Meloni gonfia i soldi in più per la sanità

Se il governo arriverà a fine legislatura, il finanziamento al Servizio sanitario nazionale sarà aumentato, ma non di «30 miliardi»
ANSA/GIUSEPPE LAMI
ANSA/GIUSEPPE LAMI
Come ormai accade ogni anno, la presentazione del nuovo disegno di legge di Bilancio ha riportato al centro del dibattito politico il tema delle risorse destinate alla sanità. Tra coloro che ne hanno parlato c’è stata anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che il 22 ottobre, durante le sue comunicazioni in Senato in vista del Consiglio europeo, ha rivendicato gli aumenti del finanziamento per il Servizio sanitario nazionale.

Secondo Meloni, nel 2022 il finanziamento del Servizio sanitario nazionale era di 126 miliardi di euro, cifra poi salita a 136,5 miliardi nel 2025. «Ci eravamo presi l’impegno per il 2026 di aumentare di ulteriori 5 miliardi, ma quando abbiamo scritto la legge di Bilancio abbiamo deciso di fare di più. E quindi l’incremento dal 2025 al 2026 delle spese del Fondo sanitario nazionale è di 7,4 miliardi di euro», ha dichiarato la presidente del Consiglio. «E con gli impegni che questa maggioranza ha assunto per i prossimi anni, se dovessimo arrivare alla fine della legislatura mantenendo quegli impegni, ci sarà stato un incremento del Fondo sanitario nazionale di circa 30 miliardi di euro».

Numeri alla mano, vediamo che cosa c’è di vero, e che cosa no, in queste affermazioni.

Da dove arrivano i soldi per la sanità

Il primo passo è chiarire che cosa si intende per “finanziamento del Servizio sanitario nazionale” (SSN) o del “Fondo sanitario nazionale”. Con queste espressioni si indicano i soldi che lo Stato destina ogni anno alla sanità pubblica, principalmente attraverso la legge di Bilancio. Quest’ultima stabilisce l’ammontare del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato, cioè le risorse che vengono poi ripartite tra le regioni per garantire il funzionamento del sistema sanitario.

Questo finanziamento non va confuso con la “spesa sanitaria”, che rappresenta invece quanto viene effettivamente speso nel corso dell’anno per la sanità pubblica. La spesa sanitaria include tutte le risorse utilizzate dalle amministrazioni pubbliche del settore, comprese quelle provenienti dal Fondo sanitario nazionale, dai fondi propri delle regioni o da altri programmi specifici.

Quanti soldi in più sono arrivati con Meloni

Vediamo ora come è cambiato il finanziamento del SSN durante il governo Meloni, in carica dal 22 ottobre 2022.

Secondo i dati del Ministero della Salute, nel 2022 gli stanziamenti ammontavano a circa 126 miliardi di euro, saliti a quasi 129 miliardi nel 2023 e a 134 miliardi nel 2024. Per il 2025, il finanziamento della sanità si aggira intorno ai 136,5 miliardi, come ha ricostruito l’Ufficio parlamentare di bilancio, un organismo indipendente che vigila sui conti pubblici.

Meloni, dunque, ha ragione quando afferma che tra il 2022 e il 2025 i fondi per la sanità sono aumentati di oltre 10 miliardi, passando da 126 a 136,5 miliardi.

In Senato, la presidente del Consiglio ha aggiunto che il governo aveva inizialmente previsto di aumentare di 5 miliardi il finanziamento del SSN per il 2026, ma poi, con la nuova legge di Bilancio, ha «deciso di fare di più», portando l’incremento a 7,4 miliardi. Anche questo dato è corretto.

La legge di Bilancio per il 2025, approvata dal Parlamento alla fine dell’anno scorso, aveva già previsto un incremento di circa 5 miliardi per il 2026. Successivamente, il disegno di legge di Bilancio per il 2026 – attualmente all’esame della Commissione Bilancio del Senato – ha aggiunto altri 2,4 miliardi. Sommando questi due interventi, si arriva ai 7,4 miliardi citati da Meloni.

Grazie a questi incrementi, il finanziamento del Servizio sanitario nazionale nel 2026 passerà dai 140,6 miliardi previsti a circa 143 miliardi di euro.
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I conti non tornano

Rimane però da verificare l’ultima affermazione: l’aumento complessivo di «circa 30 miliardi». Oltre alle risorse aggiuntive per il 2026, il disegno di legge di Bilancio per il prossimo anno prevede un incremento di circa 2,7 miliardi per il 2027. Sommando questi fondi a quelli già stanziati, il finanziamento complessivo per il 2027 arriverà a circa 144 miliardi di euro, cioè 18 miliardi in più rispetto al 2022, non 30.
Può darsi che i 30 miliardi in più di cui parla Meloni si riferiscano all’aumento rispetto al 2019, cioè all’anno precedente all’inizio della pandemia di COVID-19, anche se il suo discorso in Senato partiva dal 2022.

