Circa la metà dei ministri viene da quattro regioni
Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia sono le quattro regioni più popolose d’Italia e insieme coprono il 44 per cento della popolazione italiana. Nel passaggio tra la prima e la seconda Repubblica – avvenuto agli inizi degli anni Novanta – la quota di ministri provenienti da queste regioni è cresciuta di ben dieci punti percentuali, passando dal 45 al 55 per cento. A trainare questa crescita sono stati in particolare Lazio e Lombardia, mentre Campania e Sicilia sono rimaste sostanzialmente stabili.
Il secondo governo Berlusconi, il più lombardo di tutti
La rappresentanza crescente di Lombardia e Lazio al governo è uno specchio del bipolarismo che ha caratterizzato la seconda Repubblica. I governi Berlusconi non hanno infatti contato mai meno di sette ministri lombardi, dato in linea con gli esecutivi tecnici di
Mario Monti e Mario Draghi.
Il record spetta proprio al
secondo governo Berlusconi, con ben nove ministri lombardi, molti dei quali esponenti della Lega (allora ancora Lega Nord): oltre a Berlusconi, ne fecero parte anche Umberto Bossi, Roberto Calderoli, Roberto Castelli, Roberto Maroni, Letizia Moratti, Girolamo Sirchia, Mirko Tremaglia e Giulio Tremonti.
Il Lazio piace ai governi di centrosinistra
I governi di centrosinistra si sono invece distinti per una regolare presenza di ministri provenienti dal Lazio. Pur in contesto di ampie – e spesso instabili – coalizioni politiche, i governi
Prodi II,
Letta e
Gentiloni vantano il record di ministri laziali, ben sei, a cui va aggiunto anche il
secondo governo Berlusconi.
C’è chi sale…
Quanto agli altri territori, le ex regioni rosse di Emilia-Romagna e Umbria hanno visto la propria rappresentanza aumentare sensibilmente durante la seconda Repubblica. Entrambe contano più ministri tra il 1994 e il 2021 di quanti ne abbiano mai avuto durante la prima.
… e c’è chi scende
Altre regioni, che nella prima Repubblica avevano dato i natali a importanti e longevi dirigenti di partito, hanno visto la propria rappresentanza diminuire a partire dal 1994.
Tra queste vi sono il Trentino-Alto Adige, patria di dirigenti democristiani come
Alcide De Gasperi,
Flaminio Piccoli e
Beniamino Andreatta, rappresentato dal solo Andreatta come ministro della Difesa nel primo governo Prodi; un altro feudo democristiano come l’Abruzzo di
Remo Gaspari e
Franco Marini, che ha avuto rappresentanza durante la seconda Repubblica con
Ottaviano Del Turco; la Calabria, il cui peso politico nella prima Repubblica (ben 11 ministri, molti dei quali in posizioni di prestigio) è calato sostanzialmente, potendo contare solo su quattro ministri, tutti in governi di centrosinistra e in dicasteri senza portafoglio, ad eccezione dell’ex ministro dell’Interno
Marco Minniti; e soprattutto le Marche, che dopo aver espresso due presidenti del Consiglio (
Fernando Tambroni e
Arnaldo Forlani) e nove ministri, non hanno avuto alcun rappresentante a livello ministeriale dal 1994.
C’è chi non ha mai avuto ministri
La Valle d’Aosta è invece l’unica regione italiana a non aver mai avuto un proprio rappresentante tra i ministri, ma solo due sottosegretari: il democristiano
Luigi Chatrian tra il 1946 e il 1947 e, in tempi più recenti,
Luciano Caveri in rappresentanza dell’Union Valdôtaine nel secondo governo D’Alema.
Il record del Molise
Ponderando la rappresentanza a livello ministeriale con il peso demografico di ciascuna regione, si scopre infine che la regione più sovrarappresentata è il Molise, che a fronte di uno 0,5 per cento di abitanti sul totale della popolazione italiana, conta 5 ministri, pari allo 0,9 per cento del totale (559). Per contro, la Valle d’Aosta e il Trentino-Alto Adige sono le regioni più sottorappresentate. La Lombardia è invece l’unica regione, assieme all’Emilia-Romagna, il cui peso demografico coincide esattamente con la rappresentanza in termini di ministri (17 per cento).