La questione della sicurezza è stata spesso al centro del dibattito politico e delle campagne elettorali. Ne ha parlato pochi giorni fa anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: il 14 febbraio, all’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola ufficiali dei Carabinieri.
Gentiloni ha messo in luce una contraddizione: la sensazione di insicurezza cresce, mentre “gli episodi di violenza” sono in calo. Il numero di questa settimana, 2.687.249, è il totale dei delitti denunciati dalla polizia all’autorità giudiziaria nel 2015 – ultimo anno per cui sono disponibili numeri definitivi – ed è in effetti di circa 250.000 unità inferiore al 2007 (anno tra l’altro precedente la crisi), quando il totale era di oltre 2,9 milioni.
Ma non tutti i “delitti” compresi nel totale sono violenti, per cui vale la pena guardare le cose più da vicino. Tra il 2007 e il 2015, sono calati parecchio gli omicidi volontari (da 627 a 469), ma anche i tentati omicidi (da 1.588 a 1.203), le rapine (da 52 mila a 35 mila) e le violenze sessuali (da circa 4.900 a 4 mila).
I principali crimini violenti, insomma, sono effettivamente in calo negli ultimi anni. Ci sono voci in controtendenza che possono alimentare maggiore insicurezza – in primo luogo i furti in abitazione, aumentati nel 2007-2015 da circa 170 mila a oltre 230 mila – ma non si tratta di crimini caratterizzati dalla violenza. In breve: qualunque sia la “percezione”, i reati violenti in Italia stanno calando.