Da quando è iniziata la pandemia di Covid-19, siamo costantemente bombardati di numeri: dai politici, dai media, e non solo. Quali sono le fonti più affidabili per verificare se la statistica che abbiamo sentito in televisione, letto sul web, sentito per strada o al bar sia corretta o no?
Dall’Istituto superiore di sanità (Iss) al Ministero della Salute, passando per l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e la Protezione civile, in questo articolo abbiamo raccolto tutti i link alle fonti principali per orientarsi tra i numeri della Covid-19.
I bollettini quotidiani della Protezione civile
Sin dal 2 marzo 2020 la fonte più conosciuta sui dati del coronavirus nel nostro Paese sono i bollettini quotidiani della Protezione civile. La loro forma è cambiata più volte, ma restano la fonte principale per conoscere il numero di contagi per ogni regione e provincia autonoma (registrati per data di notifica), insieme ai numeri sui ricoveri, sui decessi e sui test.
I bollettini sono disponibili qui, sia in formato Pdf che Csv (utile per eventuali rielaborazioni dei dati).
I dati dell’Istituto superiore di sanità (Iss)
Sul suo sito ufficiale l’Iss aggiorna ogni giorno un’infografica con i dati relativi all’epidemia da Covid-19: sono disponibili sia i dati sugli ultimi 30 giorni che i dati cumulativi. Qui è possibile, per esempio, scoprire i contagi divisi per genere o l’età mediana dei contagiati (Figura 2). Sulla stessa pagina è possibile anche scaricare un file con i dati, aggiornato quotidianamente [1].
Ogni venerdì l’Iss pubblica poi la presentazione della sua conferenza stampa, mentre il sabato esce il bollettino di aggiornamento nazionale sull’epidemia, che contiene informazioni dettagliate relative alla settimana precedente. Tra i vari dati, ci sono anche le stime dell’Iss sull’efficacia dei vaccini nel prevenire il contagio, il ricovero e il decesso.
– Leggi anche: Come leggere senza errori i dati sull’efficacia dei vaccini
Che cos’è il monitoraggio settimanale
Da alcuni mesi, con l’introduzione del sistema dei colori, è diventato sempre più citato il cosiddetto “monitoraggio settimanale”, curato dall’Iss e dal Ministero della Salute. Il monitoraggio viene pubblicato ogni venerdì, insieme con gli indicatori di rischio delle regioni, sulla base dei quali si stabiliscono le restrizioni nelle varie regioni.
Ad oggi, con il monitoraggio, vengono pubblicati tre documenti: i 21 indicatori (come definiti dal decreto del Ministero della Salute del 30 aprile 2020), che vanno dai nuovi focolai alla capacità di tracciamento; la sintesi del monitoraggio, con un commento della cabina di regia (che stabilisce i colori delle regioni); e i cosiddetti “indicatori decisionali”, ossia i valori che concretamente determinano i colori delle regioni. Qui troviamo l’incidenza settimanale dei contagi su 100 mila abitanti e il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e negli altri reparti.
L’incertezza sui dati dei posti letto
Come abbiamo spiegato di recente, i dati pubblicamente disponibili sui posti letto negli ospedali hanno diversi limiti. Per esempio ci sono alcune regioni dove i posti a disposizione sembrano essere meno di quelli comunicati e dove la strategia di convertire i posti di altri reparti, se attuata, rischia di mettere sotto pressione gli ospedali.
Al di là di questo, i dati sui posti letto sono pubblicati ogni giorno dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) (Tabella 3). L’andamento storico dei posti letto è curato da onData, un’associazione che chiede maggiore accessibilità ai dati pubblici (onData archivia sulla piattaforma Github anche altri dati, per esempio sull’incidenza cumulativa dei contagi).
– Leggi anche: Qualcosa non torna nei dati sull’occupazione dei posti letto negli ospedali
Dove sono i dati sulle varianti
In Italia l’Iss ha il compito di monitorare la diffusione delle varianti del coronavirus, i cui risultati sono pubblicati in due diversi documenti.
Da un lato ci sono le indagini rapide (o “flash survey”) che riassumono la situazione di un singolo determinato giorno, secondo un campionamento statistico. Detta altrimenti, sono una fotografia della diffusione delle varianti nel nostro Paese e vengono pubblicate mensilmente. Dall’altro lato, ci sono i bollettini sulla “Prevalenza e distribuzione delle varianti di Sars-CoV-2 di interesse per la sanità pubblica in Italia”. Sono pubblicati ogni 15 giorni e riportano i dati cumulativi su tutti i sequenziamenti fatti in quel periodo.
Anche l’European centre for disease prevention and control (Ecdc) – un’agenzia indipendente dell’Ue, che aiuta gli Stati membri nella gestione dell’epidemia – cura una pagina sulle varianti del coronavirus. Qui si trovano informazioni sulle varianti classificate come variants of concern (Voc), variants of interest (Voi) e variants under monitoring (Vum) – messe in ordine di pericolosità – oltre a riportare la letteratura scientifica più aggiornata sul tema.
Di che cosa parla il Comitato tecnico scientifico (Cts)
Come spiega il Ministero della Salute, il Cts è l’organo di «consulenza e supporto alle attività di coordinamento per il superamento dell’emergenza epidemiologica dovuta alla diffusione del coronavirus».
I verbali degli incontri del Cts sono pubblicati 45 giorni dopo la riunione a cui fanno riferimento e sono accessibili sia sul portale GitHub che sul sito della Protezione civile.
E sui vaccini?
Le informazioni essenziali da sapere sui vaccini contro la Covid-19 sono riassunte sul sito ufficiale del Ministero della Salute, nella sezione dedicata al Piano strategico nazionale.
Sul sito del governo è disponibile anche una dashboard, mentre i dati sui vaccini in formato aperto sono accessibili qui. Ogni venerdì il governo pubblica anche sulla sua homepage il report settimanale sulla campagna vaccinale, con i dati sulle vaccinazioni, divisi per regioni, fasce di età, categoria lavorativa e tipologia di vaccini somministrati.
L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha il compito di monitorare i possibili effetti avversi dei vaccini, attraverso il sistema di farmacovigilanza. I report dell’Aifa sono pubblicati mensilmente e sono disponibili qui.
– Leggi anche: Come non interpretare i dati sugli eventi avversi da vaccino
[1] Sebbene siano chiamati “open data”, non lo sono dal momento che la licenza adottata, CC BY-NC-SA 2.5, non consente l’uso per finalità commerciali.
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