Gentile Susan Wojcicki,
sono passati quasi due anni dall’inizio della pandemia di COVID-19. In tutto il mondo si è visto fin troppe volte quanto possa essere distruttiva la disinformazione per la democrazia, la tenuta sociale e la salute pubblica. Troppe vite hanno subito gravi conseguenze e troppe persone hanno perso i propri cari a causa della disinformazione. In qualità di rete internazionale di organizzazioni che si occupano di verificare i fatti, monitoriamo il modo in cui le bugie si diffondono online e, ogni giorno, rileviamo che YouTube è uno dei principali canali usati dalla disinformazione in tutto il mondo. La comunità globale di fact-checker è molto preoccupata per questa situazione.
Purtroppo siamo anche costretti a rilevare che lo sforzo da parte di YouTube nell’implementare politiche per risolvere questo problema è al momento assolutamente insufficiente. Anzi, YouTube ad oggi permette che la sua piattaforma venga usata come un’arma da persone prive di scrupoli che manipolano e sfruttano gli altri, consentendo a queste stesse persone di organizzarsi e finanziarsi. Le misure in campo al momento si stanno rivelando insufficienti. Per questo motivo invitiamo YouTube a intraprendere azioni efficaci contro la disinformazione, a elaborare una serie di politiche e interventi volti a migliorare l’ecosistema dell’informazione, e a farlo in collaborazione con le organizzazioni di fact-checking che lavorano in tutto il mondo in modo indipendente e imparziale.
Nell’ultimo anno abbiamo visto prosperare ed espandersi oltre i confini nazionali diversi gruppi cospirazionisti, tra cui – ad esempio – il movimento internazionale Doctors for the Truth che, nato in Germania, è passato in Spagna e si è diffuso in America latina, il tutto su YouTube. Nel frattempo, milioni di utenti hanno visto video in greco e arabo che li incoraggiavano a boicottare le vaccinazioni o trattare le infezioni da COVID-19 con cure fasulle. E non c’è solo la COVID-19: da anni alcuni video su YouTube promuovono false cure per il cancro.
In Brasile, la piattaforma è stata utilizzata per amplificare l’incitamento all’odio contro minoranze vulnerabili, raggiungendo decine di migliaia di utenti. Anche le elezioni non sono state risparmiate.Nelle Filippine circolano dei video – con oltre 2 milioni di visualizzazioni – che negano le violazioni dei diritti umani e la corruzione durante il periodo della legge marziale nel Paese (1972-1981), allo scopo di ripulire la reputazione di Ferdinand Marcos Jr. figlio del defunto dittatore, Ferdinand Marcos, e candidato alle elezioni del 2022. A Taiwan, le ultime elezioni sono state segnate da accuse infondate di frode. Il mondo intero ha assistito alle conseguenze della disinformazione negli Stati Uniti, quando una folla violenta ha assaltato il Campidoglio a inizio 2021. Dalla vigilia delle elezioni presidenziali statunitensi al giorno dopo il voto, i video di YouTube a sostegno della falsa narrativa della “frode”, propagandata da Donald Trump, sono stati guardati più di 33 milioni di volte.
Gli esempi sono così tanti che è difficile tenerne il conto. Molti di questi video e canali restano online ancora oggi, pur essendo passati sotto il radar delle politiche di moderazione dei contenuti di YouTube, specialmente nei Paesi non anglofoni e nel Sud del mondo. Siamo lieti che ultimamente l’azienda abbia preso alcune misure per cercare di affrontare questo problema, ma sulla base di ciò che vediamo quotidianamente sulla piattaforma, pensiamo che questi sforzi non stiano funzionando (e YouTube non ha prodotto dati sufficienti per dimostrare l’efficacia di tali misure).
La piattaforma dell’azienda ha finora inquadrato le discussioni sulla disinformazione in termini di una falsa dicotomia tra eliminare o non eliminare contenuti. In questo modo, YouTube
scarta la possibile soluzione che si è dimostrata più efficace: la nostra esperienza di fact-checker, unitamente alle evidenze scientifiche, ci dice che far emergere informazioni verificate è più efficace che eliminare contenuti. Preserva la libertà di espressione, riconoscendo al tempo stesso la necessità di ulteriori informazioni per ridurre i rischi di danni alla vita, alla salute, alla sicurezza e ai processi democratici. E considerato che gran parte delle visualizzazioni su YouTube provengono dal suo stesso algoritmo di raccomandazione, YouTube dovrebbe anche verificare di non promuovere attivamente la disinformazione tra i suoi utenti o di consigliare contenuti provenienti da canali inaffidabili.
Partendo da questa valutazione, proponiamo alcune azioni che avrebbero un grande impatto nel ridurre la diffusione della disinformazione su YouTube.
1. Un impegno per una trasparenza significativa in merito alla disinformazione sulla piattaforma: YouTube dovrebbe sostenere la ricerca indipendente sulle origini delle diverse campagne di disinformazione, la relativa portata e il loro impatto, nonché sulle modalità più efficaci per contrastare le informazioni false. Dovrebbe inoltre pubblicare la versione integrale della propria politica di moderazione in materia di disinformazione, compreso l’uso dell’intelligenza artificiale e quali dati la alimentano.
2. Oltre che sul rimuovere i contenuti per motivi di conformità legale, l’attenzione di YouTube dovrebbe focalizzarsi sul fornire agli utenti contesto e verifiche dei fatti, chiaramente sovrapposti ai video originali o come contenuti video aggiuntivi. Ciò è realizzabile solo stabilendo una collaborazione significativa e strutturata, assumendosi le proprie responsabilità e investendo sistematicamente nelle iniziative indipendenti di fact-checking in tutto il mondo che lavorano quotidianamente per risolvere questi problemi.
3. Agire contro i trasgressori recidivi che producono contenuti costantemente contrassegnati come disinformazione, in particolare quelli che monetizzano tali contenuti all’interno e all’esterno della piattaforma, impedendo ai suoi algoritmi di raccomandazione di promuovere contenuti prodotti da tali fonti di disinformazione.
4. Ampliare l’impegno attuale e futuro contro la disinformazione e l’informazione errata in lingue diverse dall’inglese e fornire dati specifici per Paese e lingua, nonché servizi di trascrizione che funzionino in qualsiasi lingua.
Ci auguriamo che l’implementazione di queste idee venga presa in considerazione per l’interesse collettivo e per rendere YouTube una piattaforma realmente impegnata nell’evitare che la disinformazione venga utilizzata come un’arma contro i suoi stessi utenti e contro la società in generale. Possiamo e vogliamo aiutare YouTube. Vorremmo organizzare un incontro per discutere di questi argomenti e individuare modalità di collaborazione. Restiamo in attesa di una sua gentile risposta a questa nostra offerta.
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Il fact-checking di Giorgia Meloni ad Atreju