Il 25 marzo 2021 si è celebrato il Dantedì, la giornata nazionale dedicata al poeta Dante Alighieri, che quest’anno cade nell’anniversario dei 700 anni dalla morte (in realtà Dante è morto in settembre, ma il 25 marzo è la data che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia). Per quest’occasione Fratelli d’Italia ha tenuto una conferenza stampa alla Camera, dove ha presentato una proposta di legge per inserire nella Costituzione l’italiano come lingua ufficiale del nostro Paese (un testo simile era già stato presentato a Montecitorio, sempre da Fdi, a maggio 2018).
Il deputato di Fdi e vicepresidente della Camera Fabio Rampelli è intervenuto nella conferenza stampa dicendo che la lingua italiana «va tutelata». Secondo Rampelli, «ormai insigni studiosi hanno fatto delle previsioni abbastanza allarmistiche» in base alle quali «tra 80 anni la lingua italiana potrà essere dichiarata una lingua morta», a causa della crescente «immissione di terminologie straniere». Questo avverrà, ha aggiunto Rampelli, nonostante l’italiano sia «la quarta lingua più studiata al mondo», affermazione fatta (min. 0:43) anche dalla leader di Fdi Giorgia Meloni in un video pubblicato sui social per celebrare Dante.
Al di là della legittima proposta di legge, siamo di fronte a due cosiddetti “numeri zombie”, che da anni e anni sono ripetuti da politici italiani, senza però essere supportati dai fatti. Non è vero infatti che l’italiano è la quarta lingua più studiata nel mondo ed è parecchio implausibile che tra 80 anni ci saranno più parole straniere che italiane nel nostro vocabolario. Vediamo che cosa non torna in queste dichiarazioni.f
La bufala dell’italiano “quarta lingua più studiata al mondo”
Già a marzo 2019 abbiamo pubblicato un approfondimento per spiegare e smontare, con l’aiuto di diversi esperti, la storia infondata dell’italiano “quarta lingua più studiata al mondo”.
Partiamo dal presupposto che conoscere il numero delle persone che studiano una determinata lingua nel mondo è praticamente impossibile. «Chi lo sa, per esempio, quante persone in Afghanistan studiano il russo? O il cinese in Tanzania? Nessuno lo sa e potrà mai saperlo con precisione», aveva detto a Pagella Politica Roberta D’Alessandro, professoressa all’Istituto di linguistica di Utrecht, nei Paesi Bassi.
Discorso analogo vale per l’italiano, il cui studio nel mondo è stato oggetto di un grande fraintendimento. In breve, circa vent’anni fa è uscita una ricerca in base alla quale l’italiano non era la quarta lingua più studiata al mondo, ma la quarta più studiata come seconda scelta tra le persone raggiunte dagli Istituti italiani di cultura attivi nel mondo; la seconda più studiata come terza scelta; e la prima più studiata come quarta scelta.
Dunque quella statistica riguardava la piccolissima minoranza di persone che, nella loro vita, arrivano a studiare quattro lingue. E per di più in un campione non rappresentativo, perché raccolto all’interno della rete diplomatica di strutture che ospitavano lettori di italiano, quindi già fortemente orientati verso la nostra lingua.
Anche i dati Eurostat più recenti smentiscono tutto questo entusiasmo sullo studio della lingua italiana. Nel 2018, nelle scuole secondarie superiori nell’Ue, solo il 3,4 per cento degli studenti studiava l’italiano come lingua straniera, dietro inglese (96,1 per cento), spagnolo (25,9 per cento), francese (22 per cento) e tedesco (20,4 per cento). Nell’Ue l’italiano è studiato a scuola soprattutto a Malta, in Austria e in Croazia.
No, tra 80 anni l’italiano non sarà una lingua «morta»
Parecchio implausibile risulta anche la previsione di «insigni studiosi», come li ha definiti Rampelli, sulla morte dell’italiano entro la fine di questo secolo. Del tema si è già occupata nel 2018 Licia Corbolante, una terminologa che cura il blog Terminologia Etc e che collabora, tra gli altri, anche con la Treccani.
Come ha sottolineato all’epoca Corbolante, già un paio di anni fa questa previsione compariva in un’interpellanza urgente presentata alla Camera dal deputato di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida. In base alle ricerche di Corbolante, però, non si riesce a capire quale sia l’origine della previsione sulla morte dell’italiano nei prossimi «80 anni» e tantomeno non è possibile rintracciare i nomi degli «studiosi» che avrebbero fatto questo vaticinio.
Sia l’interpellanza di Fdi del 2018, sia un paio di altre proposte di legge, sia Rampelli in conferenza stampa, a supporto della loro previsione citano però una statistica: l’aumento del 773 per cento della presenza di anglicismi sul vocabolario Treccani, registrato dal 2000 ad «oggi».
In realtà questa statistica è stata diffusa nel 2009, come ha verificato sempre Corbolante, in un comunicato stampa di un’agenzia di traduzione oggi non più esistente. Il problema è che quel +773 per cento da un lato faceva riferimento al periodo 2000-2009, dall’altro non è attendibile, dal momento che la metodologia di calcolo utilizzata ha parecchi limiti, a partire dalle voci selezionate.
È vero che oggi usiamo molte parole straniere, soprattutto inglesi, ma in un’analisi pubblicata il 24 marzo 2021 su Valigia Blu la linguista Vera Gheno ha provato a inquadrare il fenomeno, numeri alla mano.
«Nel Grande Dizionario Italiano dell’Uso a cura di Tullio De Mauro (2007) troviamo 5.850 lemmi marcati come “ES” (esotismo, cioè forestierismo) con l’inglese come lingua di provenienza su 9.389 termini censiti come esotismi (quindi rappresentano la maggioranza dei forestierismi), su un totale di 328.387 lemmi contenuti nel vocabolario. Nello Zingarelli 2021 isoliamo 2.927 termini di lingua inglese su circa 145 mila lemmi totali», ha sottolineato Gheno. «Dunque, i vocabolari in qualche modo dovrebbero confortarci: dati alla mano, la percentuale di anglismi integrali registrati nei dizionari sincronici non è spaventosa, anche se l’inglese fa la parte del leone nel comparto “forestierismi”».
In conclusione
Il Dantedì del 25 marzo 2021 è stata un’occasione per far resuscitare un paio di “numeri zombie”, che da anni sono ripetuti dai politici e nel dibattito pubblico italiano, senza però essere supportati dai fatti. Fratelli d’Italia, in una conferenza stampa alla Camera, ha infatti presentato una proposta di legge per riconoscere nella Costituzione l’italiano come lingua ufficiale del nostro Paese, dicendo che è la quarta lingua più studiata al mondo e che entro 80 anni rischia di scomparire sotto il peso dei termini stranieri.
Entrambe queste affermazioni sono parecchio implausibili, se non del tutto sbagliate.
La storia dell’italiano “quarta lingua più studiata al mondo” circola ormai da tanti anni, ma è frutto di un grave fraintendimento. È impossibile sapere quali lingue e da quante persone sono studiate nei vari Paesi del mondo. Le poche statistiche ufficiali suggeriscono che l’italiano sia ben lungi dall’essere tra quelle più studiate.
La previsione che entro fine secolo l’italiano sarà una «lingua morta» proviene invece da alcuni dati inaffidabili sull’aumento degli anglicismi, che anche in questo caso circolano da tempo, senza però una solida base scientifica.
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