Aggiornamento lunedì 28 ottobre 2024, ore 10:00 – La proposta di legge di iniziativa popolare sul nucleare ha superato la soglia delle 50 mila firme raccolte sulla piattaforma del Ministero della Giustizia.
Il 24 ottobre, con una conferenza stampa alla Camera, è stata presentata la proposta di legge di iniziativa popolare che vuole reintrodurre la produzione di energia nucleare in Italia. Questa proposta è stata presentata da un comitato di cui fanno parte, tra gli altri, il leader di Azione Carlo Calenda e il segretario dei Radicali italiani Matteo Hallissey. In base all’articolo 71 della Costituzione, i cittadini possono presentare una proposta di legge in Parlamento solo dopo avere raccolto almeno 50 mila firme di elettori. Finora, la proposta di legge di iniziativa popolare sul nucleare ha raccolto quasi 20 mila firme sulla piattaforma del Ministero della Giustizia, più di un terzo del totale necessario per depositare il testo in Parlamento. Quest’ultimo, nel caso in cui saranno raggiunte le 50 mila firme, non sarà comunque obbligato a esaminare il testo, e men che meno ad approvarlo.
Il testo della proposta di legge di iniziativa popolare è composto da un solo articolo, suddiviso in due commi. Il primo comma stabilisce che la proposta di legge è, nello specifico, una proposta di legge delega: come suggerisce il nome, con una legge delega il Parlamento dà il potere al governo di fare le leggi su una determinata materia, rispettando però una serie di principi. Il potere di legiferare del governo viene attuato attraverso i decreti legislativi: per questo motivo il testo della proposta è breve e non entra troppo nei dettagli concreti del piano per riportare il nucleare in Italia.
Innanzitutto, la proposta di legge di iniziativa popolare propone che il governo abbia sei mesi dalla data di eventuale approvazione della legge per introdurre un «riassetto normativo» sulla disciplina dell’«autorizzazione, realizzazione, esercizio e remunerazione di centrali di produzione di energia elettronucleare», costruite in Italia, e sulla «definizione delle misure di beneficio locale in favore delle popolazioni interessate». I decreti legislativi, su cui potranno esprimersi le commissioni parlamentari competenti, dovranno essere adottati nel rispetto delle norme sulla valutazione di impatto ambientale sulla promozione di fonti di energia «a bassa emissione di gas climalteranti», ossia i gas che causano il riscaldamento globale.
Il secondo comma dell’unico articolo di cui è composta la proposta di legge di iniziativa popolare elenca i 12 principi e criteri che il governo dovrà seguire nel caso in cui, una volta approvata la legge del Parlamento, dovrà regolare la reintroduzione della produzione di energia nucleare in Italia. Per esempio, il governo dovrà valorizzare l’energia nucleare nel «mix di generazione elettrica», ossia nell’insieme di fonti di produzione di energia elettrica, per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. L’autorizzazione per costruire nuove centrali nucleari dovrà riguardare le «centrali dotate di reattori nucleari della tecnologia più avanzata commercialmente disponibile, cioè la terza generazione a fissione». La fissione è la reazione con cui i nuclei degli atomi vengono divisi, appunto, per generare energia. A oggi, la maggior parte dei reattori nucleari al mondo è di “seconda generazione”, mentre quelli di terza generazione si stanno diffondendo.
Il governo dovrà creare una Autorità indipendente per la sicurezza nucleare italiana, e definire le modalità con cui valutare quali siti potranno essere idonei per la costruzione delle centrali nucleari (e se dovranno essere considerati «aree di interesse strategico nazionale, soggette a speciali forme di vigilanza e di protezione»). Questa valutazione dovrà essere fatta «in modo da garantire i più elevati livelli di sicurezza a tutela della popolazione e dell’ambiente, tenendo conto delle migliori pratiche indicate dall’Agenzia internazionale dell’energia nucleare (AIEA)».
La proposta di legge di iniziativa popolare chiarisce poi che il governo dovrà riconoscere dei benefici alle persone che vivono nei territori dove saranno costruite le centrali nucleari (per esempio, con prezzi vantaggiosi per le forniture di energia) e dovrà stabilire le modalità con cui i gestori delle centrali dovranno stoccare i rifiuti radioattivi.
Infine, tra i principi della legge delega, ce n’è uno che impegna il governo a finanziare «una campagna di informazione pubblica verso l’intera popolazione italiana sull’energia nucleare». L’obiettivo dei promotori della proposta di legge è informare i cittadini sulla sicurezza dell’energia nucleare e sul suo ruolo nella riduzione delle emissioni di gas serra.
