La retromarcia del governo sulla direttiva Ue per le case

I partiti della maggioranza si dicono contrari, ma a fine ottobre, quando si era raggiunto l’accordo nel Consiglio dell’Ue, il ministro Pichetto Fratin aveva espresso soddisfazione
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Il 18 gennaio il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi ha criticato su Facebook la proposta di direttiva della Commissione europea sulle prestazioni energetiche degli edifici privati. «Forza Italia si batterà in tutte le sedi contro la direttiva Ue sulla riqualificazione degli edifici, proprio perché noi crediamo nell’Europa e vorremmo che si evitassero alcuni gravi errori, che danno argomenti ai nemici dell’integrazione europea», ha dichiarato Berlusconi. Negli scorsi giorni posizioni simili sono state espresse anche dagli altri due partiti al governo, Fratelli d’Italia e Lega. 

Alla fine di ottobre, però, quando era in carica da pochi giorni, il governo Meloni in Europa aveva preso una posizione opposta, più favorevole, durante le trattative sulla direttiva.

Di che cosa stiamo parlando

A dicembre 2021 la Commissione Ue ha presentato una proposta per modificare la direttiva europea che riguarda le prestazioni energetiche degli edifici. Come spiega il sito ufficiale dell’Unione europea, una direttiva «è un atto giuridico che stabilisce un obiettivo che tutti i Paesi dell’Ue devono conseguire», con un certo margine di autonomia, dato che «spetta ai singoli Paesi definire attraverso disposizioni nazionali» come conseguire l’obiettivo fissato a livello comunitario. In questo caso la direttiva fa parte del pacchetto Fit for 55, o in italiano “Pronti per il 55 per cento”, un insieme di provvedimenti pensati per ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030. 

Lo scorso 25 ottobre 2022 il Consiglio dell’Ue, che insieme al Parlamento europeo negozia gli atti legislativi proposti dalla Commissione, ha raggiunto un accordo (definito “orientamento generale”) sulla proposta di revisione della direttiva. Tra le altre cose, il Consiglio dell’Ue ha deciso che dal 2030, salvo alcune eccezioni, tutti gli edifici nuovi dovranno essere a emissioni zero (quelli degli enti pubblici a partire dal 2028). Per incentivare le ristrutturazioni ed eliminare gli edifici con le prestazioni energetiche peggiori, il Consiglio dell’Ue ha poi stabilito che entro determinati anni gli edifici residenziali esistenti, ossia le case private, debbano raggiungere determinate prestazioni energetiche. Il tutto puntando alle emissioni zero entro il 2050.

Il testo della direttiva non è ancora quello definitivo: l’annuncio di ottobre 2022 ha permesso di avviare i negoziati con il Parlamento europeo e una volta raggiunto l’accordo politico tra le due istituzioni, sottolinea il sito del Consiglio dell’Ue, «il testo definitivo sarà formalmente adottato dal Consiglio e dal Parlamento». 

Come spiegato da Il Sole 24 Ore, il 9 febbraio la direttiva arriverà alla Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo, dove il testo sarà esaminato, con la votazione di centinaia di emendamenti proposti dai partiti di tutta l’Ue. Se non ci saranno intoppi, il provvedimento potrebbe essere votato nell’aula del Parlamento europeo, in plenaria, a marzo.

Come la pensava il governo a ottobre

Secondo i critici della direttiva, tra cui ci sono i partiti della maggioranza e alcune associazioni di categoria, la direttiva che si sta discutendo nell’Ue rischia di generare costi troppo alti per chi è proprietario di un immobile. Senza entrare tra i pro e i contro del provvedimento, è interessante notare come si era espresso lo stesso governo Meloni al Consiglio dell’Ue del 25 ottobre 2022, quando è stato aggiunto l’accordo sulla proposta di revisione della direttiva.

In quell’occasione si erano riuniti i ministri dell’Energia dei 27 Stati membri dell’Ue: per l’Italia aveva partecipato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, di Forza Italia, entrato in carica solo tre giorni prima, il 22 ottobre (curiosità: in un primo momento, Pichetto Fratin era stato nominato per errore ministro della Pubblica amministrazione). Durante l’incontro con gli altri ministri, Pichetto Fratin aveva espresso «apprezzamento da parte dell’Italia» sul testo su cui si era raggiunto l’accordo, dicendo che «il compromesso rende un po’ più agevole la riqualificazione degli edifici esistenti non residenziali» [1]. Per quanto riguarda la parte sugli edifici residenziali esistenti, «la proposta della presidenza rappresenta un compromesso, un equilibrio, tra ambizione e fattibilità, in uno spirito che possiamo quindi accettare», aveva aggiunto il ministro del governo Meloni, concludendo così il suo intervento: «Segnaliamo anche la possibilità di interventi che però non accentuino ulteriori inasprimenti degli obiettivi, in quanto non sarebbero compatibili e non saremo qui disponibili ad accettare un orientamento di questo tipo della direttiva».
Grafico 1. Che cosa prevede l’accordo sulla direttiva – Fonte: Consiglio dell’Ue
Grafico 1. Che cosa prevede l’accordo sulla direttiva – Fonte: Consiglio dell’Ue
[1] Cliccare sulla bandiera italiana nella parte su “Energy performance of buildings”.

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