Domenica 16 gennaio si sono tenute a Roma le elezioni suppletive per il seggio lasciato libero alla Camera da Roberto Gualtieri, eletto sindaco della Capitale lo scorso ottobre. A vincere con ampio margine è stata Cecilia D’Elia, la candidata del Partito democratico supportata anche da altri partiti di centrosinistra. Ma molti esponenti di Italia viva, tra cui il leader Matteo Renzi, hanno celebrato parecchio il risultato del loro candidato Valerio Casini, terzo arrivato.

«Ci prendevano in giro sul 2 per cento. Poi mettiamo il simbolo di Italia viva a Roma 1 e prendiamo il 13 per cento. Italia viva vale il 13 per cento, chi vive di sondaggi non vale niente», ha scritto Renzi su Twitter il 17 gennaio, criticando chi da mesi, basandosi appunto sui sondaggi politici, dà il suo partito intorno al 2 per cento a livello nazionale. «Ai fatti delle elezioni – e non alle chiacchiere dei sondaggi – Italia viva prende il 13 per cento», ha commentato lo stesso giorno su Twitter Luigi Marattin, deputato di Iv e presidente della Commissione Finanze alla Camera. «Un indizio che se ci si organizza e se si mettono insieme i riformisti liberali, quest’area politica ha un futuro davanti».

Senza voler sminuire la lettura politica data da Iv al voto, i numeri delle urne mostrano che questo entusiasmo, vista l’altissima astensione, sembra essere eccessivo.

Ha votato un avente diritto su dieci

D’Elia ha vinto con 12.401 voti, prendendo oltre il 59,4 per cento delle preferenze. Al secondo posto è arrivata Simonetta Matone, candidata del centrodestra e supportata da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, con 4.678 voti, il 22,4 per cento circa. Casini, supportato da Iv e da Azione di Carlo Calenda, ha invece ottenuto 2.698 voti, il 12,9 per cento dei voti. Questa percentuale corrisponde sì al «13 per cento» citato da Renzi e Marattin, ma questi risultati vanno contestualizzati con il numero di persone che è andato a votare.

Le elezioni suppletive si sono infatti tenute nel collegio uninominale di Roma 1, che raggruppa 25 tra rioni e quartieri capitolini. Gli aventi diritto al voto erano oltre 185 mila cittadini romani: alle urne ne sono andati circa 21 mila, ossia l’11,3 per cento. Nelle scorse suppletive di marzo 2020, quando fu eletto Gualtieri, l’affluenza era stata del 17,6 per cento.

In base ai numeri visti prima, dunque, i voti presi da Casini equivalgono a circa l’1,5 per cento degli aventi diritto di voto, mentre quelli di D’Elia e Matone equivalgono rispettivamente al 6,7 per cento e al 2,5 per cento.

In conclusione, trarre conclusioni di carattere generale da elezioni che hanno riguardato un singolo seggio alla Camera, in cui ha votato un elettore su dieci, rischia di dare un quadro distorto dei reali consensi di cui godono i partiti a livello nazionale.