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Il 24 ottobre, con una conferenza stampa alla Camera, è stata presentata la proposta di legge di iniziativa popolare che vuole reintrodurre la produzione di energia nucleare in Italia. Questa proposta è stata presentata da un comitato di cui fanno parte, tra gli altri, il leader di Azione Carlo Calenda e il segretario dei Radicali italiani Matteo Hallissey. In base all’articolo 71 della Costituzione, i cittadini possono presentare una proposta di legge in Parlamento solo dopo avere raccolto almeno 50 mila firme di elettori. Finora, la proposta di legge di iniziativa popolare sul nucleare ha raccolto quasi 20 mila firme sulla piattaforma del Ministero della Giustizia, più di un terzo del totale necessario per depositare il testo in Parlamento. Quest’ultimo, nel caso in cui saranno raggiunte le 50 mila firme, non sarà comunque obbligato a esaminare il testo, e men che meno ad approvarlo.
Il testo della proposta di legge di iniziativa popolare è composto da un solo articolo, suddiviso in due commi. Il primo comma stabilisce che la proposta di legge è, nello specifico, una proposta di legge delega: come suggerisce il nome, con una legge delega il Parlamento dà il potere al governo di fare le leggi su una determinata materia, rispettando però una serie di principi. Il potere di legiferare del governo viene attuato attraverso i decreti legislativi: per questo motivo il testo della proposta è breve e non entra troppo nei dettagli concreti del piano per riportare il nucleare in Italia.
Innanzitutto, la proposta di legge di iniziativa popolare propone che il governo abbia sei mesi dalla data di eventuale approvazione della legge per introdurre un «riassetto normativo» sulla disciplina dell’«autorizzazione, realizzazione, esercizio e remunerazione di centrali di produzione di energia elettronucleare», costruite in Italia, e sulla «definizione delle misure di beneficio locale in favore delle popolazioni interessate». I decreti legislativi, su cui potranno esprimersi le commissioni parlamentari competenti, dovranno essere adottati nel rispetto delle norme sulla valutazione di impatto ambientale sulla promozione di fonti di energia «a bassa emissione di gas climalteranti», ossia i gas che causano il riscaldamento globale.
Il secondo comma dell’unico articolo di cui è composta la proposta di legge di iniziativa popolare elenca i 12 principi e criteri che il governo dovrà seguire nel caso in cui, una volta approvata la legge del Parlamento, dovrà regolare la reintroduzione della produzione di energia nucleare in Italia. Per esempio, il governo dovrà valorizzare l’energia nucleare nel «mix di generazione elettrica», ossia nell’insieme di fonti di produzione di energia elettrica, per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. L’autorizzazione per costruire nuove centrali nucleari dovrà riguardare le «centrali dotate di reattori nucleari della tecnologia più avanzata commercialmente disponibile, cioè la terza generazione a fissione». La fissione è la reazione con cui i nuclei degli atomi vengono divisi, appunto, per generare energia. A oggi, la maggior parte dei reattori nucleari al mondo è di “seconda generazione”, mentre quelli di terza generazione si stanno diffondendo.
Il governo dovrà creare una Autorità indipendente per la sicurezza nucleare italiana, e definire le modalità con cui valutare quali siti potranno essere idonei per la costruzione delle centrali nucleari (e se dovranno essere considerati «aree di interesse strategico nazionale, soggette a speciali forme di vigilanza e di protezione»). Questa valutazione dovrà essere fatta «in modo da garantire i più elevati livelli di sicurezza a tutela della popolazione e dell’ambiente, tenendo conto delle migliori pratiche indicate dall’Agenzia internazionale dell’energia nucleare (AIEA)».
La proposta di legge di iniziativa popolare chiarisce poi che il governo dovrà riconoscere dei benefici alle persone che vivono nei territori dove saranno costruite le centrali nucleari (per esempio, con prezzi vantaggiosi per le forniture di energia) e dovrà stabilire le modalità con cui i gestori delle centrali dovranno stoccare i rifiuti radioattivi.
Infine, tra i principi della legge delega, ce n’è uno che impegna il governo a finanziare «una campagna di informazione pubblica verso l’intera popolazione italiana sull’energia nucleare». L’obiettivo dei promotori della proposta di legge è informare i cittadini sulla sicurezza dell’energia nucleare e sul suo ruolo nella riduzione delle emissioni di gas serra.