Quali poteri ha il governo per cambiare i vertici Rai

Dopo le polemiche su Sanremo si è tornato a parlare di un cambio dei dirigenti della tv pubblica: abbiamo fatto un po’ di chiarezza sui ruoli
ANSA
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La settantatreesima edizione del Festival di Sanremo, conclusasi l’11 febbraio, è stata criticata da vari esponenti dei partiti che sostengono il governo guidato da Giorgia Meloni. L’accusa principale rivolta ai vertici della Rai è quella di non aver controllato a sufficienza le esibizioni di alcuni artisti. Per esempio durante il Festival il rapper Fedez ha strappato una foto dell’attuale viceministro delle Infrastrutture Galeazzo Bignami (Fratelli d’Italia) vestito da nazista, scattata anni fa. Successivamente, durante un’esibizione con gli Articolo 31, Fedez ha chiesto al governo di liberalizzare la cannabis e nella serata conclusiva del Festival si è baciato con il cantante Rosa Chemical.  

Il governo ha subito reagito ipotizzando interventi a livello dirigenziale nella tv pubblica. L’11 febbraio, in un’intervista con il Corriere della Sera, il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi (Fratelli d’Italia) ha per esempio dichiarato che il suo partito difende i «valori tradizionali», aggiungendo: «Penso che saranno cambiati i vertici Rai».

Al di là delle polemiche su quanto accaduto al Festival, quali sono i poteri del governo sui dirigenti della Rai? E quali sono invece quelli del Parlamento? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza.

L’organizzazione della Rai

La Radiotelevisione italiana (Rai) è una società per azioni controllata per il 99,6 per cento dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e per lo 0,4 per cento dalla Società italiana degli autori e degli editori (Siae). La Rai è una società concessionaria di un servizio pubblico: lo Stato infatti le affida la gestione della radio e della tv pubblica.

A capo della Rai ci sono il consiglio di amministrazione e il suo amministratore delegato. Il consiglio di amministrazione è composto da sette membri, che sono rieleggibili una sola volta. Tra questi, quattro sono eletti dal Parlamento (due dalla Camera e due dal Senato), due sono nominati dal Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia e delle Finanze, mentre uno viene eletto dall’assemblea dei dipendenti della Rai tra i dipendenti stessi. In base allo statuto sociale della Rai, il consiglio di amministrazione gestisce l’azienda e controlla che vengano rispettati gli obiettivi del servizio pubblico. Oltre a quelli previsti dallo statuto, il consiglio approva il piano industriale, il piano editoriale, il bilancio preventivo della spesa annuale e tutti gli investimenti di importo superiore ai 10 milioni di euro.

L’attuale consiglio di amministrazione si è insediato il 16 luglio 2021, durante il governo guidato da Mario Draghi, e terminerà il suo mandato a metà 2024. Tra i componenti scelti dal Parlamento, Alessandro Di Majo e Francesca Bria sono stati eletti su indicazione dei due principali partiti che sostenevano il governo Draghi, ossia il Movimento 5 stelle e il Partito democratico. Gli altri due, Igor De Blasio e Simona Agnes, sono stati indicati dai partiti di centrodestra, rispettivamente dalla Lega e da Forza Italia. I due membri nominati dal Consiglio dei ministri sono Carlo Fuortes e Marinella Soldi, mentre quello scelto dall’assemblea dei dipendenti della Rai è Riccardo Laganà. Soldi ha poi ricevuto l’incarico di presidente del consiglio di amministrazione, che svolge un ruolo di rappresentanza interna ed esterna dell’azienda, mentre Fuortes è stato nominato amministratore delegato.

La figura dell’amministratore delegato è stata introdotta nel 2015 dal governo guidato da Matteo Renzi e ha sostituito quella del direttore generale. L’amministratore delegato viene nominato dal consiglio di amministrazione su proposta degli azionisti e rimane in carica tre anni. Questa carica svolge diverse funzioni fondamentali per la Rai. Per esempio ha il potere di nominare i direttori delle reti televisive, dei canali e delle testate del gruppo, seppur con alcuni vincoli e consultando il consiglio di amministrazione. In più ha il potere di assumere nuovi giornalisti, promuovere quelli già dipendenti dell’azienda e firmare contratti fino a 10 milioni di euro senza l’approvazione del consiglio di amministrazione. 

L’amministratore delegato può essere rimosso in anticipo dall’incarico dallo stesso consiglio di amministrazione solo dopo aver sentito il parere dell’assemblea degli azionisti. A gennaio, per esempio, il consiglio d’amministrazione ha approvato il bilancio previsionale Rai per il 2023 e rinnovato la fiducia a Fuortes con tre voti a favore su cinque presenti (un contrario, un astenuto). Decisiva per l’approvazione è stata l’assenza dei due consiglieri vicini al centrodestra, che votando contro avrebbero potuto creare una situazione di stallo e mettere in difficoltà l’attuale amministratore delegato. Secondo fonti stampa, a suggerire ai due consiglieri di non votare sarebbe stata la stessa Meloni, che avrebbe scelto di dare fiducia a Fuortes. In seguito ai fatti di Sanremo però, il governo potrebbe decidere di cambiare idea e rimuovere l’amministratore delegato, togliendogli la fiducia alla prossima votazione.

Il ruolo della Commissione di vigilanza Rai

Anche gli altri membri del consiglio di amministrazione possono essere rimossi dal loro incarico. In questo caso la revoca viene decisa dall’assemblea degli azionisti e deve essere confermata dalla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, meglio nota con il nome di “Commissione di vigilanza Rai”. 

La Commissione di vigilanza Rai è stata creata nel 1975 e ha il compito di vigilare sul rispetto dei principi del servizio pubblico radiotelevisivo. È composta da 20 deputati e 20 senatori, nominati dai presidenti delle due Camere, ed è presieduta da un parlamentare di un partito dell’opposizione. 

Al momento nell’attuale legislatura la Commissione non è ancora stata costituita. Secondo alcuni accordi interni all’opposizione, la presidenza della Commissione vigilanza Rai dovrebbe andare al Movimento 5 stelle. In seguito alle proteste di Sanremo, il Movimento 5 stelle ha lamentato i ritardi nell’istituzione della Commissione, denunciando alla Camera il «tiro a segno vergognoso» della maggioranza contro artisti e dirigenti Rai, cui sarebbe stata richiesta una vera e propria «censura» da parte del governo.

Oltre ad avere un potere sui membri del consiglio di amministrazione, la Commissione di vigilanza Rai ha un ruolo nella gestione dell’azienda. Ogni sei mesi il consiglio di amministrazione deve infatti comunicare alla Commissione di vigilanza tutte le attività svolte dalla Rai, consegnando l’elenco completo degli ospiti delle trasmissioni sulle varie reti televisive.

La Commissione di vigilanza ha poi un ruolo nella nomina del presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Come previsto dallo statuto sociale dell’azienda, il presidente viene nominato dal consiglio di amministrazione, ma può entrare in carica solo se ottiene il parere favorevole di almeno due terzi della Commissione di vigilanza.

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