Durante la prima Repubblica nessun esecutivo fu composto da ministri e sottosegretari provenienti da più di cinque forze politiche, come in alcuni governi guidati da Alcide De Gasperi e nella stagione del “pentapartito”. La fine dei partiti tradizionali e la riforma elettorale che prese il nome di Mattarellum – dal nome dell’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella – contribuirono alla nascita di coalizioni politiche variegate e composte da tanti piccoli partiti.
I record dei governi di centrosinistra di Prodi
Il
primo governo Prodi (1996-98) vanta il record per il maggior numero di forze politiche rappresentate all’insediamento del governo. Erano infatti ben 13 i partiti che esprimevano almeno un ministro o un sottosegretario.
Tra questi erano rappresentati, oltre ai partiti principali (l’Ulivo, il Pds, il Ppi, Rinnovamento italiano e i Verdi), formazioni minori come il Patto Segni, che esprimeva
Gianni Rivera come sottosegretario alla Difesa; Unione democratica di
Antonio Maccanico, che non va confusa con Alleanza democratica di
Willer Bordon, entrambi rappresentati al governo; Sinistra repubblicana e i Socialisti italiani, rispettivamente composti da fuoriusciti del Pri e del Psi; i Cristiano sociali e Federazione laburista, partiti di ispirazione progressista poi confluiti nei Democratici di sinistra e rappresentati dai sottosegretari
Luciano Guerzoni e
Antonello Cabras; e infine la cosiddetta “ala destra di Rifondazione comunista”, il Movimento dei comunisti unitari del sottosegretario
Rino Serri, anch’esso confluito nei Ds.
Il secondo posto di questa classifica va al secondo governo guidato da Romano Prodi (2006-08), la cui coalizione spaziava dall’Udeur di Clemente Mastella ai Comunisti italiani. All’insediamento del governo nel 2006 erano undici le forze politiche rappresentate, tra cui due partiti socialisti (i Socialisti democratici italiani e I Socialisti di
Bobo Craxi) e la Lega alleanza lombarda, piccola formazione autonomista del senatore
Elidio De Paoli.
E il centrodestra?
I governi guidati da Silvio Berlusconi nascevano con il supporto di coalizioni composte da un numero inferiore di forze politiche. In questo caso, il record spetta al secondo governo Berlusconi (2001-2005), formato da sette partiti di cui due minori (il
Pri e il
Nuovo Psi).
La frammentazione politica non ha però risparmiato nemmeno il centrodestra. Dopo la fuoriuscita dal Popolo della libertà (Pdl) degli aderenti a Futuro e libertà per l’Italia, il partito di Gianfranco Fini, Berlusconi varò un rimpasto di governo nel maggio 2011 che portò il numero di forze politiche rappresentate nell’esecutivo a undici. Si trattava in molti casi di movimenti politici nati con lo scopo di consolidare la traballante maggioranza parlamentare del governo.
Tra questi vi erano movimenti come La Destra dell’attuale presidente della Regione Sicilia
Nello Musumeci; la rediviva Democrazia cristiana di
Pino Pizza; le forze meridionaliste di Noi Sud dell’ex ministro democristiano
Vincenzo Scotti e Grande Sud di
Gianfranco Micciché; e l’universo dei Responsabili di cui facevano parte, tra gli altri, il Movimento di responsabilità nazionale, i Popolari di Italia domani del ministro delle Politiche Agricole
Francesco Saverio Romano e le quasi omonime
Intesa popolare e
Azione popolare.