Il contagio del nuovo coronavirus si sta espandendo in tutta Europa, mettendo a dura prova la tenuta dei sistemi sanitari e delle economie dei vari Paesi Ue. Per questa ragione, nei giorni scorsi è circolata l’ipotesi che il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) possa intervenire per dare assistenza finanziaria alle economie maggiormente colpite dall’epidemia, tra cui quella italiana.
Il leader della Lega Matteo Salvini ha però criticato questa opzione, affermando (min. 17:40) su Facebook il 17 marzo che, più che ricevere assistenza finanziaria, il nostro Paese dovrebbe riprendersi «i 58 miliardi di euro sborsati dagli italiani» a vari fondi europei.
Ma quanto ha versato l’Italia al Mes e agli altri meccanismi europei di stabilizzazione finanziaria? Questi soldi possono essere restituiti “a richiesta”, come lascia intendere Salvini?
Abbiamo verificato e, anche se le cifre sono corrette, la proposta dell’ex ministro dell’Interno non sembra essere percorribile.
Di che cosa stiamo parlando?
Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) – noto con il nome di “Fondo salva-Stati” – è stato istituito a ottobre 2012, sostituendo i precedenti European financial stability facility (Efsf) ed European financial stabilisation mechanism (Efsm).
Quest’ultimi erano dei fondi temporanei creati a giugno 2010 per soccorrere gli Stati dell’Eurozona che si erano trovati in difficoltà finanziarie durante la crisi economica successiva al 2008.
In maniera simile a quanto fatto dall’Efsf e dall’Efsm, il compito del Mes – pensato questa volta come strumento permanente – è quello di fornire assistenza finanziaria a quei Paesi dell’Eurozona che si trovano in una situazione di crisi economica e che, senza un intervento esterno, rischiano di non essere in grado di rifinanziare i propri debiti pubblici, minando così la stabilità dell’Unione monetaria europea.
Per assistere gli Stati in difficoltà il Mes ha disposizione una serie di strumenti di natura finanziaria: prestiti con programmi di aggiustamento macro-economico, acquisti sul mercato primario dei titoli di Stato, acquisti sul mercato secondario, linee di credito cautelative, prestiti per la ricapitalizzazione indiretta delle banche nazionali, e ricapitalizzazione diretta degli istituti finanziari. Strumenti che verranno in parte toccati dalla riforma del trattato del Mes, peraltro contestata proprio dalla Lega, se questa sarà approvata.
In ogni caso, ad oggi il Mes e l’Efsf – che continua a esistere come entità legale e condivide con il Mes sede e personale – hanno utilizzato solamente due tipi di strumenti: i prestiti con programmi di aggiustamento macro-economico (concessi a Grecia, Cipro, Irlanda e Portogallo) e prestiti per la ricapitalizzazione indiretta delle banche (concessi alla Spagna).
Tramite questi strumenti i due fondi hanno prestato tra il 2010 e il 2018 un totale di 295 miliardi di euro.
Ad oggi, i programmi di assistenza finanziaria si sono conclusi e nessun Paese è più in attesa di ricevere ulteriori fondi. Il ripagamento delle cifre ricevute finirà però solamente a maggio 2070, quando la Grecia rimborserà l’ultima tranche dei fondi prestati dall’Efsf nel periodo 2012-2015.
Quanti soldi ha dato l’Italia
Arriviamo adesso all’Italia e al contributo del nostro Paese a questi due fondi, e ai Paesi dell’Eurozona in generale.
Il trattato del Mes stabilisce che il capitale effettivamente versato da tutti i Paesi membri sia di poco superiore a 80,5 miliardi di euro. Di questi, il 17,79 per cento (pari a circa 14,3 miliardi di euro) è stato versato dall’Italia
Allo stesso tempo, l’allegato II del Trattato istitutivo riporta che l’Italia si è impegnata a sottoscrivere in caso di necessità fino a circa 125,4 miliardi di euro di capitale. Questi soldi si uniscono a quelli sottoscritti dagli altri membri del Mes (i Paesi dell’area euro), per un totale che l’articolo 8 del Trattato Mes ha stabilito essere inizialmente di circa 704,8 miliardi di euro. Ma sono, appunto, soldi ancora non versati.
Ai 14,3 miliardi al momento versati dal nostro Paese al Mes si aggiungono poi i fondi forniti agli altri Paesi dell’Eurozona sotto forma di prestiti bilaterali o di prestiti erogati tramite il Efsf. Secondo l’ultimo bollettino della Banca d’Italia “Finanza pubblica: fabbisogno e debito”, pubblicato a marzo 2020 sui dati di gennaio, se si sommano queste due voci – pari a 43,516 miliardi di euro – ai 14,331 miliardi forniti dal nostro Paese al Mes, si arriva a un totale di 57,847 miliardi di euro. Di fatto la cifra menzionata da Salvini.
L’eventuale restituzione
Abbiamo quindi visto che il leader della Lega riporta una cifra corretta. Ma questi soldi possono essere restituiti all’Italia, vista l’emergenza coronavirus? La risposta è molto probabilmente negativa.
I soldi dati all’Efsf e i prestiti bilaterali
L’Esfs è un fondo temporaneo che è stato sostituito, come detto dal Mes, ma che rimarrà in essere fino a che i Paesi che hanno ricevuto prestiti non li avranno rimborsati. Ciò significa che l’Italia riceverà indietro i fondi versati man mano che i Paesi restituiranno i prestiti ricevuti.
Anche se, come abbiamo detto, questo processo si concluderà solamente nel 2070, una piccola parte dei fondi destinati dall’Italia all’Efsf sono già stati rimborsati.
Infatti, consultando i dati forniti dalla Banca D’Italia scopriamo che le passività registrate sotto la voce “prestiti a stati membri dell’UEM (bilaterali o attraverso l’European Financial Stability Facility – EFSF)” sono passate dai 45,997,8 miliardi del gennaio 2015 (il livello massimo mai raggiunto) ai 43.516,4 miliardi (gennaio 2020) prima menzionati. Questo significa che al nostro Paese devono essere rimborsati 2,481 miliardi di prestiti in meno rispetto a quanto inizialmente fornito.
La ragione di questo calo è dovuto a due avvenimenti. Il primo, verificatosi nel febbraio 2015, è legato alla decisione della Grecia di restituire 10,9 miliardi di euro inizialmente ricevuti dall’Efsf. Il secondo, avvenuto nell’ottobre 2019, è invece stato causato dal rimborso anticipato di 2 miliardi di euro ricevuti tramite l’Efsf da parte del Portogallo.
In ogni caso, i fondi prestati dal nostro Paese tramite l’Efsf, così come i prestiti bilaterali, verranno restituiti sulla base dei piani di rientro contenuti negli accordi siglati tra i Paesi debitori e gli altri Paesi, tra cui si trova anche il nostro.
Trattandosi di diversi miliardi di euro, fondi che nel frattempo sono stati impiegati dai Paesi riceventi, e avendo concordato dettagliati piani di rientro lunghi diverse decine di anni, risulta difficile pensare, come suggerisce Salvini, che i Paesi debitori possano restituire a richiesta tutti questi fondi da un momento all’altro.
I soldi dati al Mes
Al contrario di quello dell’Efsf, il trattato del Mes non prevede un meccanismo di estinzione del fondo e la sua esistenza è legata permanente all’esistenza dell’Unione monetaria europea e, quindi, a quella dell’euro.
In altre parole, fintanto che l’Italia avrà come moneta l’euro e a meno che i Paesi firmatari non decidano di modificare il trattato istitutivo del Mes, il capitale da noi versato rimarrà a disposizione del Mes.
È quindi molto improbabile che i 14,3 miliardi di euro da noi versati verranno mai restituiti e lo è ancora di più il fatto che possano essere richiesti indietro a piacimento dai vari Paesi coinvolti. Servirebbe infatti una modifica all’unanimità del trattato istitutivo del Mes e non sembra che un’ipotesi del genere sia oggi realistica.
Conclusione
Il leader della Lega Matteo Salvini si è detto contrario a una possibile assistenza finanziaria da parte del Meccanismo europeo di stabilità all’Italia per contrastare le conseguenze economiche dell’emergenza coronavirus.
Al contrario, Salvini ha chiesto la restituzione dei 58 miliardi di euro che l’Italia ha versato in questi anni ai vari meccanismi europei per la stabilizzazione finanziaria dei Paesi dell’Area euro.
La cifra citata dal leader della Lega è corretta. Con 14,3 miliardi di euro versati al Mes e i 43,5 miliardi dati all’Efsf o prestati bilateralmente, l’Italia ha effettivamente versato una cifra vicina ai 58 miliardi citati da Salvini (pari, per l’esattezza, a 57,847 miliardi di euro).
Diversamente però da quanto suggerito da Salvini, la restituzione immediata di questi 58 miliardi è tecnicamente molto complicata, se non impossibile. Da una parte, i fondi prestati dall’Italia in maniera bilaterale o attraverso l’Esfs – fondi che nel frattempo questi Paesi hanno impiegato per rimettere in sesto i loro sistemi economici – verranno rimborsati secondo delle scadenze concordate tra i Paesi debitori e i Paesi creditori.
Dall’altra, il Mes, in quanto meccanismo permanente, non prevede il rimborso dei fondi ad esso versati. A meno che non si voglia suggerire un’improbabile uscita dall’euro del nostro Paese o uno smantellamento concordato all’unanimità del Meccanismo da parte degli altri Stati membri che vi partecipano, i fondi versati dall’Italia non sono rimborsabili.
Economia
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