Da tempo la Lega è uno dei principali partiti favorevoli al ritorno del nucleare in Italia. In alcuni casi però il partito di Matteo Salvini sta cercando a livello locale di opporsi alla realizzazione del deposito nazionale per i rifiuti nucleari (chiamati impropriamente “scorie radioattive”). Su questo tema il 1° marzo il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari ha partecipato a un incontro a Roma con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, insieme ad alcuni amministratori della provincia di Alessandria. Molinari, che è segretario della Lega Piemonte, è originario di questa zona e qui è stato eletto deputato nel 2022 e nel 2018.
Nel loro incontro con il ministro Pichetto Fratin, Molinari e otto sindaci «hanno ribadito il loro no alla proposta di installazione del deposito nazionale di scorie radioattive nel territorio alessandrino», spiega una nota, evidenziando che «fino a oggi non sono state prese adeguatamente in considerazione le caratteristiche che sanciscono l’inidoneità del territorio in questione a ospitare un sito di scorie».
Da anni l’Italia discute della necessità di costruire un deposito nazionale definitivo per tutte le scorie radioattive – prodotte in passato dalle vecchie centrali italiane e oggi dall’industria e dalla medicina – che oggi vengono custodite in decine di depositi temporanei, sparsi sul territorio nazionale, con diversi problemi dal punto di vista del monitoraggio e della sicurezza. La costruzione del deposito è stata affidata a Sogin, una società pubblica che ha il compito di smantellare gli impianti nucleari esistenti e di gestire i rifiuti nucleari.
Un’importante novità su questo fronte è arrivata all’inizio di gennaio 2021 quando Sogin ha reso pubblica la proposta della cosiddetta “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee” (Cnai), dove sono state indicate 67 località – perlopiù concentrate in Piemonte, Lazio, Basilicata e Sardegna – ritenute idonee per ospitare il deposito nazionale. Tra queste località ci sono i comuni della provincia di Alessandria i cui sindaci hanno incontrato Pichetto Fratin con Molinari per manifestare la loro opposizione al sito. Per l’elaborazione della cartina Sogin ha tenuto in considerazione una serie di criteri, dall’altitudine alla distanza con aree densamente abitate, per selezionare i siti idonei e sceglierne poi uno definitivo.
L’ambizione di Sogin è che un sito tra quelli ritenuti idonei si faccia avanti, autocandidandosi spontaneamente in cambio di una ricompensa economica, per ospitare il deposito nazionale delle scorie. Ma per ora così non è stato, anzi: sono stati accumulati ritardi rispetto alla tabella di marcia originaria. Lo scorso 25 gennaio il sottosegretario all’Ambiente Claudio Barbaro (Fratelli d’Italia) ha spiegato rispondendo a un’interrogazione parlamentare che, se tutte le prossime fasi saranno rispettate, l’autorizzazione per la realizzazione del deposito «potrebbe avvenire nel 2026 e la sua messa in esercizio nel 2030». Come ha sottolineato il ministro Pichetto Fratin agli amministratori locali dell’alessandrino, al momento «è in corso un’attività di approfondimento da parte di Sogin richieste anche da Isin (l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare, ndr) che prenderà in considerazione le osservazioni avanzate dai territori».
In passato Molinari è intervenuto anche in Parlamento sulla questione del deposito delle scorie nucleari. Ad aprile 2021 la Camera ha infatti approvato con un’ampia maggioranza una risoluzione presentata da Molinari, già all’epoca capogruppo della Lega, e da esponenti di altri partiti per impegnare il governo di Mario Draghi ad aumentare la partecipazione dei territori per l’individuazione del sito per il deposito delle scorie.
Pure il leader della Lega Salvini in alcune occasioni ha preso posizione sul tema. A marzo 2019, pochi giorni dopo le elezioni regionali in Sardegna, Salvini ha dichiarato che l’isola «non sarà mai una discarica del nucleare». «Abbiamo vinto le elezioni per portare lavoro, infrastrutture, servizi. Desideriamo valorizzare una terra meravigliosa che merita attenzione e non rifiuti», aveva aggiunto il leader della Lega, rispondendo al Comitato Nonucle-Noscorie che si oppone alla realizzazione del deposito in Sardegna. All’inizio di gennaio 2021 Salvini aveva invece commentato la pubblicazione della “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee” dicendo: «Il governo si conferma incapace, pericoloso e arrogante anche sul tema del deposito nazionale di rifiuti radioattivi in Basilicata». Nello stesso periodo il leader della Lega aveva rilanciato sui social la richiesta del sindaco del comune di Trino Vercellese, sede di una centrale nucleare dismessa, per ospitare il deposito di scorie in cambio di compensazioni economiche. Trino Vercellese non compare nella “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee” perché il suo territorio non rispetta i criteri previsti per la realizzazione del deposito.
