Francesco Rutelli. Dentro la coalizione di centrodestra si presentò la lista formata da Centro cristiano democratico e Cristiani democratici uniti, che ottenne il 3,2 per cento, mentre fuori dalle coalizioni c’erano delle liste di ispirazione centrista come Italia dei valori, con il 3,9 per cento, e la Lista “Emma Bonino”, con il 2,4 per cento. Il tentativo di costruire un polo centrista fu condotto dall’ex segretario della Cisl Sergio D’Antoni, che con Democrazia europea ottenne solo il 2,4 per cento dei consensi.

Le elezioni del 2006

Alle elezioni del 2006 gli schieramenti elettorali cambiarono, così come la legge elettorale. Questa volta si votò con il cosiddetto “Porcellum”, che assegnava un premio di maggioranza al primo partito. Le elezioni videro prevalere L’Unione guidata da Romano Prodi, che superò la Casa delle libertà con 25 mila voti in più alla Camera e 500 mila al Senato. 

Le elezioni videro contrapposti solo centrosinistra e centrodestra, entrambi allargati a vari partiti. In questo caso c’erano diverse liste di ispirazione centrista nelle due coalizioni: con il centrodestra c’era l’Unione di centro di Pierferdinando Casini, che ottenne il 6,8 per cento dei voti, mentre con il centrosinistra i Popolari Udeur, che si fermarono all’1,4 per cento dei voti.

Le elezioni del 2008

A seguito della caduta del governo Prodi, le elezioni del 2008 videro nuovamente la vittoria del centrodestra guidato da Berlusconi. Al voto, oltre ai due schieramenti, si presentò anche l’Unione di centro nuovamente guidata da Casini, che ottenne il 5,6 per cento dei consensi, un dato in linea con quello che prevedevano i sondaggi. L’Udc ottenne i migliori risultati nelle regioni meridionali arrivando al 9 per cento in Sicilia (con un picco del 14 per cento ad Agrigento) e all’8 per cento in Calabria e Puglia, mentre nelle regioni settentrionali si fermò a risultati sotto la media nazionale, con un minimo del 3,8 per cento in Liguria. 

Le elezioni del 2013

Alle elezioni del 2013 si presentò un quarto polo elettorale, formato dalla coalizione “Con Monti per l’Italia”, composta da Scelta civica del presidente del Consiglio uscente Mario Monti, dall’Unione di centro di Casini e da Futuro e libertà per l’Italia di Gianfranco Fini. La coalizione ottenne il 10,6 per cento dei consensi, ma con forti squilibri interni: Scelta civica prese infatti l’8,3 per cento, l’Udc l’1,8 per cento e Fli si fermò allo 0,5 per cento, senza prendere parlamentari. 

In quelle elezioni i sondaggi sovrastimarono in modo sistematico il sostegno alla coalizione di Monti. L’ultimo sondaggio pubblicato da Tecnè gli attribuiva, per esempio, il 15,1 per cento, mentre per Swg il 13,7 per cento. Si trattava comunque di percentuali all’interno del margine di errore

Dopo il voto, Scelta Civica decise di sostenere il governo guidato da Enrico Letta: tra i vari esponenti a entrare nel governo ci fu proprio Carlo Calenda, nominato viceministro dello Sviluppo economico.

Le elezioni del 2018

Alle elezioni del 2018 si è votato per la prima volta con il cosiddetto “Rosatellum” e nessuno schieramento ne è uscito vincitore, fatto che poi portò alla nascita del primo governo guidato da Giuseppe Conte, sostenuto dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle.

Cinque anni fa non si presentò alcuna coalizione o lista di centro, ma solo alcune liste di ispirazione centrista all’interno delle due coalizione di centrodestra e centrosinistra. Nella prima c’era Noi con l’Italia-Udc di Maurizio Lupi, mentre nella seconda Più Europa di Emma Bonino e Civica popolare di Beatrice Lorenzin. 

Le liste centriste furono deludenti: Noi con l’Italia si fermò all’1,3 per cento alla Camera, Più Europa al 2,6 per cento e Civica Popolare allo 0,5 per cento. Quest’ultima percentuale fu la più fallimentare perché essendo sotto l’1 per cento i voti andarono persi. Il Rosatellum prevede infatti che se una lista è in coalizione e prende tra l’1 e il 3 per cento i suoi voti vadano alle liste sopra lo sbarramento, mentre sotto l’1 per cento sono voti che non contano nulla. 

In questo caso i sondaggi furono abbastanza corretti nel prevedere il risultato di Civica popolare, che era data tra lo 0,5 e l’1 per cento, così come quello di Più Europa, che oscillava tra il 2,3 e il 3,5 per cento (ma nella maggior parte era sotto il 3 per cento), mentre sovrastimarono Noi con l’Italia, data tra l’1,8 e il 3 per cento. In generale, il 2018 è stato un pessimo anno per i sondaggi elettorali.

In conclusione

Le elezioni degli ultimi vent’anni mostrano che in Italia nessun politico è mai riuscito a costruire un terzo polo o una lista centrista di successo. Il miglior risultato è stato ottenuto dalla coalizione guidata da Mario Monti nel 2013.

Nel 2001, 2006 e 2018 non si è presentato un terzo polo all’infuori delle principali coalizioni e le liste di ispirazione centrista hanno ottenuto risultati deludenti. Inoltre, spesso le liste centriste sono state sopravvalutate dai sondaggi. 

Parte del fallimento delle liste centriste può essere ricondotto alla spinta maggioritaria e verso un sistema bipolare che le diverse leggi elettorali hanno dato negli ultimi vent’anni. I partiti sono infatti spinti a coalizzarsi e non a presentarsi da soli alle urne.

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