La legalizzazione delle droghe leggere conviene? Se lo chiede Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), e abbiamo provato a dare una risposta guardando alla situazione nei Paesi che hanno legalizzato la cannabis. Al di là delle valutazioni politiche, vediamo cosa dicono i numeri.



I Paesi Bassi sono stati i primi a farlo, nel 1976, ed è dunque il caso che fornisce i numeri più affidabili. Non si registrano consumi molto diversi dagli altri Paesi europei e addirittura inferiori a Canada e Stati Uniti. In compenso, il sistema giudiziario e di sicurezza è alleggerito da un carico notevole di lavoro, avendo appena 19 arresti su 100.000 cittadini per reati minori legati alla droga, contro i 269 degli USA o i 225 della Francia.



Infine la legalizzazione porta un gettito fiscale, tramite le vendite nei coffee shop, di circa 400 milioni di euro ogni anno che vengono spesi in politiche di prevenzione, cura e riduzione del danno. La stima, fatta nel 2008 da un programma televisivo olandese, è ritenuta conservativa ed è riportata in un rapporto del 2013 pubblicato dalla Open Society Foundations.



Negli Stati Uniti, la legalizzazione in alcuni Stati – nel 2012 in Colorado e Oregon, nel 2014 in Alaska e Oregon, e nel 2016 in California, Nevada, Maine e Massachusetts – è ancora troppo recente per avere conclusioni affidabili, anche se i primi dati sembrano indicare un lieve aumento del consumo tra i maggiorenni (+5%) e nessun impatto sui consumi degli adolescenti.



In Uruguay, dove pure si è legalizzato, la situazione è complicata da vari fattori, tra cui le minacce dei narcotrafficanti alle farmacie che dovrebbero vendere la marijuana legale. Non si presta quindi a dare significative indicazioni.