No, il turismo non genera il 13 per cento del Pil italiano

Ansa
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Negli ultimi giorni c’è stata parecchia polemica sulla possibilità di andare a trascorrere le vacanze di Pasqua all’estero, mentre grande parte del nostro Paese è quasi tutto colorato di rosso, con il divieto di spostamenti tra regioni. Il 30 marzo il ministro della Salute Roberto Speranza ha dunque firmato un’ordinanza che dispone un isolamento di cinque giorni, e un successivo tampone, per chi rientra da vacanze fuori dai confini italiani.

Il dibattito sul turismo ha subito riportato di moda uno dei più classici “numeri zombie” della politica italiana, ossia quei numeri che vengono ripetuti in continuazione dai politici nonostante siano esagerati, se non del tutto sbagliati.

In questo ambito una delle statistiche più ripetute è quella secondo cui il turismo genererebbe oltre il 13 per cento del Pil del nostro Paese. Tra gli altri, questa percentuale è stata ripetuta di recente dalla deputata di Forza Italia Deborah Bergamini e dalla deputata del Movimento 5 stelle Sabrina De Carlo. Non manca chi sottolinea questo dato anche tra gli addetti del settore, come successo con Luca Patané, presidente di Confturismo-Confcommercio.

Nel suo discorso di fiducia in Parlamento, lo scorso 17 febbraio, pure il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto che «il turismo prima della pandemia rappresentava il 14 per cento del totale delle nostre attività economiche», aumentando di un punto percentuale la versione più comune del numero.

Come abbiamo spiegato in altre occasioni, però, questa cifra è esagerata perché tiene in considerazione attività dell’indotto che non sono tutte riconducibili al settore turistico. Vediamo nel dettaglio il perché.

Che cosa dice Istat

I dati più aggiornati dell’Istat sul turismo in Italia pre-pandemia sono stati pubblicati a giugno 2020 e fanno riferimento all’anno 2017. Stiamo parlando del “Conto satellite sul turismo” (Cst), «lo strumento internazionalmente riconosciuto e raccomandato per valutare la dimensione economica dell’industria turistica, in quanto offre una rappresentazione congiunta del settore sia dal lato della domanda che dell’offerta».

Secondo Istat, le attività connesse al turismo in Italia valgono circa 93 miliardi di euro, con un valore aggiunto generato da questo settore pari al 6 per cento del Pil. Una percentuale che è dunque meno della metà di quella continuamente ripetuta del «13 per cento».

Il Grafico 1 mostra quali sono le attività economiche che contribuiscono di più per arrivare a questa percentuale del 6 per cento (Grafico 1).
Grafico 1. Valore aggiunto turistico per industria turistica – Fonte: Istat
Grafico 1. Valore aggiunto turistico per industria turistica – Fonte: Istat
Se si amplia l’analisi, le attività economiche riconducibili al turismo possono includere nel complesso gli alloggi (sia alberghieri che in abitazioni private), la ristorazione, il trasporto di passeggeri (terrestre, marittimo e aereo), il commercio al dettaglio, le agenzie di viaggio e i tour operator, e i servizi culturali, sportivi e di intrattenimento.

Se si considerano tutte queste attività, secondo Istat nel 2017 il valore aggiunto generato è stato di circa 210 miliardi di euro, pari al 13,4 per cento del Pil (qui sono analizzabili le singole voci, alla Tavola 5). Ed ecco qui qual è la fonte della statistica che viene continuamente ripetuta dai politici, contenuta anche nel rapporto “Turismo in cifre” pubblicato dall’Agenzia nazionale turismo.

C’è però un problema, come sottolinea la stessa Istat: «Il valore aggiunto prodotto da queste attività economiche è generato da una produzione di beni e servizi non totalmente imputabile al turismo come, ad esempio, le spese per ristorazione effettuate da residenti per motivi non turistici». Discorso analogo vale per le spese di trasporto, come è stato sottolineato da una memoria scritta dell’Istat presentata in Parlamento a settembre 2020 per la conversione in legge del decreto “Agosto”.

Come abbiamo spiegato in passato, queste percentuali – che tengono conto dell’indotto generato da attività non solo dipendenti dal turismo – sono riprese anche da associazioni del settore, come il World trade and tourism council, che pongono di più l’accento sulla percentuale del 13 per cento, piuttosto che su quella più circostanziate del 6 per cento.

In conclusione

Si sente spesso ripetere che il turismo in Italia generi il 13 per cento del Pil italiano, ma questa percentuale, come abbiamo spiegato più volte, è esagerata.

Secondo le elaborazioni Istat, il valore aggiunto generato dalle attività turistiche nel nostro Paese vale oltre 90 miliardi di euro l’anno, circa il 6 per cento del Pil. Se si considerano tutte le altre attività dell’indotto, questa percentuale più che raddoppia, passando al 13 per cento del Pi. Ma qui rientra il contributo di attività economiche che producono beni e servizi non imputabili esclusivamente al turismo. Si pensi, per esempio, alla ristorazione e ai trasporti.

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