Italexit rilancia la falsa teoria dell’efficacia negativa dei vaccini

Secondo l’endocrinologo Frajese, sospeso dall’Ordine dei medici, i vaccinati rischiano di contagiarsi di più rispetto ai non vaccinati. Ma le cose non stanno così
ANSA/ANGELO CARCONI
ANSA/ANGELO CARCONI
Il 4 settembre, ospite a Mezz’ora in più su La7, l’endocrinologo Giovanni Frajese, candidato alle elezioni del 25 settembre con Italexit di Gianluigi Paragone, ha detto (min. -0:56:40) che l’efficacia dei vaccini contro la Covid-19 cala progressivamente nei mesi successivi all’inoculazione, fino a diventare «negativa». 

La tesi sostenuta da Frajese, sospeso dall’Ordine dei medici per le sue posizioni sui vaccini, circola già da diversi mesi nel panorama della disinformazione, ma è priva di fondamento scientifico, come ha spiegato l’Istituto superiore di sanità (Iss).

I vaccini non hanno un’efficacia negativa

In concreto, Frajese sostiene che le persone non vaccinate abbiano tassi di contagio più bassi rispetto a quelle vaccinate e che quindi non solo il vaccino sarebbe inutile per evitare l’infezione, ma anzi: l’inoculazione potrebbe addirittura aumentare le possibilità di contrarre il coronavirus e sviluppare la malattia. Questa idea non è nuova: già a gennaio 2022 era stata proposta in un’interrogazione parlamentare dal senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan, ed è poi stata ripresa anche a giugno dal quotidiano La Verità.

In particolare, per dimostrare la fondatezza della loro teoria, i sostenitori dell’efficacia negativa dei vaccini fanno riferimento ai dati rilasciati settimanalmente dall’Iss nel suo rapporto sull’andamento della pandemia in Italia. Tra le altre cose, il bollettino fornisce alcune stime sull’efficacia dei vaccini per le persone vaccinate con due dosi da meno di 90 giorni, da meno di 120 giorni o da più di 120 giorni, e per i vaccinati con terza dose. 

Come evidenziato anche dall’ultimo report, pubblicato il 2 settembre e aggiornato al 31 agosto, in alcuni casi i dati sembrano fornire risultati apparentemente contraddittori. Per esempio, l’efficacia contro il contagio stimata per le persone vaccinate da oltre quattro mesi (44,2 per cento) è superiore a quella stimata per le persone vaccinate da meno di quattro mesi, quindi più di recente (23,4 per cento). Secondo chi supporta la tesi dell’efficacia negativa, dati come questo dimostrano la scarsa o inaffidabile efficacia del vaccino. Non esistono però dati a supporto di questa tesi, che è stata anche smentita ufficialmente dall’Iss.

La spiegazione dell’Iss

Il 22 giugno l’Istituto superiore di sanità ha pubblicato un nuovo articolo nella sua sezione dedicata alle notizie false che circolano sulla pandemia per smentire la tesi dell’efficacia negativa e fare chiarezza rispetto alle modalità corrette per l’interpretazione dei dati. 

L’Iss afferma che i dati forniti dai suoi report settimanali «evidenziano chiaramente un aumento dell’efficacia vaccinale dopo la somministrazione della dose booster, in tutte le fasce di età, sia nella prevenzione dell’infezione di Sars-CoV-2 che della malattia severa, rispetto alla vaccinazione completa con due dosi»

Secondo l’Iss, l’equivoco in questione nascerebbe da «alcuni limiti intrinseci dell’analisi». In particolare, l’alta contagiosità della variante omicron ha fatto aumentare la quota di persone che sono state infettate, ma non hanno notificato il contagio. Queste possono quindi risultare come “non vaccinate” anche se in realtà hanno sviluppato un certo livello di protezione immunitaria, portando così a una «sottostima dell’efficacia calcolata». Allo stesso tempo, molte persone che hanno ricevuto due dosi non hanno effettuato la terza perché nel frattempo sono stati contagiati, creando ulteriore confusione nell’analisi dei dati. 

L’Iss ha inoltre specificato che al momento i non vaccinati «rappresentano ormai una fetta molto piccola della popolazione, caratterizzata verosimilmente da fattori di rischio differenti» e non considerati dall’analisi, i cui risultati relativi all’efficacia potrebbero quindi essere «sbilanciati»

Proprio per risolvere questi problemi metodologici e «ridurre le distorsioni dei risultati causate dalla sottonotifica delle infezioni meno gravi», l’Iss sta attualmente lavorando a una «revisione della modalità di analisi dei dati di efficacia».

In generale, è vero che l’efficacia dei vaccini nel contrastare i sintomi gravi della Covid-19 cala con il passare del tempo, come affermato da Frajese a Mezz’ora in più, ma non per questo diventa «negativa», esponendo i vaccinati a un rischio maggiore. 

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