Che fine ha fatto la Covid-19 in Italia

Per l’Oms la pandemia non è più un’emergenza internazionale. Dai contagi ai morti, abbiamo messo in fila i numeri degli ultimi mesi nel nostro Paese
Ansa
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Il 5 maggio l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha annunciato che la pandemia di Covid-19 non è più considerata un’«emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale». L’impatto della pandemia sui sistemi sanitari è calata, mentre nella popolazione è aumentato il livello di immunità.

Questo però non significa che il coronavirus Sars-CoV-2, che causa la malattia Covid-19, sia sparito. Numeri alla mano, che cosa è successo in Italia in questi mesi? Contagi, ricoverati e morti sono calati parecchio. I vaccinati, una volta contagiati, rischiano meno dei non contagiati. Ma sulla quinta dose tra gli anziani le adesioni sono parecchio basse.

Quanti sono i contagi

Ad aprile in Italia ogni giorno sono stati rilevati in media circa 3,3 mila nuovi casi di positività al coronavirus, un dato simile a quello di marzo, ma in calo rispetto ai mesi precedenti. A dicembre i contagi giornalieri diagnosticati erano in media 24 mila al giorno, a novembre quasi 30 mila. I contagi sono distribuiti più o meno allo stesso modo su tutto il Paese, con una leggera predominanza nei mesi scorsi delle regioni nel Nord-Est e nel Centro. 

Ogni cento test effettuati sei sono positivi, con un tasso di positività pari quindi al 6 per cento. Il tasso di positività dei tamponi molecolari è un po’ più basso di quello dei test rapidi, quelli che dal 2021 in poi sono diventati i più utilizzati. I tassi di positività sono al livello più basso mai registrato da gennaio 2022: dall’inizio del 2023 si sono abbassati molto e ad aprile c’è stato poi un leggero aumento.

Nell’ultimo mese l’età mediana dei contagiati è stata di 56 anni e le donne hanno rappresentato il 58 per cento dei casi registrati.

Gli ospedali e i morti

In questo momento negli ospedali italiani ci sono quasi 3 mila persone ricoverate nei reparti ordinari positive al coronavirus e 108 in terapia intensiva. Ad aprile i ricoverati sono aumentati leggermente dopo il progressivo calo dei mesi precedenti. A gennaio i ricoverati in ospedale erano infatti oltre 8 mila, con oltre 300 persone in terapia intensiva.

Ogni giorno sono ricoverate in media circa 200 persone nei reparti ordinari e tra i 10 e i 15 in terapia intensiva. Un anno fa i ricoveri giornalieri erano circa 800 e gli ingressi in rianimazione più di 50. Il peso del coronavirus sugli ospedali è quindi molto più basso rispetto al passato.
Anche i decessi per Covid-19 sono diminuiti parecchio. Nelle ultime settimane se ne sono registrati tra i 20 e i 30 al giorno, mentre a gennaio erano stati oltre 100, molto meno comunque di un anno prima quando a febbraio 2022 si era arrivati a un picco giornaliero di 350. Ad aprile dell’anno scorso i decessi giornalieri erano tra i 130 e i 140.

A che punto sono le vaccinazioni

In questo momento in Italia le persone con più di 60 anni di età possono ricevere la quinta dose di vaccino contro la Covid-19, mentre chi è sopra i 12 anni può ricevere la quarta. A oggi, però, la quinta dose è stata fatta solo da 520 mila persone, mentre la quarta da circa 6 milioni. Per fare un confronto, la prima dose era stata fatta da 48,8 milioni di persone, mentre la seconda dose da 46,5 milioni. 

Con la quinta dose è coperto il 6,2 per cento delle persone con più di 80 anni di età, il 2,2 per cento nella fascia tra i 70 e i 79 anni e l’1,2 per cento in quella tra i 60 e i 69 anni. Con la quarta dose i tassi di copertura sono rispettivamente del 45,6 per cento, 32,7 per cento e 20,4 per cento. Sotto i 60 anni si scende al 2,1 per cento nella fascia tra i 50 e i 59 anni, all’1,1 per cento in quella tra i 40 e i 49 anni e sotto l’1 per cento per le altre fasce anagrafiche.
Nella fascia di età sopra gli 80 anni, quella più a rischio quando si contrae la Covid-19, la regione che si è impegnata di più nelle vaccinazioni è il Piemonte. Qui il 22 per cento delle persone con più di 80 anni ha ricevuto la quinta dose, il 67 per cento la quarta. Dopo ci sono l’Emilia-Romagna (11,6 e 61,2 per cento) e la Lombardia (7,7 e 56 per cento). Abruzzo, Basilicata, Campania, Sicilia e Calabria sono sotto il 2 per cento con la quinta dose e, a eccezione dell’Abruzzo, sotto il 30 per cento con la quarta dose. 

I report pubblicati ogni settimana dall’Istituto superiore di sanità (Iss) mostrano che nei vaccinati continua a esserci una riduzione del rischio di avere una forma grave di Covid-19, in particolar modo sopra i 60 anni. La protezione aumenta nelle persone che hanno la cosiddetta “immunità ibrida”, data dalla vaccinazione e da una precedente infezione con il coronavirus.

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