Il 2 febbraio alcuni parlamentari fuoriusciti dal Movimento 5 stelle hanno criticato il decreto-legge approvato quel giorno dal Consiglio dei ministri perché, a detta loro, discriminerebbe i turisti italiani rispetto a quelli stranieri. «Con il nuovo decreto, mentre agli italiani per accedere alle strutture ricettive sarà richiesto il possesso del super green pass, ai turisti stranieri sarà sufficiente effettuare un tampone», ha per esempio scritto su Facebook il deputato Raphael Raduzzi (Alternativa). «Siamo di fronte a una discriminazione allo stato puro, eticamente e scientificamente ingiustificata e ingiustificabile».
Il 3 febbraio Guido Crosetto si è aggiunto alle critiche, scrivendo su Twitter che, in alcune circostanze, ora uno straniero in possesso del solo green pass (sui diversi certificati torneremo meglio tra poco) può alloggiare in un hotel, mentre un italiano no. «Essendo motivazione della restrizione, sanitaria, come può essere costituzionale?», si è così chiesto il cofondatore di Fratelli d’Italia.
Abbiamo verificato come stanno le cose e le critiche al nuovo decreto stanno in piedi soltanto a metà.
Si fa presto a dire green pass
Prima di addentrarci nel decreto in questione, ricordiamo la differenza tra il cosiddetto “green pass base” e il cosiddetto “super green pass” (o “green pass rafforzato”).
Innanzitutto va sottolineato che esiste solo un green pass, che come vedremo tra poco viene chiamato “base” o “super” a seconda di come lo si ottiene. Per avere un green pass serve almeno una di queste tre condizioni: la guarigione dalla malattia avvenuta nei sei mesi precedenti, il risultato negativo di un test molecolare (validità 72 ore) o antigenico (validità 48 ore), la vaccinazione contro la Covid-19.
In questo terzo caso, il green pass viene generato entro 48 ore dalla prima dose del vaccino, ma è valido a partire dal quindicesimo giorno dalla somministrazione e fino alla dose successiva (generalmente la seconda dose va fatta tra 21 e 42 giorni dopo la prima). Per le dosi successive alla prima – ricordiamo che la terza dose si può fare dopo almeno quattro mesi dalla seconda – la validità della certificazione è di sei mesi. Il nuovo decreto del governo ha di fatto eliminato questa scadenza per chi ha fatto la terza dose.
Il green pass ottenuto anche solo con un test negativo è detto “green pass base”, mentre il “super green pass” è quello che si ottiene solo con la vaccinazione o la guarigione dalla malattia.
Ad oggi, su tutto il territorio nazionale l’alloggio presso le strutture ricettive, come gli alberghi, è concesso solo a chi è in possesso del super green pass. Ma secondo alcuni, come abbiamo visto, ora i turisti stranieri sarebbero avvantaggiati rispetto a quelli italiani: è davvero così?
Che cosa dice il nuovo decreto
Veniamo allora al decreto della discordia. Il testo ufficiale del decreto-legge del 2 febbraio non è ancora stato pubblicato in Gazzetta ufficiale, ma è stato descritto in un comunicato stampa dal governo, spiegato in conferenza stampa dal ministro della Salute Roberto Speranza e divulgato da alcune fonti stampa.
Tra le altre cose, il provvedimento – di cui non si conosce ancora ufficialmente la data di entrata in vigore – ha cambiato le regole per la circolazione dei turisti stranieri in arrivo nel nostro Paese. In concreto, il governo ha deciso che chi proviene da uno Stato estero ed è in possesso di un certificato di guarigione o di vaccinazione, entrambe avvenute da più di sei mesi, con un vaccino autorizzato o riconosciuto in Italia (qui la lista), può accedere alle attività per i quali è richiesto il super green pass rafforzato – come appunto alloggiare in un albergo – se esibisce il risultato negativo di un test molecolare o antigenico.
In realtà, anche senza un vaccino autorizzato in Italia è possibile alloggiare in albergo. Le disposizioni del decreto, infatti, come spiega il comunicato stampa del governo, valgono «anche per coloro che hanno effettuato vaccinazioni con vaccini non autorizzati o non riconosciuti come equivalenti in Italia, sempre previa effettuazione di un tampone». In ogni caso, il test non è richiesto se si è guariti dalla Covid-19 dopo aver concluso il ciclo vaccinale.
Fatti alla mano, lo schieramento che critica questo provvedimento ha dunque ragione a metà. Da un lato, Raduzzi ha torto quando scrive che «ai turisti stranieri sarà sufficiente effettuare un tampone» per alloggiare in una struttura ricettiva: dovranno essere anche stati vaccinati o essere guariti.
Dall’altro lato, è vero che un turista straniero può alloggiare in un hotel con un test negativo, anche se la sua vaccinazione con due dosi o guarigione è avvenuta da oltre sei mesi. In questo caso particolare, un italiano nella stessa condizione – vaccinato con due dosi, ma non tre, da oltre sei mesi – non potrebbe alloggiare in albergo, visto che sei mesi è il termine oltre il quale in Italia il super green pass scade.
Durante la conferenza stampa del 2 febbraio, il ministro Speranza ha giustificato questo provvedimento dicendo che è stato preso per assecondare «una richiesta del mondo del turismo, del ministro del Turismo e di alcune regioni, soprattutto quelle che in queste ore hanno a che fare con il turismo invernale».
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