È il primo vero strappo all’interno del governo presieduto da Mario Draghi. Il 21 aprile, nel corso del consiglio dei ministri che ha approvato il decreto “Riaperture”, la Lega ha deciso di astenersi. Nonostante faccia parte della maggioranza che sostiene l’esecutivo.
Vediamo che cos’è successo e qual è l’oggetto del contendere (nonostante del decreto, per ora, siano disponibili solo slide riassuntive e un comunicato stampa).
L’escalation prima del consiglio dei ministri
Il 21 aprile, già dal primo pomeriggio, il leader della Lega Matteo Salvini aveva lasciato filtrare il proprio malcontento su alcuni aspetti del nuovo decreto “Riaperture”, al centro di un consiglio dei ministri in programma alle 18.
In realtà i dubbi non venivano solo da parte leghista. Anche Italia viva, Forza Italia e i rappresentanti delle regioni chiedevano il prolungamento del coprifuoco di un’ora, dalle 22 alle 23, in vista della riapertura, anche a cena, dei ristoranti all’aperto.
Nel caso di Salvini, tuttavia, la sollecitazione ha presto preso la forma della minaccia di non votare il provvedimento. «Spero vengano accolte queste richieste perché votare qualcosa contro l’utilità e il buon senso non mi va, non me l’ha prescritto il dottore di votare qualcosa di cui non sono convinto – ha detto il segretario del Carroccio intervenendo alla maratona “No al blocco degli sfratti”, manifestazione organizzata da Confedilizia – Ho scritto a Draghi e mi auguro che prima del Cdm si arrivi a una soluzione di buon senso».
Fra le richieste della Lega c’era anche quella di estendere l’apertura dei ristoranti – prevista solo all’aperto – ai locali al chiuso.
Secondo un retroscena dell’agenzia Adnkronos il premier avrebbe replicato: «Le decisioni le abbiamo prese insieme, in cabina di regia», aggiungendo il proprio stupore per la posizione della Lega. «Francamente fatico a comprendere», sarebbero state le sue parole.
Quando nel corso del consiglio dei ministri, verso le 18, Giancarlo Giorgetti, titolare del dicastero allo Sviluppo economico e capo-delegazione della Lega, ha annunciato l’astensione del suo partito sul voto al decreto “Riaperture”, il presidente del Consiglio – secondo quanto riportano le indiscrezioni – si sarebbe limitato a commentare: «Prendiamo atto, è un precedente grave».
Per la prima volta, dall’insediamento del governo Draghi tre mesi fa, un partito interno alla maggioranza non ha approvato un decreto politicamente fondamentale per la linea dell’esecutivo.
Coprifuoco rivisto a metà maggio
Secondo quanto riportano i giornali, il decreto “Riaperture” – su cui al momento sono disponibili solo slide riassuntive e un comunicato stampa – ha esteso l’obbligo di coprifuoco alle 22 fino al 1° giugno 2021.
Tuttavia, già nel corso del consiglio dei ministri, si sarebbe previsto un “tagliando” al decreto legge a metà maggio, per valutare se i dati epidemiologici permetteranno di allentare ulteriormente le restrizioni, fra le quali lo stesso coprifuoco. In altri termini, l’imposizione di rientrare nelle proprie abitazioni entro le 22 potrebbe essere rivista già nelle prossime settimane.
Giustizia
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