Nell’aprile 2019, il primo governo Conte cominciava già a traballare sotto i colpi reciproci di Lega e Movimento 5 stelle. Il 7 aprile, Luigi Bisignani
riportò sul
Tempo un retroscena che, ancora una volta, vedeva protagonista il governatore della Banca centrale europea Mario Draghi, in scadenza a ottobre di quell’anno: «Mario Draghi senatore a vita per dare una sferzata al governo più pazzo del mondo che, dalla Libia alle infrastrutture, non ne indovina una? Pare sia questa l’idea che sta maturando in gran segreto il Quirinale».
Così come Giorgio Napolitano aveva fatto con Mario Monti, si avanzava su alcuni quotidiani l’
ipotesi che Mattarella volesse nominarlo senatore a vita per poi aprirgli la strada a un eventuale governo (e dunque mandare un preavviso a quello in carica). Anche questa voce di corridoio, nei fatti, non trovò nessun riscontro e Draghi concluse il proprio mandato alla Banca centrale europea alla sua scadenza naturale: il 24 ottobre 2019.
L’ultimo giorno, ai cronisti che chiedevano cosa gli riservasse il futuro, rispose solo: «Chiedete a mia moglie». Forse un ironico riferimento alla risposta di Serenella Cappello fuori dai seggi dopo le elezioni del 2018. A quel punto, però, Mario Draghi era libero davvero, non ricopriva più nessuna carica e nessuno credeva davvero che si avviasse al “pensionamento”. Le candidature – sempre attribuitegli da altri – cominciarono a moltiplicarsi.
Nel frattempo in Italia c’era un nuovo governo, il Conte bis, retto da Partito democratico e Movimento 5 stelle. Il 25 ottobre 2019, il numero due della Lega Giancarlo Giorgetti – che con Draghi ha ancora un rapporto personale – fece addirittura una profezia (sbagliata solo nei tempi). Secondo un retroscena
riportato da Augusto Minzolini sul
Giornale ma anche da Ilario Lombardo su
La Stampa, Giorgetti in quei giorni avrebbe detto: «Questo governo [Pd-M5s] non dura. Vedo che traballa. Alla fine arriverà Mario Draghi, visto che in questo momento è disoccupato e non ha certo bisogno del reddito di cittadinanza. Del resto l’identikit di Renzi su quello che potrebbe essere il premier perfetto, corrisponde esattamente a Draghi».
Il 27 ottobre,
Libero ha ripreso un altro retroscena del
Giornale – firmato di nuovo da Minzolini – che parlava di un «piano» di Matteo Renzi per una «staffetta» a Palazzo Chigi, ovvero per sostituire il presidente Conte alla prima occasione utile. Secondo il giornalista il premier del futuro per il leader di Italia viva sarebbe stato proprio «uno che somigli a un Draghi».
Ancor più che alla presidenza del Consiglio, il nome di Mario Draghi negli ultimi due anni è stato proiettato direttamente al Quirinale, per la successione a Sergio Mattarella, in scadenza all’inizio del 2023. Il 20 ottobre 2019, un articolo del
Giornale lo
metteva già al primo posto fra i “papabili” alla corsa al Colle.
Pochi giorni più tardi, il 26 ottobre, anche il fondatore di
Repubblica Eugenio Scalfari
scrisse un editoriale dal titolo «Conte, Renzi e una speranza che si chiama Mario Draghi». Nel sommario si leggeva: «Il governatore uscente della Bce può fare qualunque cosa, che abbia naturalmente gestione d’un potere che rechi benessere al nostro Paese e ai circostanti. Molti pensano che sarebbe un ottimo capo del governo italiano; altri ritengono che sarebbe validissimo per una carica al vertice dell’Unione europea; infine potrebbe succedere nel 2022 all’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella».
Una proposta che sembrava non dispiacere nemmeno al leader della Lega Matteo Salvini. A dicembre dello stesso anno, il segretario del Carroccio, in conferenza stampa a Bruxelles, a un giornalista che gli chiedeva cosa pensasse di Mario Draghi al Quirinale,
disse: «Why not? Non avremmo controindicazioni, ma non decido io i destini altrui».
Fra i sostenitori di Draghi c’è sempre stato anche Silvio Berlusconi. A maggio 2019, in un’intervista al
Mattino,
definì l’economista «l’uomo giusto per un incarico di alta responsabilità in Italia». Alla fine dello stesso anno, alla presentazione di un libro di Bruno Vespa, a una domanda sull’ipotesi di un governo guidato da Mario Draghi
rispose senza esitazioni che sarebbe stato «un premier capace» (va detto che in quel periodo il governo era litigioso, ma non sul punto di cadere, quindi si trattava più che altro di un esercizio teorico).