Sulla settimana lavorativa corta i partiti d’opposizione non la pensano uguale

Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana hanno presentato quattro proposte di legge per ridurre l’orario di lavoro settimanale, con idee diverse tra loro
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A parole alcuni dei partiti all’opposizione del governo Meloni sono d’accordo sulla necessità di ridurre l’orario di lavoro settimanale. Sul come raggiungere questo obiettivo, però, non mancano le divergenze. 

A oggi in Parlamento sono state depositate quattro proposte di legge per ridurre l’orario di lavoro settimanale: tre alla Camera, da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana, e una al Senato dal Movimento 5 Stelle. Al momento i testi delle quattro proposte non sono ancora pubblicamente disponibili, ma Pagella Politica ha potuto leggerne il contenuto e controllare quali sono i punti in comune e le differenze.

L’orario lavorativo in Italia

Nel nostro Paese la durata della settimana lavorativa è stabilita in 40 ore da una legge del 1997. Un lavoratore può comunque essere chiamato a lavorare più di 40 ore in una settimana, purché questo parametro sia rispettato come media nel periodo preso come riferimento nel proprio contratto collettivo. In ogni caso l’orario lavorativo settimanale non può superare le 48 ore, come previsto dalla direttiva europea in materia. Al di là dei limiti massimi, secondo Eurostat nel 2022 gli italiani hanno lavorato in media 37,4 ore a settimana, in linea con la media europea di 37,5 ore di lavoro settimanali.

In questi giorni il tema della riduzione dell’orario di lavoro è al centro del dibattito politico soprattutto in Spagna, dove l’accordo di governo tra il Partito Socialista del presidente uscente Pedro Sánchez e la lista di sinistra Sumar ha tra le priorità la riduzione della settimana lavorativa da 40 a 37,5 ore. Anche in Francia e in Belgio l’orario di lavoro settimanale è inferiore alle 40 ore, ed è fissato rispettivamente in 35 e 38 ore.

La proposta di Sinistra Italiana

In Italia il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni è stato il primo deputato in questa legislatura a presentare una proposta di legge per ridurre l’orario di lavoro. Il testo, depositato il 13 ottobre 2022 e visionato da Pagella Politica, ricalca quello presentato nella scorsa legislatura insieme ad altri deputati di centrosinistra. La proposta di legge fissa la durata della settimana lavorativa a 34 ore, mantenendo invariato il salario. 

Per questo scopo si propone di istituire un “Fondo di incentivazione alla riduzione dell’orario di lavoro”, destinato ai datori di lavoro che per adeguarsi debbano ridurre di almeno il 10 per cento l’orario settimanale dei propri dipendenti o che si impegnino ad assumere nuovo personale. Il fondo sarebbe alimentato in parte da un’imposta sugli straordinari e in parte da un’imposta patrimoniale sui contribuenti con patrimoni superiori ai 3 milioni di euro.

La proposta del Movimento 5 Stelle

La proposta del presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte sulla settimana corta è stata presentata alla Camera il 15 marzo 2023. Pochi giorni più tardi, il 23 marzo, la senatrice del Movimento 5 Stelle Barbara Floridia ha depositato in Senato il suo disegno di legge sul tema. Nemmeno in questo caso i testi sono pubblicamente disponibili, ma fonti del Movimento 5 Stelle hanno fatto sapere a Pagella Politica che le proposte di Conte e Floridia sono identiche e saranno pubblicate a breve. La proposta del Movimento 5 Stelle è ridurre l’orario di lavoro fino a 32 ore settimanali, a parità di retribuzione, affidandosi allo strumento della contrattazione collettiva. Laddove le imprese decidano di ridurre l’orario di lavoro dei dipendenti, sia nel caso di trasformazione dei contratti sia nel caso di nuove assunzioni, è previsto un esonero contributivo fino a un massimo di 8 mila euro annui. L’esonero contributivo è la possibilità per il datore di lavoro di non versare in tutto o in parte i contributi previdenziali a suo carico. Nei giorni scorsi Conte ha pubblicato sui social network un video in cui visitava un’azienda di Trento che adotta la settimana lavorativa breve, rilanciando la sua proposta di legge e sostenendo che la riduzione dell’orario di lavoro «migliora la vita dei lavoratori e delle aziende».

