Come i partiti si sono spartiti il CDA della Rai in vent’anni

Il Parlamento ha eletto i quattro nuovi membri del Consiglio di amministrazione. Dal 2005 a oggi ne sono stati nominati 42, di cui 11 espressione del PD
ANSA/FABIO FRUSTACI
ANSA/FABIO FRUSTACI
Giovedì 26 settembre la Camera e il Senato hanno eletto quattro membri del nuovo Consiglio di amministrazione (CDA) della Rai, che sono espressione di alcuni dei partiti in Parlamento (“in quota”, si dice nel linguaggio politico e giornalistico). La Camera ha eletto come consiglieri Federica Frangi, in quota Fratelli d’Italia, e Roberto Natale, in quota Alleanza Verdi-Sinistra, mentre il Senato ha eletto Antonio Marano, in quota Lega, e Alessandro Di Majo, in quota Movimento 5 Stelle, già consigliere nel CDA uscente. Dunque, come da prassi, due consiglieri rappresentano i partiti di maggioranza, che sostengono il governo Meloni, e due i partiti all’opposizione. Al voto non hanno partecipato i parlamentari del Partito Democratico, secondo cui prima di eleggere un nuovo CDA andrebbe riformata tutta la gestione della Rai. La mancata partecipazione al voto del PD, insieme a quella di Italia Viva e Azione, ha permesso al Movimento 5 Stelle e ad Alleanza Verdi-Sinistra di trovare un accordo ed eleggere un consigliere a testa. «Il CDA di un servizio pubblico deve essere assolutamente, doverosamente, presidiato dalle forze di opposizione», ha dichiarato il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, giustificando la scelta del suo partito di partecipare al voto. 

Secondo i calcoli di Pagella Politica, negli ultimi vent’anni il Parlamento ha eletto 42 consiglieri Rai, considerando anche i quattro appena eletti. Nel 2005 è entrata in vigore la cosiddetta “legge Gasparri” (che prende il nome da Maurizio Gasparri, allora ministro delle Comunicazioni del secondo governo Berlusconi), che aveva modificato le regole per l’elezione del CDA della Rai. La successiva riforma è stata approvata nel 2015, durante il governo guidato da Matteo Renzi (Partito Democratico).
Con l’elezione di Frangi, il partito di Giorgia Meloni sale a quota due consiglieri (Alleanza Nazionale, il partito di cui faceva parte un tempo Meloni, ne aveva eletti tre). Il primo consigliere eletto in quota Fratelli d’Italia è stato Giampaolo Rossi (attuale direttore generale della Rai) nel 2018, durante il primo governo Conte. Il Movimento 5 Stelle, grazie alla nomina di Di Majo, sale invece a quota tre consiglieri: i due precedenti sono stati Beatrice Coletti e Carlo Freccero, indicato nel 2018 insieme a Sinistra Ecologia e Libertà. Dal 2005 la Lega ha indicato il nome di cinque consiglieri, tra cui quello di Marano, mentre Natale è il primo consigliere in quota Alleanza Verdi-Sinistra a entrare nel CDA della Rai. L’alleanza elettorale tra Sinistra Italiana ed Europa Verde è nata però soltanto nel 2022: in precedenza l’unico consigliere eletto in quota Verdi è stato Sandro Curzi, il cui nome era stato indicato insieme a Rifondazione Comunista. «Abbiamo partecipato alla votazione perché facciamo politica e siamo fiduciosi sul fatto che la maggioranza voglia davvero riformare la Rai dopo queste nomine, come ha promesso in questi giorni», ha spiegato a Pagella Politica il portavoce di Alleanza Verdi-Sinistra Angelo Bonelli. Bonelli ha fatto riferimento all’annuncio di ieri, da parte del presidente della Commissione Ambiente e Comunicazioni del Senato Claudio Fazzone (Forza Italia), di inserire nel programma dei lavori di ottobre della commissione i disegni di legge di riforma del servizio pubblico radiotelevisivo.

Negli ultimi vent’anni il Partito Democratico resta il partito ad aver espresso più consiglieri di amministrazione tra quelli eletti dal Parlamento. Il partito guidato da Elly Schlein ha espresso in totale undici consiglieri, considerando anche Carlo Rognoni e Nino Rizzo Nervo, nominati nel 2005 rispettivamente in quota Democratici di Sinistra e Margherita, i due partiti che nel 2007 si sono fusi nel PD. Al secondo posto c’è Forza Italia, con nove consiglieri.

Il CDA della Rai, in breve

Il CDA della Rai ha vari compiti nella gestione dell’azienda. Tra le altre cose, approva il bilancio della società, il piano industriale e il piano editoriale, nomina l’amministratore delegato, ossia il dirigente con maggiori poteri, ed esprime il proprio parere – in alcuni casi vincolante – sulle nomine dei direttori di rete, di canale e di testata. 

In base alle leggi in vigore – approvate nel 2015 e che i partiti all’opposizione vorrebbero cambiare – il CDA della Rai è composto da sette consiglieri: due sono designati dal Consiglio dei ministri, su proposta del Ministero dell’Economia e delle Finanze; due sono eletti dalla Camera e due dal Senato; e uno è indicato dall’assemblea dei dipendenti della Rai. Quando era in vigore la “legge Gasparri” i consiglieri del CDA della Rai erano nove: due indicati dal Ministero dell’Economia e sette dalla Commissione di Vigilanza Rai, il cui nome completo è “Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”.

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