Al 4 ottobre tutte le regioni italiane, tranne la Sicilia, si trovano in zona bianca, quella con meno restrizioni. Da quando è stato introdotto, a novembre 2020, il sistema a colori ha subito diverse modifiche e ad oggi è basato su un misto di leggi e prassi che con l’arrivo dell’autunno potrebbero creare dei problemi.
Una parte delle decisioni sui colori poggia infatti su quanto scritto, nero su bianco, nei decreti del governo. Ma un’altra parte dipende dal modo in cui chi decide ogni settimana i colori delle regioni interpreta le leggi, rendendo il funzionamento del sistema tutt’altro che immediato.
Vediamo come funziona la versione attuale del sistema a colori, per poi capire quali sono gli elementi che rischiano di creare maggiore confusione.
Come funziona oggi il sistema a colori
In base all’ultima modifica (il decreto-legge n. 105 del 23 luglio 2021, poi convertito in legge il 15 settembre) il colore delle regioni è determinato da tre indicatori: l’incidenza dei contagi ogni 100 mila abitanti su sette giorni e la percentuale di posti letto occupati da pazienti positivi al coronavirus, sia nelle terapie intensive che nei posti letto di area medica (ossia nei reparti di malattie infettive, medicina generale e pneumologia).
Quando tutti e tre gli indicatori superano una determinata soglia, allora una regione cambia colore, con l’introduzione di misure più restrittive. Non basta che uno o due indicatori superino le soglie corrispondenti, ma devono superarle tutti e tre: se anche uno solo rimane sottosoglia, la regione non cambia colore.
Per tornare a un colore con meno restrizioni, invece, vale ancora il decreto-legge n. 33 del 16 maggio 2020, convertito in legge a luglio 2020. In particolare, l’articolo 1 (comma 16-ter) stabilisce che se una regione ha parametri per entrare in un colore con meno restrizioni, il cambio non è immediato, ma deve passare prima un periodo di conferma di «14 giorni» (un’indicazione temporale che può ricevere diverse interpretazioni, come vedremo meglio più avanti).
Le leggi appena citate non precisano però tutti i dettagli del sistema a colori.
Non tutto è scritto nelle leggi
Alcuni meccanismi cambiano sulla base di decisioni prese dalla Cabina di regia del Ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che ogni venerdì si riunisce per determinare i colori delle regioni. Una delle domande fondamentali in questo processo di valutazione è: quali giorni sono presi in considerazione per valutare il livello delle varie soglie? Mentre infatti all’inizio si guardavano giorni diversi della settimana, a seconda degli indicatori, di recente la situazione è cambiata.
Innanzitutto, bisogna ricordare che esistono due flussi di dati sull’epidemia di coronavirus in Italia: quello giornaliero della Protezione civile e del Ministero della Salute e quello settimanale dell’Iss. Il primo è più tempestivo, ma anche più impreciso: i dati sono comunicati per data di notifica da parte delle autorità sanitarie alla Protezione civile e non dell’effettiva diagnosi, sono frequenti ricalcoli e solo alcune delle informazioni relative ai contagi sono note. Il secondo flusso, quello dell’Iss, è invece più accurato, ma richiede alcuni giorni per raccogliere maggiori informazioni e fornire dati consolidati.
Fino al 12 marzo 2021, per determinare il colore delle regioni è stato usato il flusso dell’Iss relativo alla settimana precedente quella del monitoraggio. Ma dal 19 marzo 2021 viene usato il flusso dati della Protezione Civile e del Ministero della Salute, aggiornato al giovedì, il giorno prima della riunione della cabina di regia.
Per le occupazioni dei posti letto negli ospedali, si usano invece i dati sui ricoverati positivi al coronavirus (e non i negativizzati) come indicati dai bollettini giornalieri del flusso della Protezione civile, con i posti letto di area medica della rilevazione giornaliera del Ministero della Salute e i posti letto in terapia intensiva come indicati dalle regioni alla cabina di regia. I posti letto disponibili in area medica sono in accordo con quelli pubblicati dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), mentre quelli di terapia intensiva non sono pubblicamente noti, sebbene stimabili dai verbali.
Fino alla riunione dello scorso 10 settembre, il giorno che veniva preso in considerazione per i posti letto era, per prassi, il martedì. Questo avveniva perché normalmente le regioni ricevono il report di monitoraggio al mercoledì, prima della pubblicazione del venerdì, per darne la loro validazione. Poi le cose sono cambiate.
A metà settembre la Calabria non è passata in zona gialla, sebbene martedì 14 settembre avesse superato tutte e tre le soglie per il cambio di colore. Nei due giorni successivi, precedenti la riunione della Cabina di regia, i ricoveri in terapia intensiva erano infatti diminuiti. La cabina di regia di venerdì 18 settembre ha così tenuto conto di dati più aggiornati di quelli del martedì, già disponibili [1]. Dal monitoraggio successivo si dunque è scelto di usare anche per le occupazioni dei posti letto in ospedale i valori del giovedì.
Ricapitolando: in base alle leggi e alle prassi, l’attuale versione del monitoraggio può dunque considerarsi “giornaliera”, e non più settimanale, visto che è di fatto basata sui dati di un solo giorno (sia per l’incidenza dei contagi sia per l’occupazione degli ospedali), mentre prima prendeva i dati da due giorni diversi. È possibile dunque implementare uno schema (qui consultabile) che tenga traccia quotidianamente dei vari indicatori, per provare a prevedere i colori delle regioni.
In che senso «14 giorni»?
Questo cambio nel monitoraggio può portare anche a una diversa interpretazione delle norme che stabiliscono quanto tempo deve passare prima di tornare a un colore con meno restrizioni. Con un monitoraggio settimanale, come quelli precedenti, l’espressione «14 giorni» faceva riferimento a due monitoraggi di fila.
Adesso invece – come confermato anche dalle parole del 1° ottobre del presidente dell’Iss Silvio Brusaferro (portavoce del Comitato tecnico scientifico e membro della Cabina di Regia) – l’interpretazione diventa letterale: sono necessari 14 giorni prima di poter passare allo scenario inferiore.
È per questo che sebbene dal 23 settembre, e quindi da due monitoraggi di fila, la Regione Sicilia abbia valori da zona bianca (occupazione in terapia intensiva inferiore al 10 per cento, anche se con incidenza e occupazione in area medica sopra le rispettive soglie), dovrà ancora aspettare prima del ritorno in zona bianca.
In conclusione
Il monitoraggio dei colori delle regioni ha subito varie modifiche dalla sua nascita, avvenuta quasi un anno fa. Alle varie versioni, stabilite da diversi decreti-legge, si affiancano decisioni prese secondo prassi e interpretazioni non scritte nero su bianco nelle norme.
Nonostante la presenza di altri problemi (per esempio sui dati relativi ai posti letto disponibili), il sistema a colori è caratterizzato da ritardi nell’applicazione di misure restrittive e un’attesa maggiore nel tornare a situazioni con minori restrizioni, sebbene al momento abbia le caratteristiche per essere basato su un monitoraggio giornaliero, e quindi più tempestivo.
[1] Al momento della pubblicazione di questo articolo, il verbale della riunione numero 70 della Cabina di Regia non è ancora disponibile.
Giustizia
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