Questo articolo è la traduzione dall’inglese dell’originale, pubblicato dall’International Fact-Checking Network. Pagella Politica, in quanto membro, ha collaborato alla stesura. Nei prossimi giorni verrà aggiornato.

Il 12 febbraio, un cinquantenne si è impiccato nella città di Chittoor (India) per evitare a sua moglie e a suo figlio di essere contagiati dal nuovo coronavirus. Sentendosi poco bene, ha consultato un dottore e ha lasciato lo studio convinto di avere la Covid-19. Dopo la sua morte, tuttavia, la presenza del nuovo virus non è stata confermata. Suo figlio ha detto al Times of India che suo padre è morto per la paura e per l’ansia, dopo aver visto centinaia di video a proposito della nuova malattia.

Settimana scorsa, la falsa notizia secondo cui il Vaticano avrebbe confermato che Papa Francesco era risultato positivo al nuovo coronavirus è diventata virale sui social media. Al 3 marzo, né il profilo ufficiale del Pontefice su Twitter né l’agenzia stampa del Vaticano avevano fatto riferimento al fatto che Papa Francesco sarebbe stato contagiato dal virus che è nato in Cina e che ha ucciso più di tremila persone. Si è trattato dell’ennesima allarmante notizia falsa.

Tra il 27 febbraio e il 2 marzo, un gruppo di 91 fact-checker di 40 Stati, ha trovato almeno 20 casi di false notizie che diffondevano il panico su Facebook, Twitter, Instagram e WhatsApp.

Numerosi sono stati i casi in Spagna, Italia, Argentina, Colombia, India e Regno Unito, e, nella maggior parte dei casi si tratta della manipolazione di documenti e immagini in modo da far credere agli utenti che le informazioni provengano da istituzioni serie e media conosciuti. I fact-checker, però, sono stati in grado di identificare diverse falsificazioni.

In Spagna, Newtral e Maldita.es hanno individuato un falso avviso, ormai quasi virale, proveniente dal comune di Barcellona. Il testo, scritto su una carta intestata metteva in guardia a proposito di casi di coronavirus nel quartiere di Santa Eulalia. Non era vero.

I fact-checker spagnoli hanno poi individuato una falsa dichiarazione rilasciata dall’Università di Siviglia che cancellava tutte le lezioni, così come diversi esempi di immagini che usavano le grafiche di giornali famosi come El Pais e Abc per dare credibilità a quelle che in realtà altro non erano che notizie false.

Laura Del Rio, che coordina il team di fact-checker di Maldito Bulo, a Madrid, ha detto all’Ifcn che chi fa disinformazione ha iniziato a usare in sostanza due metodi per ingannare la gente: «Manipolano le immagini o modificano il codice Html di un certo sito web per modificare il titolo di una storia circa il nuovo coronavirus». Le manipolazioni possono nascere come uno scherzo. I risultati, tuttavia, sono panico e ansia.

In Italia, dove è aumentata la diffusione di Covid-19, Pagella Politica non ha cessato di informare la popolazione circa i falsi casi di coronavirus. In un solo giorno – il 26 febbraio – i fact-checker italiani hanno identificato tre bufale. Non c’erano casi di coronavirus a Sant’Egidio (Abruzzo), Parabiago e Nerviano (Lombardia) e nemmeno a Bari (Puglia).

Pensiamo per un momento a cosa devono aver provato le persone che vivono in questi luoghi nel tempo trascorso da quando hanno letto online le false notizie a quando hanno letto i fact-checking di Pagella Politica.

Dall’altro lato dell’Atlantico, i problemi rimangono gli stessi. In America latina, i fact-checker della Colombia hanno smentito la presenza di casi di Covid-19 nell’ospedale di Bogotà. In Argentina hanno dovuto specificare che, al 27 febbraio, non c’erano casi di Covid-19 a Chaco e a Santiago de Estero.

Ma quello che potrebbe succedere in futuro – e che quindi, merita molta attenzione – fa ancora più paura: le false accuse.

Afp, ad esempio, ha pubblicato un fact-checking di questo tipo il 27 febbraio. La squadra di Afp ha spiegato che una foto che circolava in Thailandia e che mostrava il primo ministro cambogiano Hun Sen nel letto di un ospedale [l’accusa era quella di aver sottovalutato la pericolosità del virus, tanto da esserne poi rimasto infetto n.d.r.], non ha niente a che vedere con il nuovo coronavirus. L’immagine proviene da Singapore ed è relativa al ricovero del primo ministro del 2017.

Ma i fact-checker sanno che altri attacchi simili a questo sono all’orizzonte e che non sono molte le persone che, come ha fatto un cittadino spagnolo, sono disposte a scusarsi pubblicamente per aver contribuito alla diffusione di notizie false.