La proposta del PD

La proposta di legge più recente sulla riduzione della settimana lavorativa risale al 20 ottobre ed è stata presentata dal deputato del Partito Democratico Arturo Scotto. Pagella Politica ha preso visione del testo, che non è ancora stato pubblicato sul sito della Camera. A differenza delle altre, la proposta di Scotto non stabilisce la durata esatta della settimana lavorativa ridotta, ma prevede incentivi per la stipulazione di contratti collettivi sperimentali che includano la riduzione dell’orario di lavoro, anche nella forma di turni su quattro giorni settimanali. In sostanza la determinazione dell’orario di lavoro ridotto spetterebbe alle imprese e ai sindacati che siglano il contratto collettivo. 

Come incentivo, ai datori di lavoro coinvolti nella sperimentazione verrebbe riconosciuto un esonero dal versamento dei contributi pari al 30 per cento del totale dovuto, che può arrivare al 40 per cento se le prestazioni lavorative sono considerate usuranti o gravose. Le agevolazioni sarebbero finanziate con il “Fondo nuove competenze”, di cui il testo prevede un incrementato di 100 milioni di euro per il 2024 e 200 milioni di euro sia nel 2025 sia nel 2026. Questo fondo, che attualmente permette alle imprese di sostenere la formazione dei dipendenti, assumerebbe dunque il nome di “Fondo nuove competenze, riduzione dell’orario di lavoro e nuove forme di prestazione lavorativa”.

Le differenze tra le proposte

Come già avvenuto per il salario minimo, le proposte di legge di Sinistra Italiana, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario sono diverse tra loro. Mentre le proposte di Conte e Fratoianni definiscono una durata precisa della settimana lavorativa breve, rispettivamente in 32 e 34 ore, quella del PD non la specifica, menzionando però la formula dei turni su quattro giorni. Nelle scorse settimane la segretaria del PD Elly Schlein ha sostenuto l’idea di portare a quattro giorni la settimana lavorativa, affermando che «abbiamo diverse ragioni per provare a sperimentare questa misura».

Allo stesso modo il metodo con cui raggiungere la riduzione dell’orario lavorativo cambia tra una proposta e l’altra: il testo del PD e quello del Movimento 5 Stelle propongono una sperimentazione attraverso la contrattazione collettiva, incentivata da esoneri contributivi per le imprese, mentre il testo di Fratoianni punta a estendere a tutti e da subito la settimana lavorativa breve, prevedendo compensi per i datori di lavoro più gravati dalla misura. 

Nonostante queste differenze, in un’intervista con la Repubblica del 25 ottobre, la capogruppo del Partito Democratico alla Camera Chiara Braga ha aperto a una possibile convergenza con il Movimento 5 Stelle e gli altri partiti di opposizione sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. «Come col salario minimo sono convinta che si possa arrivare a una proposta condivisa», ha dichiarato Braga.

Le posizioni degli altri partiti

Non tutti i partiti di opposizione sono però convinti della bontà di ridurre l’orario di lavoro settimanale. Il 23 settembre il segretario di Azione Carlo Calenda ha definito «un grave errore» la posizione del PD sulla settimana lavorativa di quattro giorni. «Abbiamo bisogno di collegamento alla produttività, decentramento della contrattazione, salario minimo. Irrigidimenti dei contratti, meno giorni lavorativi vanno nel senso opposto», ha scritto Calenda su X. Anche Italia Viva, che non ha sottoscritto la proposta unitaria delle opposizioni sul salario minimo, ha espresso dubbi sulla riduzione dell’orario di lavoro. «Dopo “ti pago per non lavorare” e “ti faccio rifare la casa gratuitamente” era solo questione di tempo prima che si arrivasse al “se proprio devi lavorare, ti farò lavorare di meno”», ha commentato il deputato di Italia Viva Luigi Marattin su X alla notizia della presentazione in Parlamento della proposta di legge del Movimento 5 Stelle. 

Per quanto riguarda il centrodestra, il governo non ha espresso una posizione ufficiale sulla riduzione dell’orario di lavoro settimanale. Nei mesi scorsi alcuni esponenti della maggioranza hanno comunque aperto alla riflessione sulla settimana lavorativa di quattro giorni. Da ultimo il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin (Forza Italia), nella proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) inviato a luglio alla Commissione europea, ha indicato «la riduzione delle giornate lavorative a parità di ore lavorate» come una possibilità per accelerare la riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti. La precisazione «a parità di ore lavorate» escluderebbe comunque una riduzione dell’orario di lavoro settimanale. A febbraio anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso (Fratelli d’Italia) aveva dichiarato in un’intervista con La Stampa di essere «disposto a riflettere» sulla settimana lavorativa di quattro giorni, purché «non diventi un incentivo all’emigrazione interna verso le grandi fabbriche del Nord che possono fare di più su questo fronte».

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