Nelle ultime settimane una nuova variante del coronavirus Sars-CoV-2 sta preoccupando la comunità scientifica per le sue possibili conseguenze sullo sviluppo della pandemia. Stiamo parlando della variante B.1.617.2, che è derivata dalla cosiddetta “variante indiana” (B.1.617), quella considerata responsabile della seconda ondata che ha colpito l’India da marzo in poi.
Secondo i dati più recenti dell’Istituto superiore di sanità (Iss), a metà maggio la presenza della variante indiana (considerando sia la B.1.617.2 che la B.1.617) era pari all’1 per cento dei nuovi contagi in Italia. Sembra una percentuale irrisoria, ma come vedremo tra poco, nel Regno Unito questa variante sta diventando quella dominante, sostituendo la cosiddetta “variante inglese”.
Ma che cosa c’è da sapere per capire le possibili conseguenze di questa nuova variante? Che caratteristiche ha e può essere contenuta dai vaccini? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza.
Secondo i dati più recenti dell’Istituto superiore di sanità (Iss), a metà maggio la presenza della variante indiana (considerando sia la B.1.617.2 che la B.1.617) era pari all’1 per cento dei nuovi contagi in Italia. Sembra una percentuale irrisoria, ma come vedremo tra poco, nel Regno Unito questa variante sta diventando quella dominante, sostituendo la cosiddetta “variante inglese”.
Ma che cosa c’è da sapere per capire le possibili conseguenze di questa nuova variante? Che caratteristiche ha e può essere contenuta dai vaccini? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza.