La proposta di legge per migliorare i dati sulla violenza di genere non convince tutti

Il testo, dopo essere stato approvato dal Senato, sarà a breve esaminato anche dalla Camera. Abbiamo raccolto le critiche di alcune associazioni e le opinioni delle relatrici dell’iniziativa
Flashmob in occasione della manifestazione “Uomini contro la violenza di genere con la mascherina rossa” del 4 marzo 2021 a Roma. Fonte: ANSA/ANGELO CARCONI
Flashmob in occasione della manifestazione “Uomini contro la violenza di genere con la mascherina rossa” del 4 marzo 2021 a Roma. Fonte: ANSA/ANGELO CARCONI
Aggiornamento 27 aprile, ore 17:30 – La Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge, con 309 voti favorevoli.
Il 26 aprile, la Camera dei deputati inizierà l’esame di un disegno di legge che punta a migliorare le rilevazioni statistiche sulla violenza di genere in Italia. Il testo è stato presentato in Senato a marzo del 2020 dalla senatrice Valeria Valente (Partito democratico) e da altri 19 firmatari di vari partiti, sia di maggioranza che di opposizione, ed è stato approvato in prima lettura il 25 novembre 2020 senza alcun voto contrario (243 favorevoli su 243 votanti). Quasi due anni dopo, il 17 marzo 2022, il testo ha ottenuto il via libera sia della Commissione Giustizia sia della Commissione Affari sociali della Camera e, in seguito, ha ricevuto anche il parere favorevole della Commissione Affari costituzionali, della Commissione Bilancio e della Commissione parlamentare per le questioni regionali. 

Secondo le relatrici del testo l’iniziativa è un passo avanti verso una piena comprensione della violenza di genere. Al contrario, secondo alcune organizzazioni che si battono per la trasparenza e la pubblicità dei dati, il disegno di legge trascura alcune categorie di persone, dagli omosessuali fino alle donne con disabilità, e non prevede nuovi investimenti. 

Che cosa c’è scritto nel disegno di legge

Tra le varie cose, il testo prevede (art. 2) di realizzare ogni tre anni un’indagine campionaria, ossia su un gruppo di persone, riguardo la violenza contro le donne. L’indagine dovrebbe essere organizzata dall’Istat e dal Sistema nazionale statistico italiano (Sistan), la rete di soggetti pubblici e privati che contribuiscono a fornire dati a livello nazionale, come le camere di commercio e i comuni. L’indagine dovrà essere composta dagli stessi quesiti previsti dall’Indagine sulla sicurezza delle donne, una ricerca che l’Istat conduce dal 2006 a cadenza occasionale, non regolare nel tempo, e sarà compito del ministro per le Pari opportunità integrarli con altri quesiti, a seconda delle esigenze di rilevazione. «Questa indagine servirà a capire soprattutto le motivazioni che portano un uomo a compiere una violenza nei confronti di una donna in quanto donna e il rapporto tra la vittima e l’autore della violenza», ha spiegato a Pagella Politica la deputata Stefania Ascari (Movimento 5 stelle), relatrice del testo in Commissione Giustizia alla Camera.

Il disegno di legge obbliga (art. 4) poi tutte le strutture sanitarie a comunicare al sistema statistico nazionale i dati riguardo i casi di soccorso a donne che hanno subito violenza e punta a creare (art. 5) un sistema di monitoraggio interministeriale, ossia un database gestito dal Ministero della Giustizia, da quello dell’Interno e dal Garante per la privacy. «Questo sistema ci permetterà di censire i dati riguardanti tutti quei reati legati alla violenza contro le donne, con particolare attenzione a quelli che consentono di ricostruire la relazione esistente tra l’autore e la vittima del reato, la loro età e le circostanze in cui avviene il fatto», ha spiegato a Pagella Politica la deputata Mara Lapia (M5s), relatrice del disegno di legge in Commissione Affari sociali. 

In più, il testo del disegno di legge prevede (art. 7) la realizzazione, da parte dell’Istat e del Sistan, di indagini specifiche sui centri antiviolenza e sulle case rifugio. «È evidentemente un testo che migliora l’attuale sistema di raccolta dati, implementandolo, anche alla luce del monitoraggio effettuato dall’Istat negli ultimi anni sui numeri relativi alla violenza di genere e, nello specifico, alla violenza contro le donne», ha dichiarato a Pagella Politica la deputata Lapia.

Violenza di genere, ma quale genere?

Nonostante l’ampio sostegno parlamentare, il disegno di legge ha attirato le critiche di alcune organizzazioni che si battono per una maggiore trasparenza e accuratezza dei dati riguardo la parità di genere. «Questo testo è un passo in avanti perché consolida alcune indagini già attive da anni e ne introduce di nuove, ma non prevede l’elaborazione di dati disaggregati, ossia specifici, sugli atti di violenza contro persone con diversi orientamenti sessuali ed identità di genere, che non sono mai menzionate nel testo del disegno di legge», ha spiegato a Pagella Politica Giulia Sudano, presidente del think tank “Period”, un’organizzazione femminista che promuove l’equità di genere attraverso la trasparenza e la disponibilità dei dati.

Il 28 marzo, il centro “Informare un-H”, un’associazione che si batte per i diritti delle persone con disabilità, ha lanciato la campagna “Dateci i dati”, per chiedere che le indagini campionarie si concentrino anche sui casi di violenza contro le donne affette da disabilità e sull’accessibilità dei luoghi e dei servizi antiviolenza. Al momento, infatti, il testo del disegno di legge non prevede esplicitamente una raccolta dati specifica per queste categorie di persone. 

«Il testo non vuole trascurare nessuno, ma punta ad approfondire la questione della violenza contro le donne perché, come abbiamo visto negli ultimi anni, sono le donne a essere il più delle volte oggetto di violenza da parte degli uomini», ha ribattuto a Pagella Politica la relatrice Ascari. «Il testo non trascura nemmeno le donne affette da disabilità perché, nel momento in cui le varie strutture comunicheranno al sistema statistico nazionale i dati riguardo i casi di violenza, segnaleranno tutti i dettagli riguardo le vittime, compresi i casi di persone affette da disabilità», ha aggiunto la deputata.

Zero investimenti?

Le associazioni femministe hanno sollevato poi il problema degli investimenti. «Il testo del disegno di legge non prevede al momento alcun capitolo di spesa, neppure per i centri antiviolenza, dove molte persone lavorano su base volontaria, ed è difficile pensare che si possa migliorare il nostro sistema di raccolta dati senza nuovi investimenti da parte dello Stato», ha detto a Pagella Politica la presidente di “Period” Sudano. 

«Il tema delle risorse è delicato, e sicuramente bisognerà fare di più», ha replicato la deputata Ascari. «Credo però che la violenza di genere si debba combattere prima di tutto con l’educazione e la formazione, ed è per questo che sarebbe necessario introdurre il prima possibile l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole», ha concluso. 

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