Già in passato la presidente del Consiglio ha preso come anno di riferimento il 2019, in alcune occasioni sbagliando conti. L’ha fatto per sottolineare che, anche dopo la fine dell’emergenza pandemica, il livello dei fondi per la sanità non è tornato indietro, ma è rimasto più alto e ha continuato a crescere grazie alle decisioni del suo governo.

In ogni caso, come mostra il grafico, solo in pochi casi il finanziamento del SSN è diminuito in valori assoluti dal 2001 a oggi, e quasi tutti i governi hanno aumentato i fondi per la sanità.

Da un’altra prospettiva

Il dibattito politico sul finanziamento della sanità non riguarda soltanto i numeri complessivi, ma anche altri due aspetti: il rapporto tra il finanziamento e il Prodotto interno lordo (PIL) e l’andamento delle risorse nel tempo, considerando la crescita dei prezzi.

Questi due indicatori servono a capire quanto pesa davvero la sanità sull’economia e se le risorse crescono anche in termini reali, cioè al netto dell’inflazione. Un finanziamento può aumentare in valore assoluto, ma se il PIL cresce più in fretta o l’inflazione è alta, il peso effettivo della sanità può diminuire.

Per misurare questa evoluzione, abbiamo utilizzato i dati ISTAT sul PIL per gli anni 2022-2024 e le stime per il triennio 2025-2027 contenute nel Documento programmatico di finanza pubblica 2025, approvato dal governo a ottobre. 

Come mostra il grafico, nel 2022 il rapporto tra finanziamento e PIL era del 6,3 per cento, è sceso al 6 per cento nel 2023 e risalito leggermente al 6,1 per cento nel 2024. Se le previsioni economiche saranno confermate, nei prossimi anni non ci saranno grandi variazioni: nel 2025 il rapporto resterà intorno al 6 per cento, salirà al 6,2 per cento nel 2026 e tornerà al 6,1 per cento nel 2027.
Il peso del finanziamento della sanità sull’economia, quindi, rimarrà pressoché stabile, ma leggermente inferiore rispetto al 2022, quando era al 6,3 per cento del PIL. In altre parole, le risorse per il Servizio sanitario nazionale cresceranno, ma un po’ meno rapidamente dell’economia nel suo insieme.

Il Documento programmatico di finanza pubblica 2025 consente anche di analizzare un altro aspetto, grazie alle stime sul cosiddetto “deflatore del PIL”, l’indicatore che misura quanto variano in media i prezzi dei beni e servizi prodotti in un Paese. Usando questi dati, si può calcolare quanto il finanziamento del SSN cambia in termini reali tra il 2024 e il 2027, cioè depurato dall’effetto dell’inflazione.

I risultati mostrano che, a prezzi costanti del 2024, il finanziamento del SSN rimane sostanzialmente stabile nel triennio 2025-2027, con un leggero calo nel 2025, un recupero nel 2026 e una nuova, lieve flessione nel 2027. In pratica, la sanità riceverà più fondi nominali, ma con un potere d’acquisto quasi invariato.

Come abbiamo spiegato in passato, però, l’impatto dell’inflazione sulla sanità non si può misurare con precisione, perché manca un indice specifico dei prezzi del settore sanitario. Confrontare i fondi nominali con l’inflazione generale offre solo un’indicazione del potere d’acquisto complessivo, ma non permette di valutare con esattezza quanto possano aumentare o ridursi i servizi effettivamente erogati dal sistema sanitario.

Tiriamo le somme

Dalle nostre verifiche emerge che Meloni ha citato correttamente alcuni numeri – quelli sul finanziamento del SSN nel 2022, nel 2025 e sull’aumento previsto tra il 2025 e il 2026 – ma ha esagerato nel parlare di un incremento complessivo di «circa 30 miliardi». I documenti ufficiali mostrano che, alla fine della legislatura, il finanziamento sarà più alto di circa 18 miliardi rispetto al 2022.

Inoltre, se si guarda al rapporto con il PIL e si tiene conto dell’inflazione, la crescita della spesa per la sanità appare più modesta: il suo peso sull’economia rimane stabile o in lieve calo, e in termini reali il potere d’acquisto delle risorse destinate al SSN cambia poco.

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