L’ultimo caos AstraZeneca ha lasciato scoperte 400 mila persone

Pagella Politica
L’11 giugno il Ministero della Salute, su indicazione del Comitato tecnico scientifico (Cts), ha deciso di sospendere l’utilizzo del vaccino AstraZeneca per gli under 60, a causa di rarissimi casi di trombosi. Per gli under 60 che aspettavano la seconda dose è stato deciso di ricorrere obbligatoriamente alla vaccinazione eterologa, somministrando come richiamo un vaccino a mRna (Pfizer o Moderna).

Una settimana dopo, il 18 giugno, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha poi annunciato che chi ha meno di 60 anni può decidere se concludere il proprio ciclo vaccinale con il richiamo di AstraZeneca o con la vaccinazione eterologa, lasciando dunque maggiore libertà di scelta.

L’ennesima confusione sul vaccino AstraZeneca, generata dalla decisione del Ministero della Salute, ha però danneggiato per almeno una settimana la campagna di vaccinazione italiana. In breve: le decisioni degli ultimi giorni hanno costretto a rimandare la somministrazione delle prime dosi ad almeno 400 mila persone.

Vediamo i dettagli, numeri alla mano.

Il calo delle somministrazione

Nell’ultima settimana c’è stato un forte calo delle dosi somministrate. Venerdì 11 giugno la media delle somministrazioni giornaliere era pari a 582 mila, mentre venerdì 18 giugno – una settimana dopo – è scesa a 533 mila e sabato 19 giugno a 530 mila (i dati di domenica 20 giugno non sono ancora consolidati).

Nei sette giorni dopo la decisione di fermare l’utilizzo di AstraZeneca per gli under 60, sono state somministrate 3,7 milioni di dosi – considerando tutti i vaccini utilizzati – rispetto alle 4,1 milioni dei sette giorni prima della sospensione. Il calo si è concentrato nelle prime dosi, passate da 3 milioni a 2,3 milioni, mentre le seconde dosi sono passate da 1,1 milioni a 1,4 milioni.
Lo stop ad AstraZeneca e la confusione derivante da questa situazione hanno quindi costretto a rimandare l’inizio della protezione fornita dalla prima dose ad almeno 400 mila persone.

Il calo delle somministrazioni si è verificato nella maggioranza delle regioni. Tra il 12 e il 18 giugno solo la provincia autonoma di Trento, il Piemonte, la Sardegna, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia hanno registrato un aumento delle somministrazioni rispetto ai sette giorni precedenti. Le regioni con i maggiori cali (oltre il 10 percento) sono state Abruzzo, Calabria, Campania, Sicilia, Umbria, Valle d’Aosta e provincia autonoma di Bolzano.

Crolla Johnson & Johnson, quasi si azzera AstraZeneca

Vediamo quali sono stati i numeri divisi per tipo di vaccino. Tra il 12 e il 18 giugno le somministrazioni del vaccino Johnson & Johnson sono crollate dell’80 per cento e quelle di AstraZeneca del 53 per cento, mentre le somministrazioni di Pfizer sono salite del 2 per cento e quelle di Moderna del 32 per cento. Tra le prime dosi, Pfizer è sceso del 22 per cento, Johnson & Johnson dell’80 per cento, AstraZeneca del 95 percento, sostanzialmente azzerandosi, e Moderna è cresciuto del 12 per cento.

Il calo delle prime dosi di Pfizer potrebbe essere dovuto a una riprogrammazione degli appuntamenti per aumentare le scorte in vista dei richiami eterologhi (ossia degli under 60 che avevano ricevuto una prima dose AstraZeneca). Il crollo di Johnson & Johnson è invece probabilmente dovuto all’incertezza generale che si è avuta negli ultimi giorni. Questo vaccino è infatti basato sullo stesso principio di quello di AstraZeneca – sono entrambi vaccini a vettore adenovirale – e la scorsa settimana non era anche qui chiaro che cosa si dovesse fare con gli under 60. Il Ministero della Salute ha poi annunciato che si può continuare a somministrare Johnson & Johnson anche a chi ha meno di 60 anni, sebbene alcune regioni, come il Piemonte, abbiano deciso di sospenderlo.

Il crollo delle somministrazioni di AstraZeneca e Johnson & Johnson e il rallentamento con gli altri due vaccini hanno fatto sì che al 21 giugno l’Italia abbia circa 3,7 milioni di dosi non ancora utilizzate. Con le scorte attuali e il ritmo delle somministrazioni degli ultimi sette giorni si ha dunque un’autonomia di quattro giorni con Pfizer e Moderna e oltre 60 giorni con AstraZeneca e Johnson & Johnson.

Le somministrazioni scendono in tutte le fasce di età

Il calo delle somministrazioni di prime dosi riguarda tutte le fasce anagrafiche, seppur con intensità diversa. Tra gli over 80, il calo al 18 giugno rispetto a sette giorni prima è stato pari al 37 per cento; nella fascia 70-79 anni del 44 per cento; e in quella 60-69 anni del 49 per cento. Sotto i 60 anni si ha avuto un calo del 57 per cento nella fascia 50-59 anni; del 13 per cento in quella 40-49 anni; del 2 per cento in quella 30-39 anni; del 5 per cento in quella tra i 20 e 29 anni; e del 20 per cento in quella 12-19 anni.

Il calo delle somministrazioni tra gli under 50 è iniziato per tutte le quattro fasce di età nei due o tre giorni successivi allo stop deciso dal Ministero. Nella fascia 50-59 anni il calo è iniziato il giorno precedente e poi le somministrazioni sono precipitate, più che dimezzandosi: si è passati dal vaccinare al giorno l’1,7 per cento di chi ha tra 50-59 anni a vaccinarne lo 0,6 per cento. Sopra i 60 anni le somministrazioni giornaliere erano già in calo, ma la rapidità della diminuzione è aumentata dopo lo stop, in particolar modo nella fascia 60-69 anni.

In conclusione

La decisione di fermare l’utilizzo di AstraZeneca sulla popolazione under 60 ha causato confusione e portato a un forte rallentamento della campagna vaccinale. Rispetto alla settimana precedente lo stop, si sono vaccinate con prima dose 400 mila persone in meno.

Il calo si è verificato in quasi tutte le regioni, su tre vaccini su quattro e in tutte le fasce di età. Sono iniziate a calare le somministrazioni anche nelle fasce di età per cui le adesioni sono iniziate solo venti giorni fa. La sincronizzazione di questi fenomeni lascia supporre che il calo sia dovuto allo stop di AstraZeneca e non all’avere finito la platea di coloro che sono disponibili a vaccinarsi.

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