Il 15 gennaio, in un’intervista a Il Giornale, il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato una serie di cambiamenti significativi per la scuola italiana, suscitando un vivace dibattito nel mondo accademico e nell’opinione pubblica. Tra i cambiamenti più discussi ci sono la reintroduzione del latino a partire dalla seconda media come opzione curricolare, una maggiore attenzione alla storia italiana ed europea rispetto a quella di altre culture, la valorizzazione della letteratura già dalla scuola primaria, con accenni a «epica classica, mitologia greca e orientale ma anche saghe nordiche» e il ritorno delle poesie da imparare a memoria.
Le nuove “Indicazioni nazionali per il curricolo”, ossia il regolamento con cui il Ministero dell’Istruzione e del Merito fissa gli obiettivi generali dei programmi scolastici dei singoli istituti, entreranno in vigore con l’anno scolastico 2026-27. Nel corso dell’intervista, Valditara ha affermato che le novità inserite nelle nuove Indicazioni Nazionali prendono «il meglio della nostra tradizione per una scuola capace di costruire il futuro». Valditara ha inoltre sottolineato che «studiare il latino vuol dire andare alle radici della lingua italiana e del significato delle parole», aggiungendo che l’obiettivo è costruire «una scuola seria, proiettata verso il futuro e attenta all’educazione critica dei nostri ragazzi».
Abbiamo esaminato diversi studi per valutare se la proposta di Valditara sia supportata da evidenze scientifiche. In breve: il latino può contribuire allo sviluppo del vocabolario nella lingua madre di una persona, ma gli effetti sull’apprendimento delle lingue straniere o il potenziamento delle capacità analitiche rimangono poco chiari.
Le nuove “Indicazioni nazionali per il curricolo”, ossia il regolamento con cui il Ministero dell’Istruzione e del Merito fissa gli obiettivi generali dei programmi scolastici dei singoli istituti, entreranno in vigore con l’anno scolastico 2026-27. Nel corso dell’intervista, Valditara ha affermato che le novità inserite nelle nuove Indicazioni Nazionali prendono «il meglio della nostra tradizione per una scuola capace di costruire il futuro». Valditara ha inoltre sottolineato che «studiare il latino vuol dire andare alle radici della lingua italiana e del significato delle parole», aggiungendo che l’obiettivo è costruire «una scuola seria, proiettata verso il futuro e attenta all’educazione critica dei nostri ragazzi».
Abbiamo esaminato diversi studi per valutare se la proposta di Valditara sia supportata da evidenze scientifiche. In breve: il latino può contribuire allo sviluppo del vocabolario nella lingua madre di una persona, ma gli effetti sull’apprendimento delle lingue straniere o il potenziamento delle capacità analitiche rimangono poco chiari.