Che cosa ci dicono i numeri
Considerando tutti i settori economici e calcolando la variazione tra il 2010 e il 2017, risulta che la Germania sia cresciuta di 7,2 punti, mentre l’Italia di 1,7. Per quanto riguarda il settore manifatturiero, invece, le variazioni sono, rispettivamente del 12,5 e 9,8. Il differenziale tra i due Paesi, insomma, esiste ma non sembra corrispondere ai numeri riportati da Vincenzo Boccia.
Se allarghiamo il periodo del confronto e guardiamo alla variazione tra il 2000 e il 2017, invece, nel caso della Germania si nota una variazione di ben 18,53 punti (totale economia), rispetto al (misero) incremento di 1,58 punti dell’Italia. Focalizzando l’attenzione sul settore manifatturiero e mantenendo lo stesso lasso di tempo, le variazioni sono pari, rispettivamente, a 34,01 e a 19,17 punti.
Insomma le parole del presidente di Confindustria, se riportate correttamente, potrebbero essere relative alla sola crescita del settore manifatturiero tedesco nel corso degli ultimi 17 anni: ma in quel periodo di tempo anche la produttività italiana è cresciuta (anche se meno), quindi non trova un corrispettivo l’affermazione per cui la produttività della Germania sia di «30 punti più alta di quella dell’Italia».
Per scrupolo, sulla base dei dati Ocse, abbiamo verificato anche indicatori quali la
produttività multifattoriale, ma non abbiamo trovato riscontro del differenziale di 30 punti.