Nel loro incontro con il ministro Pichetto Fratin, Molinari e otto sindaci «hanno ribadito il loro no alla proposta di installazione del deposito nazionale di scorie radioattive nel territorio alessandrino», spiega una nota, evidenziando che «fino a oggi non sono state prese adeguatamente in considerazione le caratteristiche che sanciscono l’inidoneità del territorio in questione a ospitare un sito di scorie».
Da anni l’Italia discute della necessità di costruire un deposito nazionale definitivo per tutte le scorie radioattive – prodotte in passato dalle vecchie centrali italiane e oggi dall’industria e dalla medicina – che oggi vengono custodite in decine di depositi temporanei, sparsi sul territorio nazionale, con diversi problemi dal punto di vista del monitoraggio e della sicurezza. La costruzione del deposito è stata affidata a Sogin, una società pubblica che ha il compito di smantellare gli impianti nucleari esistenti e di gestire i rifiuti nucleari.
Un’importante novità su questo fronte è arrivata all’inizio di gennaio 2021 quando Sogin ha reso pubblica la proposta della cosiddetta “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee” (Cnai), dove sono state indicate 67 località – perlopiù concentrate in Piemonte, Lazio, Basilicata e Sardegna – ritenute idonee per ospitare il deposito nazionale. Tra queste località ci sono i comuni della provincia di Alessandria i cui sindaci hanno incontrato Pichetto Fratin con Molinari per manifestare la loro opposizione al sito. Per l’elaborazione della cartina Sogin ha tenuto in considerazione una serie di criteri, dall’altitudine alla distanza con aree densamente abitate, per selezionare i siti idonei e sceglierne poi uno definitivo.
L’ambizione di Sogin è che un sito tra quelli ritenuti idonei si faccia avanti, autocandidandosi spontaneamente in cambio di una ricompensa economica, per ospitare il deposito nazionale delle scorie. Ma per ora così non è stato, anzi: sono stati accumulati ritardi rispetto alla tabella di marcia originaria. Lo scorso 25 gennaio il sottosegretario all’Ambiente Claudio Barbaro (Fratelli d’Italia) ha spiegato rispondendo a un’interrogazione parlamentare che, se tutte le prossime fasi saranno rispettate, l’autorizzazione per la realizzazione del deposito «potrebbe avvenire nel 2026 e la sua messa in esercizio nel 2030». Come ha sottolineato il ministro Pichetto Fratin agli amministratori locali dell’alessandrino, al momento «è in corso un’attività di approfondimento da parte di Sogin richieste anche da Isin (l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare, ndr) che prenderà in considerazione le osservazioni avanzate dai territori».
In passato Molinari è intervenuto anche in Parlamento sulla questione del deposito delle scorie nucleari. Ad aprile 2021 la Camera ha infatti approvato con un’ampia maggioranza una risoluzione presentata da Molinari, già all’epoca capogruppo della Lega, e da esponenti di altri partiti per impegnare il governo di Mario Draghi ad aumentare la partecipazione dei territori per l’individuazione del sito per il deposito delle scorie.
Pure il leader della Lega Salvini in alcune occasioni ha preso posizione sul tema. A marzo 2019, pochi giorni dopo le elezioni regionali in Sardegna, Salvini ha dichiarato che l’isola «non sarà mai una discarica del nucleare». «Abbiamo vinto le elezioni per portare lavoro, infrastrutture, servizi. Desideriamo valorizzare una terra meravigliosa che merita attenzione e non rifiuti», aveva aggiunto il leader della Lega, rispondendo al Comitato Nonucle-Noscorie che si oppone alla realizzazione del deposito in Sardegna. All’inizio di gennaio 2021 Salvini aveva invece commentato la pubblicazione della “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee” dicendo: «Il governo si conferma incapace, pericoloso e arrogante anche sul tema del deposito nazionale di rifiuti radioattivi in Basilicata». Nello stesso periodo il leader della Lega aveva rilanciato sui social la richiesta del sindaco del comune di Trino Vercellese, sede di una centrale nucleare dismessa, per ospitare il deposito di scorie in cambio di compensazioni economiche. Trino Vercellese non compare nella “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee” perché il suo territorio non rispetta i criteri previsti per la realizzazione del deposito.